27 giugno 2007

L'ALLENAMENTO SITUAZIONALE

1. Allenare: Crescere insieme divertendosi


Vorremmo proporre un metodo che affronti, in modo adeguato, le problematiche di carattere tecnico - tattico, fisiche e psicologiche del gioco del calcio. Questa proposta vuole essere un aiuto per la pianificazione, l’organizzazione e la valutazione di un insegnamento “responsabile” ed efficace a corto e a lungo termine. Essa si basa su importanti rilevazioni fatte in materia di teoria della didattica dello sport, teoria dell’allenamento, psicologia sportiva.

Allenare: crescere insieme divertendosi è la frase che ispira il nostro lavoro di istruttori.
Allenare vuol dire crescere perché si ampliano le proprie conoscenze ed esperienze, ci si confronta con altri, si imparano a capire i bisogni e i sentimenti degli altri ( infatti per l’allenatore l’empatia è una dote fondamentale; per i bambini non è solo un fatto di imparare tutte le abilità del calcio, ma anche sviluppare fisico e personalità in modo armonioso seguendo le fasi sensibili per ogni età ).
Insieme perché l’allenamento non si fa da soli, deve essere di tutto il gruppo, non solo dell’allenatore: tutti devono essere coinvolti ed hanno il diritto - dovere di proporre, scegliere, valutare. L’allenatore deve comunque essere la guida autorevole del gruppo.
Divertendosi perché è un bisogno di tutti ed è quello che si avvicina ad uno sport.
Abbiamo quindi fissato alcuni principi fondamentali:

Comunicare: un istruttore deve esprimersi in modo semplice e facilmente comprensibile, deve essere sintetico e deve soprattutto sapere ascoltare: solo così può riuscire davvero ad avere un dialogo aperto con i suoi allievi, a renderli partecipi e a trasmettere loro il suo entusiasmo.

Rapporti con i ragazzi: un istruttore deve instaurare un rapporto di reciproco rispetto, aperto, deve essere autorevole non autoritario, deve saper capire e mettersi al livello dei suoi allievi, deve essere inoltre pronto ad imparare da loro. Il Prof. Bonfanti afferma categoricamente “ L’allenatore ed il giovane calciatore hanno molto da dare e da ricevere, sempre che l’adulto sia pronto anche a ricevere, perché, se non lo è, finisce per non aver nulla neanche da dare “.
Il Prof. Leali, affermando l’importanza della figura dell’allenatore nella formazione e nella maturazione umana del giovane calciatore, aggiunge che l’istruttore deve “ avere sempre un comportamento moralmente esemplare non solo nell’esercizio della sua funzione sportive, ma anche nella vita privata. I principi morali che egli tenta di trasmettere, se non si rispecchiano nel suo comportamento, non potranno esercitare un’influenza positiva sugli allievi, che, anzi, si sentiranno autorizzati a disattenderli, dal momento che l’istruttore stesso non li segue “.
Per un corretto apprendimento è necessario un istruttore capace ed un allievo disposto ad imparare, se una delle due componenti manca l’apprendimento è impossibile così come se viene a mancare un rapporto di reciproca fiducia. L’istruttore deve cioè essere dotato di qualità non solo tecniche: deve saper comprendere i giovani e sapersi immedesimare nei loro problemi, aiutarli a crescere anche sul piano psicologico e sociale.

Gruppo: perché i ragazzi possano apprendere è fondamentale che tra loro si trovino bene, devono poter parlare, scherzare, divertirsi insieme: è compito dell’istruttore creare un ambiente idoneo alla nascita e allo sviluppo di legami interpersonali e soprattutto cercare ed eliminare eventuali fattori disgreganti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ovviamente sono daccordo con te (penso di poterti dare del tu), sottolineo il fatto di coinvelgere i ragazzi con proposte educative che vanno al di la dell'aspetto sportivo, soprattutto sociale e di beneficenza. Al giorno d'oggi certi valori stanno sparendo e non ci si rende conto di quanto si è fortunati e che già poter correrre su un campo in compagnia di amici è molto importante.