24 aprile 2009

GIANLUIGI

GIANLUIGI
È un giorno di ottobre, il tempo è ancora bello, il cielo è sereno e appena offuscato da nubi molto alte e la temperatura è sui 15 gradi. È il microclima del lago è il clima ideale per fare l'allenamento e giocare partite di calcio. Oggi al centro sportivo le foglie degli alberi, che nei mesi precedenti frusciavano alla calda brezza, ora, ingiallite si staccano dai rami e il vento le fa volteggiare ed esse cadono, posandosi sui campi adiacenti al viale. Qui nella bella provincia di Como la campagna ha preso i caldi colori dell'autunno. È proprio un bel pomeriggio ed io sto aspettando in uno dei viali del centro sportivo di Orsenigo l'osservatore Gigi, che ha il compito di portare qui un bambino, un talento a suo dire, per il ritiro del materiale sportivo(borsa, tuta di rappresentanza ecc) che gli servirà per il torneo che andremo a fare sabato a Verona. Mentre sto osservando il panorama e sentendo il vibrare delle foglie che fa da colonna sonora a questa incantevole scenografia naturale, vedo da lontano il Gigi che spinge letteralmente un ragazzino dalla “zazzera” nera come il carbone. Mentre il Gigi spinge, il ragazzino tira l'impermeabile di una donna che viene letteralmente trascinata in questa piccola mischia. Io osservo meravigliato il tutto e non distogliendo nemmeno per un attimo lo sguardo verso la scenetta che diventa sempre più divertente, incuriosito mi avvicino sempre di più. Il Gigi spinge, il ragazzo tira e la mamma urla qualcosa che assomiglia:”finiscila finiscila!”. Mentre assisto a questo “spingi e tira” il terzetto che si trova in stallo proprio nei pressi dell'entrata, sta dando spettacolo. Ormai vicino sento il Gigi che ansimando, per la fatica, dice: “ciao Giulio questo è Gianluigi e questa è sua madre”. Li guardo entrambi mentre sembrano non curarsi della mia presenza perchè troppo impegnati a lottare per la conquista dell'impermeabile della mamma. Esordisco con un semplice: “buon giorno signora mi chiamo Giuliano e sono l'allenatore della squadra nella quale Gianluigi dovrebbe giocare”. Le mie parole sembrano avere un effetto calmante sui movimenti di Gianluigi il quale si ferma e mi guarda dritto in viso, dopo di che continua il suo lavoro al fianco della mamma. La mamma, non mollando la presa dell'impermeabile, mi risponde gentilmente e in modo perentorio: “mister buon giorno, guardi non ne posso più, Gianluigi è tutto il giorno che fa i capricci. È indisciplinato, è difficile da sopportare e la cosa peggiore è che ha deciso di non venire al torneo. Cerchi di parlarci lei, il Gigi mi ha detto che lei è uno che ci sa fare con i bambini, e lo convinca a mantenere l'impegno che anche lui si era assunto. Guardi, lo vede anche lei, con noi non c'è proprio verso di prenderlo”. Io in verità non so cosa fare e soprattutto non so cosa dire e allora faccio quello che di solito faccio quando mi trovo nelle situazioni dove non so cosa fare (anche adesso per la verità ho qualche difficoltà a scrivere): divento aggressivo! “Senti piccolo (dimenticavo di dire che Gianluigi ha dieci anni) a questo torneo tu devi venirci perchè per portare te abbiamo dovuto lasciare a casa un altro bambino. Quindi finiscila di fare i capricci e cerca di collaborare, cioè non fare tante storie, tu sabato ti presenti alle 14 allo stadio perchè si parte con il pulman per Verona e se non ci sei ti veniamo a prendere ok?” mentre parlavo mi guardava fisso negli occhi e non diceva nulla ma all'improvviso, come se in lui fosse scattato qualcosa, dice a voce alta: “va bene io vengo ma voglio giocare con la maglia numero dieci!” La mamma e il Gigi in silenzio guardano me e aspettano una risposta. Io ci penso un momento e poi rispondo: “va bene anche per me, ok per la maglia numero 10, basta che la chiudiamo qui e tu ti presenti sabato alla convocazione senza fare più altre scene come questa!” Ci lasciamo con queste parole. La mamma tutta soddisfatta mi saluta e mi ringrazia più volte prima di uscire dal centro, l'osservatore invece, tutto sudato e tutto soddisfatto mi dice: “vedrai Giulio questo è un talento e ti farà vincere il torneo!”
Le parole di Gigi furono profetiche vincemmo il torneo! In finale battemmo la Cremonese due a zero e i due gol li fece Gianluigi un vero talento calcistico!
GIANLUIGI P.
Gialuigi non ha fatto carriera nel calcio. Gianluigi era un animo tormentato, fragile, troppo umano. Io molte volte mi sono chiesto dove fosse, dove si trovasse cosa facesse quel genio che sapeva giocare a calcio come pochi. Di Gianluigi rivive nella mia mente il suo talento la sua sregolatezza in tutto quello che faceva. Il calore con cui le persone lo circondavano non gli sono bastati per fuggire dalla più perfida delle illusioni: la droga. Ho saputo della sua morte l'ottobre scorso mentre ero su un campo da calcio. Il cielo era sereno, la brezza muoveva le foglie degli alberi li vicini e in lontananza mi sembrava di vedere la sua zazzera nera correre inseguito da un nugolo di avversari. Ciao Gianluigi.

20 aprile 2009

ROBERTO

PICCOLO MA BRAVO
Mia moglie al telefono! non è una novità! La novità è che stia parlando di me con la sua amica Daniela di Brescia: “si, SI Giuliano è a casa, se vuoi te lo passo? Ok ciao e a presto, eccoti Giuliano”. Mia moglie mi passa il cordless senza dirmi il perchè Daniela voglia parlare con me ed io mi ritrovo tra le mani il telefono senza sapere cosa dire ed inizio la comunicazione con un semplice: “pronto!” aldilà del telefono c'è la bella voce della carina Daniela. Una persona veramente per bene, gentile nei modi e affabile nel rapportarsi con gli altri, una bella persona in tutti i sensi: “ciao Giuliano, vado subito al dunque. Innanzi tutto mi dispiace disturbarti ma c'è una mia amica che ha un figlio che, dice lei, gioca benissimo a calcio e sapendo, da me naturalmente, che tu alleni le giovanili del Milan mi ha chiesto se si può far fare un provino a suo figlio?” Breve, concisa e precisa! Rispondo: “si può fare tutto Daniela devo sapere però: prima quanti anni ha e poi dove gioca?” Daniela non la cogli mai impreparata e anche a queste domande mi risponde in modo preciso:”allora Giuliano aspetta un secondo mi sono scritta tutto sulla mia agenda, dunque: il Bimbo ha 12 anni e gioca negli esordienti del Lumezzane” precisissima, non per niente fa l'insegnante di lettere! Dico a Daniela che il giorno dopo le avrei fatto sapere il dove, il come e il quando il piccolo giocatore avrebbe potuto fare il provino. Il giorno dopo fissammo l'appuntamento. Roberto doveva trovarsi a Linate al centro sportivo dell'aeronautica alle 14.30 accompagnato con un responsabile della società e relativo nulla osta della stessa. Daniela mi salutò con parole gentili ed appropriate e mi ringraziò a nome della sua amica.
Ed eccoci a lunedì a Linate, al centro sportivo dove tutti i giorni da più di quattro anni alleno le giovanile dell'A.C.Milan . Sono le 14.00 ed io sono già nello spogliatoio e qualcuno dal di fuori mi sta cercando è il factotum del centro sig. Trapanelli che con un deciso: “Rusca c'è gente che la cerca!” esco dallo spogliatoio e mi trovo difronte il Trapanelli e due uomini dall'aspetto gentile e sorridenti, sicuramente il Trapanelli li avrà divertiti con qualcuna delle sue battute sugli allenatori è tremendo quando ci si mette. Lui ci definisce i “mezzi-allenatori” perchè siamo allenatori del settore giovanile e quindi non siamo veri allenatori insomma ha la sua logica che è meglio non indagare e analizzare. Guardando bene dietro ai due adulti c'è lui: Roberto. È un bambino dai lineamenti aggraziati e con quei capelli lunghi sembra proprio una bambina. Ci presentiamo e scopro che mentre il signore che tiene per mano il bimbo è il padre, l'altro signore è Depaoli l'ex giocatore della Juventus degli anni 60, ed è il suo allenatore. Dopo le presentazioni di rito porto Roberto negli spogliatoi dove lo presento ai compagni e dove gli consegno il materiale che dovrà indossare per svolgere l'allenamento. Mentre gli do maglietta, calzoncini e calzettoni faccio una prima considerazione: il bimbo è un po' piccolo per la sua età! La seconda è che questo gruppo, cioè quello dei 79, non lo spaventi più di tanto, qui dentro ci sono delle testoline un pò...esco dallo spogliatoio con qualche perplessità ma la curiosità di vederlo all'opera è più forte e non vedo l'ora di iniziare l'allenamento. Torno dopo 10 minuti e noto che Roberto ha già socializzato con tutti, lo chiamano per nome e lui chiama per nome tutti gli altri! Bene il piccolo dimostra personalità! Andiamo sul campo e a tutti viene dato un pallone con il quale palleggiare ed effettuare dei giochi con la palla. Lo osservo attentamente e noto che ha un ottimo rapporto con la palla: la palleggia e l'accarezza con quel piedino sinistro in modo favoloso! Questo è veramente bravo! Lo guardo quasi affascinato con la palla sa fare tutto, è creativo fa dei giochetti che nessuno sa fare con una naturalezza che solo la vera maestria ti permette di realizzare. Ma dove veramente mi meraviglia la sua abilità è nelle situazioni di uno contro uno. Supera l'avversario con una facilità tipica di quelli bravi. “Oh questo sarà piccolo ma è bravo veramente!” mi dico! Alla fine dell'allenamento, dopo una serie di esercitazioni, facciamo la partita. Durante questo sette contro sette è un continuo sentire: “dai Robi (lo chiamano già Robi) dalla a me, dai Robi calcia tu, dai Robi mettila sulla fascia, Robi di su e Robi di giù è un continuo chiamare il suo nome che sembra che faccia parte del gruppo da tempo. “Il piccolo è un vero talento calcistico ed ha personalità da piccolo leader” questo scriverò nella mia relazione tecnica al responsabile del settore giovanile il quale l'anno successivo lo inserirà nell'organico dei giovanissimi della società. Alla sera la telefonata di Daniela è puntuale: “come è andata Giuliano? Dimmi la verità?” la mia risposta è spontanea e diretta come la domanda: “Daniela il piccolo è bravo, e penso che l'anno prossimo giocherà con la maglia...del Milan!”
ROBERTO DE ZERBI
Carriera
Cresciuto nella giovanili del Milan, nel 2002-2003 si rivela uno dei talenti emergenti del calcio italiano nel Foggia, con cui ottiene la promozione in Serie C1.
Nella stagione 2004-2005 va all'Arezzo, dove viene schierato tra i titolari dal tecnico Pasquale Marino. Nella stagione 2005-2006 Marino passa al Catania e porta con sé De Zerbi. Gioca un campionato di alto livello ed è uno dei protagonisti della promozione della squadra in Serie A. Con il Catania segna 7 reti e totalizza 6 assist per i compagni.
Il 27 giugno 2006 viene acquistato dal Napoli con cui sottoscrive un contratto quinquennale. Nella stagione 2006-2007 in serie B con la maglia azzurra segna tre gol: il primo al Rimini, il secondo contro il Lecce ed il terzo con la Triestina. Pur non demeritando, il giocatore fatica ad esprimersi con continuità sui livelli dell'anno precedente.
Nell'estate 2007 sembra ad un passo dal Cagliari, ma poi l'affare salta. Resta a Napoli dove però trova pochissimo spazio, segnando un solo gol contro il Cesena in Coppa Italia.
Nel mercato invernale passa in prestito al Brescia, squadra della sua città natale e dove sognava di giocare da piccolo, rimane fino alla fine del campionato senza centrare l'obiettivo della promozione in serie A anche se a Bergamo contro l'Albinoleffe è il migliore in campo, per poi rientrare al Napoli per fine prestito.
Il 1° settembre 2008 viene preso in prestito dall'Avellino.