L’apprendimento motorio scandisce l’intera esistenza: si comincia ad apprendere appena nati e si continua sino a tarda età. L’attitudine ad acquisire nuovi gesti viene definita capacità di apprendimento motorio e può essere valutata sia misurando il tempo impiegato per impadronirsi correttamente di un’azione motoria, sia attraverso la qualità del movimento appreso, che si esprime nel grado di efficacia e precisione.
Nella prima infanzia la capacità di apprendimento è modesta; segna poi una rapida accelerazione nel periodo della prima età scolare (6 -10) e, raggiunge il massimo grado di incremento dopo i 10 -11 anni (questa età viene ritenuta l’età d’oro per l’apprendimento delle tecniche); poi si stabilizza, fino a che, nella tarda età adulta e nella vecchiaia, si riduce in maniera abbastanza significativa. E’ essenziale però ricordare che di fatto non si esaurisce mai e che l’unico modo per mantenerla attiva è proprio l’esercizio.
La capacità di apprendimento è alla base dello sviluppo motorio e, nei giovani, ogni esperienza dovrebbe contribuire ad incrementarla. Specialmente nei bambini è fondamentale predisporre un percorso di educazione motoria e sportiva finalizzato non tanto al perfezionamento fine delle tecniche (specializzazione) quanto allo sviluppo di questa speciale capacità. L’acquisizione delle abilità tecniche (i fondamentali degli sport) dovrebbe avvenire attraverso ripetizioni coscienti e controllate; lo sviluppo della capacità di apprendimento, infatti, è massimo se le esercitazioni vengono effettuate con consapevolezza.
Quale apprendimento?
Apprendere un gesto significa, come prima cosa, appropriarsi della sua funzione: ovvero permettere a chi apprende di raggiungere lo scopo dell’azione per cui esso è progettato; ogni altra operazione è subordinata e successiva. Naturalmente un’azione motoria per raggiungere un livello di efficacia accettabile deve essere realizzata con una forma abbastanza corretta, forma che però è successiva alla funzione, non può precederla. Spesso, infatti, fornendo ad un allievo adeguate istruzioni per rendere il gesto più efficace, si ottiene anche un miglioramento, a volte spettacolare, della forma.
L’apprendimento motorio dovrebbe passare attraverso tre fasi:
· La produzione del risultato. Rappresenta il primo obiettivo, che si ottiene ordinando, anche grossolanamente, in forma simultanea o successiva, i movimenti parziali che costituiscono l’azione motoria.
· Il miglioramento della presa di informazione finalizzato allo sviluppo del “senso del movimento” (processi percettivi). Si ottiene attraverso ripetizioni del gesto realizzate in forma consapevole e controllata. La ripetizione, se effettuata in forma cosciente, rende sempre più “visibili” le informazioni cinestesiche e consente la loro rielaborazione per il perfezionamento fine del movimento
· La rielaborazione “mentale”, cioè la presa di coscienza e la rielaborazione delle sensazioni cinestesiche, la loro piena comprensione (attraverso la definizione dei rapporti di causa ed effetto), la rappresentazione mentale del movimento e l’incremento progressivo della capacità di tradurre queste sensazioni motorie in parole (verbalizzazione). Questa fase dell’apprendimento, che si conclude con la memorizzazione consapevole del gesto nella sua interezza e/o nei dettagli, non sempre viene raggiunta pienamente. Rappresenta infatti uno stadio caratteristico dello sport evoluto ed in particolare di quelle discipline nelle quali la tecnica, intesa come espressione del gesto, è oggetto di valutazione (sport tecnico-combinatori), oppure può garantire una forte economizzazione del movimento ed un conseguente elevato risparmio energetico (sport di resistenza con elevata componente coordinativa: nuoto, sci di fondo, pattinaggio, canottaggio, canoa, ecc…).
Le tre fasi del processo di apprendimento sono in forte interazione. Produzione del risultato, sviluppo della percezione del movimento ed automatizzazione consapevole del gesto, dunque, anche se trattati come processi separati, rappresentano un unico fenomeno senso-psico-motorio che costituisce l’essenza stessa dell’apprendimento, un processo complesso che non si traduce solamente nell’acquisizione di un automatismo motorio, ma porta ad un ulteriore miglioramento dei processi dai quali dipende la coordinazione motoria.
La corretta automatizzazione di un movimento nella sua forma fine, infatti, non è il prodotto della semplice ripetizione del gesto, essa rappresenta soprattutto l’effetto del miglioramento della coordinazione motoria, cioè della capacità dell’allievo di controllare e regolare il movimento. Un miglioramento che è tanto più accentuato quanto più i compiti sono variati ed adeguati agli allievi e quanto più essi si applicano coscientemente per la loro risoluzione.
Per favorire lo sviluppo della coordinazione (e soprattutto della capacità di apprendimento, basilare nei giovanissimi), quindi, le esercitazioni devono essere scelte non solo per la loro utilità immediata, ma anche e soprattutto per sollecitare il transfer motorio, fenomeno essenziale per il successivo sviluppo qualitativo dei movimenti.
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