05 marzo 2007

STORIE DA BAR SPORT 7

LA PARTITA
“Salve professor”. “Buon giorno Pierino” sono le 8.30 di un sabato mattina e mi trovo al Pierino’s Bar a fare colazione. Succede sempre così quando rimango solo a casa, perché la mia famiglia, approfittando di un fine settimana lungo, si prende una vacanza. Mia moglie e mio figlio sono in riviera con amici, precisamente a San Remo a godersi il sole invernale ed io invece qui in mezzo alla nebbia di un gennaio, seppur mite nelle temperature, a lavorare. “Bona giurnada professor”. “Buon giorno Mariuccia, un caffè grazie”. Non c’era neppure bisogno di chiederlo la Mariuccia appena mi ha visto si è messa a preparare il caffè, così che nel momento stesso della mia ordinazione il caffè è già pronto sul tavolino. Mi siedo e la Mariuccia si avvicina e con una benevolenza quasi famigliare mi chiede: “professor in cò ho fa la crustada na vor un tuchel?” Questa donna è incredibile lavora a dei ritmi spaventosi e ci sa fare con la clientela davvero in modo eccezionale. “Si Mariuccia me ne porti un pezzo per cortesia”. la Mariuccia fa una crostata alle mele che è deliziosa ed è un peccato non gustarla quando la prepara. Mentre sto assaporando questa prelibatezza si avvicina al tavolino il Gavino. “Buon giorno proffessorre”. La pastafrolla della torta mi si sta sciogliendo in bocca e le “mele delizia” stimolano, con il loro zuccherino, le mie papille gustative più profonde mandandomi in “brodo di giuggiole”. A riportami alla “triste realtà” è ancora lui il Gavino: “proffessorre dovrei chiederle una cortesia”. Lo guardo intensamente: Gavino Brandanu, indovinate di che ragione è natio? Indovinato, è Sardo! Bravi setteppiù come dice lui di solito quando approva qualcosa. È nato a Padru paesino di mille anime situato nella provincia di Olbia-Tempio trentacinque anni fa. Ho conosciuto poche persone con la sua intelligenza pratica, lui con pochi mezzi e soprattutto con una spesa modica ti risolve tutti i problemi idraulici della casa. È ricercatissimo per la sua bravura e per la sua onestà. A me piace parlare con lui della “nostra” Sardegna. Di quella terra così ricca di colori, di profumi, dal mare smeraldino e dai mandorli in fiore che sono un ikebana che la natura si diverte a comporre solo Li. Sono innamorato di quella terra, sono legato alla sua gente così generosa ed ospitale. Mi manca tutto di essa, mi manca il vento che porta suoni e parole che vuoi sentire. Mi manca il porcetto arrosto, i maloreddos, le tilicche, i papassini, le formaggelle, il pane carasau, le cozzale d’elda, l’abbaldente, il cannonau, li ruoli, il sangue grasso, il sangue dolce, la zuppa gallurese, sa vitta-vitta, “fare” il maiale, il ferragosto in campagna, la domenica di Pasqua passata sotto il leccio centenario e soprattutto mi manca Lui il sardo dei sardi: il signor Mario mio suocero; che se ne andato un giorno travolto da un
auto-articolato impazzito.
Ma torniamo al Gavino. “Cosa mi devi chiedere Gavino?”
“Allora, dunque, em em” “Gavino dai spara”. Gavino fa un‘ampia inspirazione ed inizia a parlare: “proffessorre qui al bar abbiamo organizzato una partita di calcio”.“tra chi?” domando. “Proffessorre mi lasci parlare. Le stavo dicendo della partita. L’altro giorno il Pierino ha incaricato il Federico di fare la squadra di calcio che parteciperà al Torneo dei Bar organizzato dall’Amministrazione Comunale”. Sto per chiedere delucidazioni ma il Gavino come un fiume in piena non si ferma e mi travolge. “Il Pierino ha dato questo incarico al Federico perché fa l’allenatore di una squadra di prima categoria; detto tra noi: secondo me Lui di calcio ne capisce poco! Comunque andiamo avanti. Io, l’altro giorno mi sono permesso di consigliargli l’inserimento nella squadra di mio cugino Bacchisio. Apriti cielo, non l’avessi mai fatto. Ha cominciato ad insultarmi, e questo passi, ma poi ha cominciato a sfottere i Sardi con i soliti luoghi comuni: che i Sardi sono troppo bassi per giocare a calcio, che i “sardegnoli” sono poco intelligenti per giocare a calcio, che i sardi di qua che i sardi di la…insomma ci ha infamato a più non posso. Allora proffessorre sa cosa ho fatto io? sa cosa ho fatto io? Proff lo sa o non lo sa cosa ho fatto?” “Gavino se non me lo dici come faccio a saperlo?” “E già ha ragione. Insomma proff. Io ho proposto una sfida: Sardi contro il resto del mondo, cioè contro la squadra che avrebbe composto il Federico e chi vincerà parteciperà al torneo dei Bar. Il Pierino è d’accordo e lei che ne dice?” “E che dovrei dire se è d’accordo anche il Pierino: bene bravi setteppiù! Ma scusa Gavino e io cosa c’entro?” “Come cosa c’entra, io le volevo chiedere: Lei farebbe l’arbitro?” “Io l’arbitro? Ma stiamo scherzando? Non se ne parla nemmeno! Mi dispiace ma io voglio vivere tranquillo e poter entrare al Pierino’s Bar senza avere il timore che qualcuno mi rinfacci qualche errore! No no mi dispiace ma non se ne parla, non-se-ne-parla!” “Ma proffessorre” “No Gavino ho deciso che non farò l’arbitro voglio stare tranquillo io!” Il Gavino è deluso e lo si vede dalla sua espressione triste e corrucciata. Si gira verso il Pierino e allargando le braccia gli dice: “Pierino io c’ho tentato!” Lo sapevo che dietro a tutto questo c’era Lui il Pierino.
Il Pierino mi guarda e con tono risoluto mi parla: “professor el pensavi pusè curagius!” La stoccata è di quelle pesanti e cerco una replica: “Pierino non è una questione di coraggio è solo un problema di tranquillità. Se faccio l’rbitro ho finito di stare tranquillo qui al Pierino’s Bar. Tutti mi romperebbero le scatole per questo o per quel errore che gli ha fatto perdere la partita della vita. Lo capisci che grande seccatura?” Silenzio assoluto parla di nuovo Lui, il Pierino: “Care el me professor, che el me scusa per quel che sunta a dre dig: ma Lu le arrivà a 50 ann senza capì un caso della vita? I decisiun nella vita, cara el me professor, se ciapen no in funsiun della tranquillità, i decisiun se ciapen perché se cred in quaicos e per quel se va fina in fund”.Il silenzio era tornato su di noi e tra di noi. Gavino era ancora lì, mi guardava e sembrava avesse ancora la speranza che io potessi rivedere le mie posizioni. Toccava a me e,
Guardo il Pierino e, sorrido e, penso e… sei un grande Pierino e grazie per la lezione di vita!
“Ok, ok farò l’arbitro!”