06 agosto 2009

PIX 12

Quella mattina il sole spuntò rendendo luminoso come non mai l'abitacolo dell'astronave. Questa luminosità era quasi fastidiosa. Era l'inizio di una giornata come tante altre, eppure tutto sembrava diverso. Sua madre aveva ragione doveva dire tutto ad Olga e tornare su Terrax. Rimase a fissare per alcune decine di minuti il suo riflesso nello specchio e più si guardava e più si rendeva conto che quello non era lui. Cominciò a muoversi per tutta la nave spaziale cercando di chiarirsi le idee. Come avrebbe dovuto comportarsi, cosa avrebbe dovuto dire ai suoi compagni Dadi e Olga? Si rigenerò nella doccia sub-atomica e poi andò al solito all'appuntamento pomeridiano.
Era un caldo pomeriggio d'estate e Pix seduto sull'enorme pietra, posta sul ciglio della strada, aspettava i suoi due amici all'incrocio delle quattro strade, per trascorrere un'altra giornata assieme. Il silenzio che regnava tutto in torno era interrotto solo per alcuni istanti dal frinire di un grillo che aveva la sua tana li nei paraggi. Di li a poco avrebbe visto Olga e Dadi e gli avrebbe comunicato che lui sarebbe dovuto partire e che probabilmente non si sarebbero più rivisti. Si, era deciso, lo avrebbe detto in questo modo, così diretto senza giri di parole, senza esitazioni e senza aspettare altro tempo. Alzò lo sguardo verso il cielo e proprio in quell'istante fra le piante all'orizzonte sfrecciavano degli uccelli impegnati in una esibizione acrobatica. Le figure che esibivano gli ricordavano le azioni che lui, Dadi e la squadra di calcio avevano realizzato sul campo nella sfida del giorno prima. Guardava lo spettacolo allungando il collo e vedeva questi uccelli impegnati nel rincorresi, nel cambiare in modo repentino direzione e dirigersi ognuno di loro in punti diversi per poi riunirsi e comporre un'altra figura geometrica. Uno spettacolo unico. Chiuse gli occhi e come per magia quello spettacolo si visualizzava e nello stesso tempo si memorizzava nel suo cervello, così da poterne usufruire beatamente in tutta tranquillità tranquillità quando lo avrebbe richiamato successivamente. “Pix, Pix” gridò una voce, e la voce era quella di Olga, che sbucava dalla strada di destra. Pix si girò e la vide, il sole le batteva negli occhi e i suoi occhi brillavano come le pietre luminose che suo padre gli aveva donato prima di partire da Terrax. Osservò le sue labbra e pensò a quando ci aveva premuto sopra le sue e alla reazione che aveva avuto: un misto di rigidità e sorpresa. La scrutava nel suo muoversi così aggraziato cercando di capire il perchè provava così tanta attrazione per lei. Eppure più la guardava e più l'attrazione che lei gli suscitava aumentava. Lei gli andò incontro sorridendogli e con le braccia aperte e distese. Era vestita e pettinata con cura e al collo portava un nastro rosso che la ingentiliva e la rendeva ancora più graziosa. Quando si avvicinò abbastanza l'abbracciò e le disse: “Ciao Olga, come sei carina!” sembrava contenta che l'avesse notato, ma Pix rovinò tutto con la frase successiva: “Ma Dadi dov'è? Perchè non è con te?” sul volto di Olga si dipinse la delusione, forse sperava di sentire altre parole da parte di Pix, comunque cortesemente rispose: “Dadi ci aspetta al campo vuole presentarti l'allenatore della sua squadra” Si guardarono e ci fu un momento di stallo nella comunicazione allora Olga prese l'iniziativa: “A proposito del bacio...volevo dirti che mi dispiace se t'ha dato fastidio. È che...che...che mi piaci. Mi piaci molto! Parecchio e non ho resistito!” Olga era diventata tutta rossa e abbassando la testa lasciò la parola a Pix che non sapendo cosa dire rispose: “Anche tu mi piaci molto, non so perchè ma mi piaci”. La delusione torno sul volto di Olga. Si guardarono entrambi negli occhi e Olga non si perse d'animo e prese la mano di Pix e disse: “andiamo se no facciamo tardi, ci aspettano” si incamminarono mano nella mano e rimasero così per tutto il tragitto, pensierosi a guardare la strada che scorreva sotto i loro piedi, fino a consumare tutti i pensieri possibili. Stavano zitti forse perchè la paura di dire la cosa sbagliata in quel momento magico per entrambi, era così forte che tutti e due scelsero il silenzio. Ad un certo punto però Olga si fermò, si tolse il nastro dal collo e afferrando con entrambe le mani il suo polso destro di Pix glielo legò attorno come un bracciale dicendogli sorridendo: “questo è un mio regalo promettimi di portarlo con te sempre” Pix fu sorpreso da questo gesto ma era contento di quel dono e rispose: “è bellissimo e lo porterò sempre con me!” Poi abbassarono di nuovo entrambi lo sguardo e proseguirono il cammino. Pix sentiva il dovere di dire ad Olga la verità ma pensò che quello non era il momento e soprappensiero si toccò il polso nel punto in cui Olga gli aveva legato il nastro e sorrise e si stupì come quella stoffa setosa così liscia e morbida assomigliasse così tanto alla pelle della mano di Olga.
Dopo una ventina di minuti Olga e Pix raggiunsero il campo di allenamento dove si trovava al gran completo la squadra di Dadi con l'allenatore. Dadi appena li vide gli corse incontro e prendendo per un braccio Pix gli disse: “Pix vieni ti devo presentare il nostro allenatore vuole conoscerti, ha saputo della partita di ieri e vuole vederti all'opera.” Fece una pausa e poi riprese: “ Abbiamo organizzato un allenamento proprio per questo motivo. Per far vedere al nostro allenatore quanto sei bravo. Dai vieni” Pix non aveva molta voglia di giocare ne tanto meno di conoscere altre persone, voleva solo parlare con Olga e Dadi e spiegare chi lui fosse, da dove veniva e perchè doveva andarsene. L'esuberanza di Dadi ebbe il sopravvento, così lo condusse al cospetto dell'allenatore: “piacere mi chiamo Beppe e sono l'allenatore, mi hanno detto che ieri hai fatto faville” il signore che gli stava davanti era un tipo dai capelli brizzolati, occhi lucidi e scuri e il viso tempestato da efelidi era di un ovale quasi perfetto. Di fisico era alto e slanciato, sovrastava tutti di un palmo di mano e per guardarlo in faccia bisognava alzare la testa e inarcarla. “Buon giorno mi chiamo Pix, e ieri non ho fatto nulla di particolare ho solo giocato come gli altri” disse con un tono di voce modesto e a volume molto basso, per far capire che lo stato d'animo in cui si trovava non era proprio dei migliori. Dadi si accorse di questo e chiese all'amico se non si sentiva bene o se c'era qualcosa che non andava. Pix rispose che andava tutto bene. “E allora cosa aspettiamo dai organizziamoci e iniziamo a giocare così il mister (così i giocatori chiamavano l'allenatore Beppe) potrà osservare la bravura di Pix!” Beppe fischiò e poi gridò ai ragazzi di radunarsi attorno a lui e assegnò i ruoli,
Pix doveva giocare a centrocampo, e poi tutti entrarono in campo. Circa una ventina di altre compagne, compresa Olga, circondavano il campo pronte a tifare e applaudire i ragazzi per le loro giocate. Beppe, dopo essersi assicurato che tutti fossero ai loro posti, fischio l'inizio della partita. Qualche momento dopo il fischio d'inizio Dadi scattò sulla fascia destra, si liberò con un dribbling di un avversario andò sul fondo e fece un cross alto,teso e preciso verso il centro dell'area di rigore dove si era appena smarcato Pix che con una elevazione imponente colpì di testa e mandò il pallone ad insaccarsi all'incrocio dei pali sulla destra del portiere. Beppe rimase impassibile si limitò a passarsi una mano nei capelli sotto lo sguardo attento di Dadi che ne voleva valutare la reazione. La squadra dove giocava Pix entrò subito in possesso di palla, controllavano il gioco con una facilità di passaggio insolita e restando sempre vicini alla porta avversaria. Ad un certo punto Pix si impossessò della palla al limite dell'area di rigore, si liberò dell'avversario diretto ed entrò in area , fintò di tirare sulla destra e lasciò il portiere impiantato nel terreno prima di tirare a sinistra facendo gol. A questo punto Beppe sembrava entusiasta del nuovo -acquisto- indubbiamente questo Pix aveva buona tecnica, intuito e sapeva giocare con la squadra. Si, aveva talento e sicuramente avrebbe contribuito a migliorare le prestazioni della squadra dell'istituto nel torneo delle scuole che si sarebbe svolto tra due settimane. Beppe con il suo fischietto emise un altro sibilo e radunò di nuovo tutti i ragazzi attorno a se e quando furono tutti in semicerchio disse: “non è andata così male, diciamo che siamo ad un buon punto della preparazione e che tra due settimane potremo affrontare le altre scuole con l'ambizione di far bene, quindi ragazzi ci vediamo dopo domani alle tre qui al campo per l'allenamento.” Tutti rimasero li in piedi, tutti si aspettavano ancora qualcosa che Beppe non tardò a dire: “ah Pix da oggi sei uno di noi!” tutti a saltare ed urlare per questa ultima e attesa notizia era ufficiale Pix faceva parte della squadra di istituto. Mentre tutti si stavano congratulando con Pix Beppe all'improvviso disse: “Pix tu sei trasferito da poco nella nostra città e ti sei già iscritto alla nostra scuola vero?” Tutti si girarono a guardare Pix il quale non sapeva cosa rispondere, intervenne subito Dadi: “Si Mister Pix è nella nostra cittadina da pochi giorni e non si è ancora iscritto alla nostra scuola, ma oggi stesso andiamo insieme in segreteria e facciamo l'iscrizione. Nessuna paura Mister ci penso io, Pix è già uno di noi!” tutti tirarono un sospiro di sollievo e se ne andarono tranquilli ognuno per la loro strada. Quando si ricompose il trio Olga fece subito una domanda al taciturno Pix: “che ne pensi? Non hai detto nulla da quando è finita la partita, non ti vedo particolarmente contento, che c'è?” Olga aveva colto il malessere interno che stava vivendo Pix e voleva capire questo cambio d'umore da un giorno all'altro. Il giorno prima sembrava entusiasta sia del calcio sia della sua presenza ed oggi era così triste. Ma perchè? Pix rispose con filo di voce: “dovrei parlarvi” Olga e Dadi si fermarono immediatamente e rivolsero il loro sguardo a Pix preoccupati per quello che il tono con il quale il loro compagno si era rivolto a loro. Così lui iniziò a parlare: “Olga, Dadi io dovrei dirvi una cosa importante che mi riguarda. Vedete io non sono di queste parti e vengo da lontano ma molto lontano. Inaspettatamente i suoi grandi occhi blu divennero inspiegabilmente magnetici e penetranti nel vero senso della parola e attirarono e catturarono gli occhi dei suoi giovani amici. Questa era un'altra capacità di Pix quella di entrare in comunicazione extrasensoriale con i riceventi del proprio messaggio. In quel preciso istante Olga e Dadi provarono la forte e chiara sensazione fisica di essere attirati con il loro intero corpo dentro ai suoi occhi cioè come attirati da un'energia magnetica e sentirono perdere il controllo del loro equilibrio e provarono la forte percezione di cadere letteralmente in uno stato di trance. Erano completamente in balia del suo potere ma allo stesso tempo erano perfettamente coscienti di ciò che gli stava accadendo e, mentre tutte queste manifestazioni psichiche avvenivano, sentivano un ronzio attraverso gli occhi, come se la comunicazione avvenisse solo tramite quel canale percettivo. Mentre Pix comunicava a loro la sua provenienza e il suo essere diverso in loro divenne particolarmente forte la sensazione fisica che se avessero continuato a guardarlo sarebbero caduti in una completa dipendenza dai suoi enigmatici occhi e per un momento si spaventarono. Un richiamo, era la madre, lontano interruppe questo momento, finalmente riuscirono a staccare i loro occhi dai suoi e ripresero lo stato di normalità. “Scusa Pix ma mia madre ci sta chiamando” disse Olga, come se nulla fosse successo e riprese: “a proposito Pix quello che ci stavi dicendo ce lo dirai domani ok? Ora dobbiamo proprio andare a casa altrimenti i miei si arrabbiano se arriviamo tardi a cena!” si salutarono e ognuno prese la propria via di casa. Senza accorgersene Pix aveva esercitato su di loro la sua capacità di sospensione temporale. Era un livello di stato emozionale che su Terrax era di normale prassi quando degli esseri empaticamente conciliabili comunicavano tra loro. A quel livello riuscivano a raggiungere la vera comunicazione multisensoriale. Era difficile da spiegare come tutto questo fosse successo con degli umani, lo avrebbe chiesto a suo padre il perchè di questo evento così strano. Continuava a camminare per la strada ma alle sue spalle sentì dei passi, si girò di colpo e non vide nessuno. Era sicuro qualcuno lo stava seguendo di nascosto. Mentre salì sulla scala dell'astronave si voltò indietro per due volte e cerco di intravedere se nei paraggi ci fosse qualcuno, ma nulla; si voltò per la terza ed ultima volta e dall'alto della scalinata con i suoi impressionanti e grandi occhi blu che parvero diventare liquidi, lanciarono un inaspettato raggio luminoso, magnetico e penetrante. Poi si voltò e sparì nella sua astronave.
Olga per un momento stentò a crederci ma poi capì che nessun essere umano poteva fare niente del genere e nella sua mente si affacciò la risposta e non potè fare a meno di dirsi che era avvenuta una cosa fuori dal comune, unica e meravigliosa e realizzò senza ombra di dubbio - come se mi avesse aiutato lui a trovare la risposta e poteva benissimo averlo fatto - era avvenuta una cosa straordinaria: un incontro con un Extraterreste. Quel giovane Extraterretre era Pix

02 agosto 2009

PIX 11

Quella sera una tempesta di micro-polveri elettromagnetiche si era scatenata attorno alla via lattea e impedì a Pix qualsiasi tipo di contatto con il pianeta Terrax.. Questo impedimento gli procurò uno stato di tensione e l'unico rimedio, pensò, fosse quello di andare a sdraiarsi e a riposare nella sua confortevole cuccetta. Il sonno di quella notte fu travagliato, Pix ebbe degli incubi, in uno di questi vedeva Dadi che lo inseguiva con un pallone che diventava sempre più grande ed a un certo punto se lo sentì addosso e in quel momento si svegliò di soprassalto e gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni. Usci dalla sua branda rigeneratrice e non sapendo cosa fare si mise a controllare tutti gli strumenti di bordo. Non avrebbe mai pensato che una partita di calcio potesse portarlo a questo stato d'animo. Ma lui sapeva in cuor suo che stava mentendo a se stesso, lo stato d'agitazione glielo procurava il pensiero di Olga o meglio i progetti che aveva fatto su loro due. Mentre si muoveva nella cabina di pilotaggio sentì una voce familiare che diceva: “Pix ci sei?Pix rispondi” era suo padre che aveva ripreso il contatto radio con la navicella. “Padre, padre sono qui e ti ascolto!” disse tutto eccitato nel rispondere. “Pix finalmente come ti va?” riprese la parola e con una agitazione sempre più convulsa disse: “Ho giocato, Ho giocato a calcio! Padre è stato bellissimo!” il padre venne sommerso dall'entusiasmo di Pix e replicò: “dimmi Pix raccontami come è andata, dai dimmi tutto” Pix non vedeva l'ora ed iniziò il racconto della sua partita: “la partita è finita 5 a 1, non so come, non so il perchè ma un gol l'ho fatto anch'io Padre. Mi sono trovato il pallone tra i piedi, ho dribblato un avversario poi un altro e poi un altro ancora e poi ho tirato in porta e ho fatto gol!
Ho sentito un grido fortissimo GOL e tutti mi sono saltati addosso. Dadi, un mio amico, mi ha abbracciato e gli altri mi hanno sollevato e addirittura mi hanno lanciato in aria, E' STATO UN TRIONFO, padre non mi sono mai sentito così, è stato incredibile. Io non ho capito molto, ma mi sono sentito così felice che ho giocato come se ci fossi solo io in campo e ho fatto azioni spettacolari. Che bello giocare a calcio!” Il padre partecipò alla felicità di Pix chiedendo particolari e spiegazioni sulle regole di questo gioco che entusiasmava così tanto suo figlio. Pix era un fiume in piena parlando raccontava e spiegava le situazioni più complicate ed interessati della partita. Il padre visualizzava tutta quel che Pix diceva e viveva con altrettanta partecipazione le esperienze del figlio. Ad un certo punto Pix interruppe il suo racconto e fece una domanda a suo padre: “padre mi passeresti mia madre ora vorrei parlare con lei, ho delle domande da farle” il padre si meravigliò non poco di questo cambio di discorso, ma vista la richiesta decisa e diretta chiamò la sua compagna, che attendeva ansiosamente di sentire il suo amato figliolo e le passò la comunicazione. “Pix, Pix mio amato figliolo come stai?” Pix appena sentì la voce della madre fu pervaso da una profonda commozione e da un senso di calore, forse la sua trasformazione temporanea in umano stava prendendo il sopravento sulla più distaccata condizione di Terraxano. Rispose subito: “madre, madre che piacere sentire almeno la tua voce” il contatto video non si era ancora ripristinato: “madre ho giocato a calcio ed è stato bellissimo, ma in realtà è successa un'altra cosa bellissima” ci fu una pausa che la madre di Pix interruppe con una domanda: “che è successo di così bello Pix?” Pix rispose immediatamente: “ madre ti avevo parlato di Olga vero?!” “si Pix mi avevi parlato di questa terrestre” “ bene madre ho deciso di portarla con me su Terrax e di chiederle di diventare la mia compagna!” Silenzio la comunicazione sembrava interrotta e Pix chiese: “madre ci sei? Sei ancora connessa?” la madre rispose: “si Pix sono ancora qui. Ma stavo pensando ne hai parlato a lei della tua condizione e del tuo progetto?” il silenzio ripiombò di nuovo nella comunicazione. A questo punto fu la madre che riprese a dialogare con le stesse domande che Pix le aveva appena rivolto: “Pix ci sei? Sei connesso?” Pix era li e stava pensando alle domande che sua madre le aveva appena rivolto e sinceramente trovava difficoltà nel darsi e nel dare una risposta. “Pix ascoltami, quello che tu stai provando per questa giovane donna è un embrione di amore. L'amore, come altre esperienze umane, può scombussolare temporaneamente la tua realtà, ma può anche esserti utile per la tua crescita. Questo sentimento ti fa provare modi nuovi di essere e di sentire, e anche la necessità di spostare i bisogni di vicinanza e di dipendenza su qualcuno che non siano i tuoi genitori cioè io e tuo padre. Ti sto dicendo caro il mio Pix che questo sentimento che stai provando per Olga serve per colmare il vuoto lasciato dall'assenza dei tuoi genitori. Ma questa fusione con questa umana è per te impossibile perchè voi siete diversi nell'essere. Tu sei attratto da questo pensiero primitivo, magico, irrazionale ma è mio compito ricordarti che tu sei Terraxxano e lei è terrestre e nulla vi accomuna se non una tua temporanea trasformazione.” Pix ascoltava in silenzio la madre e rifletteva sulle sue parole, a lui sembrava impossibile che quello che provava era solo causa della sua trasformazione temporanea in terrestre, oppure per la mancanza dei suoi genitori. Però stimava troppo la madre per non dare credito alle sue affermazioni e confuso disse: “madre cosa mi consigli di fare?” dopo una lunga pausa di riflessione la madre con un tono che non ammetteva dubbi sul da faresi disse a sua volta: “Pix torna su Terrax!”