27 marzo 2009

FRANCESCO

Francesco.
“Mino ho trovato un fenomeno è bravissimo! Ha undici anni, è bello fisicamente, gioca attaccante, calcia di destro e di sinistro, è velocissimo ed è furbo come una volpe!” Le parole sono del famosissimo osservatore (talent scout): il Giorgio e l'uditore e l'altrettanto famosissimo responsabile del settore giovanile di una squadra professionistica: il Mino. Io che sono l'allenatore della squadra esordienti di quella società mi trovo casualmente nei paraggi mentre si sta svolgendo la discussione e ascolto: “Mino pensi questo pischello ha fatto un gol sabato, nella sua squadretta dell'oratorio, che se lo faceva a San Siro veniva giù lo stadio. Ha preso la palla a metà campo, ha scartato quattro avversari, è arrivato in area e sull'uscita del portiere gli fatto un pallonetto! Un fenomeno, un fenomeno!” Per dir la verità gli osservatori sono un po' come i venditori di stoffe, vantano sempre in modo esagerato la propria mercanzia e quando ne senti uno parlare devi sempre dividere quello che dice per due e moltiplicarlo per 0,5 per capire quella che è la verità. Ma devo dire che il Giorgio è un osservatore atipico, cioè se dice che uno è bravo stai pur sicuro che quello è veramente bravo, insomma ha occhio ed è soprattutto onesto. “Hai sentito Giulio, giovedì dovrai allenare la nuova scoperta del Giorgio. Prendi accordi con lui per fartelo portare all'allenamento e poi sappimi dire, sono proprio curioso di vederlo questo fenomeno!” il Direttore mi coinvolge subito passandomi la palla ed io ben contento mi presto a riceverla e mi metto a parlare con il Giorgio per organizzare il provino che si effettuerà giovedì pomeriggio. Eccoci a giovedì! Sono curioso di vederlo questo piccolo fenomeno, dalla descrizione mi aspetto un genio del dribbling e che sappia saltare gli avversari come birilli dando vita ad azioni spettacolari. Lo sto aspettando sul piazzale del centro sportivo quando li vedo arrivare. Sono in tre: il Giorgio, un signore e un bambino con una zazzera folta e bionda. Il Giorgio si avvicina e mi presenta: “questo è l'allenatore”, “piacere Giuliano” stringo la mano al signore che mi risponde: “piacere Angelo sono il padre di Francesco”. Dopo aver salutato i due adulti rivolgo la mia attenzione verso il bimbo e allungandogli la mano cerco di salutarlo. Lui senza titubanze me la afferra e mi dice: “ciao io sono Francesco!”. Bel tipino dico tra me! lo saluto e lo accolgo con un: “ciao, benvenuto vieni ti porto negli spogliatoi”. Lo accompagno e lui con il suo grande borsone mentre mi segue, mi domanda: “Giuliano io gioco centro attacco lo sai vero?” non rispondo! Altra domanda: “Giuliano io calcio con tutte e due i piedi lo sai?” Non rispondo! Si ferma mi lascia andare avanti e poi mi fa un'altra domanda: “Giuliano sei arrabbiato?” A questa rispondo: “No Francesco non sono arrabbiato, sto solo pensando all'allenamento” gli do una risposta così banale che lo faccio sorridere e guardandomi con sufficienza mi dice: “ok, andiamo, dai portami negli spogliatoi” Confermo: che tipino!
Adesso mi rimane da spiegare Francesco da un punto strettamente tecnico e non è difficile: un giocoliere col pallone tra i piedi, passaggio di rara precisione e un tiro con entrambi i piedi, per la sua età, potentissimo sia da fermo che in corsa. Un autentico talento con il viso da bambino ma con una malizia da grande. Un fenomeno! Stiamo uscendo dal campo, l'allenamento è finito e lui si avvicina e mi fa, tanto per cambiare, una serie di domande una via l'altra: “Giuliano come sono andato? Sono stato bravo? Mi prendete?” “Calma , calma Francesco non sta a me rispondere a queste domande, sarà il direttore sportivo che parlerà con tuo padre”. Mi guarda mi sorride con quel bel viso tutto sudato e mi chiede di nuovo: “Giuliano ma a te son piaciuto?” la mia risposta questa volta è immediata e concisa: “Sei bravo Francesco, molto bravo!” Mi sorride “mette il cuore dentro alle scarpe” e va negli spogliatoi con i propri compagni. Lo guardo e penso “il ragazzo si farà!”
FRANCESCO COCO,
Esordisce da professionista con il Milan in Padova-Milan 1-2 del 27 agosto 1995 (serie A '95/'96), in cui rimane due stagioni disputando complessivamente solo 19 partite ma vincendo uno scudetto.

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