STORIA DI UN PICCOLO CALCIATORE (parte 2)
Quanti anni passati nella piscina comunale a fare nuoto (“il nuoto fa bene, è uno sport completo” diceva mia madre! E allora via: vasche a dorso, a rana, a stile libero e persino a delfino! Una noia mortale. Al sabato però andavo a vedere i miei amici che giocavano a calcio nella squadra del paese, e li sognavo di mischiarmi a loro di prendere la palla scartare tutti gli avversari e tirare in porta e fare GOL! Non ce la facevo più volevo giocare! Rompevo le scatole ai miei genitori come solo un bimbo sa fare quando vuol ottenere qualcosa: VOLEVO GIOCARE A CALCIO! Mio padre allora mi porto da un luminare dell’ortopedia che sentenziò: “A questo bimbo si possono raddrizzare i piedi, bisogna operare subito però non c’è un attimo da perdere!”Ecco la cosa che sconvolse la mia vita! All’inizio della seconda media si realizzò l’operazione ai piedi per sistemare il “piattismo bilaterale” che avevo. Mia madre mi parlava delle difficoltà che avrei dovuto incontrare, ma il tutto non mi spaventava tanto. Solo l'idea di stare su una carrozzina due o tre mesi mi lasciava un pò di timore per non dire terrore. Ma più si avvicinava il giorno dell'operazione più avevo paura, paura che da quella sedia a rotelle non mi sarei più rialzato, paura che non avrei avuto più la forza di correre saltare e soprattutto giocare a calcio...così quando arrivò quel maledetto giorno non ero del tutto pronto: arrivai all'ospedale alle 9 del mattino e solo dopo mezzora ero già in sala operatoria...quando mi risvegliai (in preda alle convulsioni) i miei piedi erano avvolti da due gessi di color bianco e dato che ero ancora sotto l'effetto dell'anestesia non riuscivo a parlare e il dolore dei talloni che pulsavano contro il gesso era un lamento soffocato da una stanchezza innaturale quasi sotto l'effetto di una droga ciò che mi accadeva intorno non mi sfiorava per nulla in quel momento c'ero io e i due gessi che avevo ai piedi...
1 commento:
Sei una persona davvero coraggiosa
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