17 giugno 2009

PIX 1

PIX
In un angolo remoto della via Lattea viveva, su un pianeta dal nome esotico: Terrax, illuminato dalla stella Solex, un popolo molto evoluto. Questo popolo era composto da più di un miliardo di esseri fluorescenti che, grazie alla loro formidabile intelligenza, erano riusciti a creare e a conservare un ambiente meraviglioso e ideale per la loro esistenza. Erano arrivati addirittura a pensare che la conservazione del loro pianeta dovesse passare dal fatto che nessuno doveva viverci sul pianeta. Così tutti gli abitanti di Terrax vivevano su navicelle spaziali orbitanti attorno al pianeta stesso. Tanto era bello il loro pianeta tanto erano tristi i Terraxani!
La famiglia Alfax, formata da papà, mamma e il giovane Pix, abitava in una comoda residenza volante che orbitava a duecento chilometri da Terrax. La vista che si godeva dal grande oblò della cucina era meravigliosa: si vedeva addirittura tutto il sistema solare. Sin da piccolo, quando la sera il papà gli raccontava di mondi lontani, Pix gli chiedeva sempre la stessa cosa: “papà parlami del sole e del suo pianeta piu bello: la terra!” Il padre gli spiegava che il Sole, con il suo fortissimo calore permetteva sul pianeta Terra, solo su di essa, l'esistenza di esseri viventi chiamati uomini che dominavano il pianeta. Questi lavoravano sul pianeta, si muovevano sul pianeta insomma facevano tutto sul loro pianeta! Pix, sognando ad occhi aperti, diceva: “un giorno costruirò una navicella spaziale e andrò a trovare gli uomini!” dopo di che si addormentava e sognava la Terra e gli Umani. Il tempo passava e il piccolo Pix cresceva e le sue giornate erano dedicate a progettare un veivolo in grado di affrontare il viaggio interplanetario. La mamma e il papà erano un po' preoccupati per questa strana volontà del loro amato figliolo e si chiedevano cosa mai avesse voluto più di quanto aveva. Perchè in lui c'era questa voglia di conoscere questo pianeta piccolo e sconosciuto?
Ma arrivò il giorno della partenza: Pix salutò i genitori e i parenti e sicuro del successo del suo viaggio partì. In pochi giorni attraversò lo spazio infinito che per anni aveva osservato dal grande oblò della cucina di casa, stava per entrare nel sistema solare. La rotta che aveva programmato con il padre lo portò vicino alla Luna, e a quel punto Pix puntò verso la direzione voluta: la Terra!
Più si avvicinava ad esso più gli sembrava bello e invitante. Quando era ormai vicino, notò che la superficie presentava grandi macchie di colore blu e altre di colore verde e altre ancora di colore marrone. Ne scelse una vi si avvicinò e atterrò comodamente. Il paesaggio era meraviglioso. Alti Alberi si alternavano ad ampie radure. L'azzurro del cielo faceva da cornice a quelle splendide immagini. Pix scrutò a fondo l'ambiente per trovare tracce di Umani. Finalmente li trovò! Erano tutti in un grande “catino” che saltavano, urlavano e si muovevano a un ritmo frenetico. Nel mezzo del catino c'erano degli altri Umani che rincorrevano un oggetto rimbalzante e sbuffando e correndo cercavano di conquistarlo e colpirlo. Rapito da ciò che vedeva, Pix si era dimenticato di essere a bordo del disco volante, in collegamento con suo padre. Quando se ne rese conto, gli manifestò il suo entusiasmo: “il pianeta è meraviglioso, vorrei che tu fossi qui, tra poco partirò e mi dirigerò verso oriente” comunicò riaccendendo i reattori. Quando pensò di essersi spostato a sufficienza, Pix decise di atterrare. Scelse un posto appartato. Il luogo era molto diverso dal precedente. Vi erano infatti grandi costruzioni dal tetto dorato e dalle facciate colorate ma anche lì trovo: “il grande catino” pieno di umani urlanti e agitati che si entusiasmavano nel vedere altri Umani rincorrere sempre lo stesso attrezzo che Pix lesse sul monitor del computer di bordo chiamarsi Palla. Decise di spostarsi ancora più ad oriente e presto arrivò in un altro paese dove notò che gli umani di quella parte della terra aveva il colore della pelle più chiaro rispetto a quella degli uomini che aveva visto in precedenza. I loro volti incorniciati da capelli lisci e nerissimi, erano illuminati da occhi scuri e sottili. Anche lì Pix trovò lo stesso “catino” che finalmente sapeva come lo chiamavano gli umani: STADIO, e quello che facevano i gli umani dentro allo stadio era quello di assistere ad una partita di CALCIO! Si convinse definitivamente che quella dovesse essere l'attività preferita degli Umani quando dirigendosi a sud trovò anche lì uno Stadio con gente che incitava a squarciagola i praticanti del Calcio. Prima di tornare dai suoi cari, Pix voleva visitare un posto che gli Umani chiamavano Europa. Sorvolò verdissime vallate, dove ogni tanto sorgeva un vecchio castello e anche li trovò uno stadio era notte e il buio regnava tutto attorno a questo posto illuminato. Uomini e donne con abiti variopinti erano all'interno di esso e sembravano contenti di essere li. Lo spettacolo che si vedeva dall'alto era così bello che Pix sorvolò sullo stadio per tante e tante volte. “Che bello, che bei colori e come mi sento bene, mi piace questo modo che hanno gli umani di stare assieme!” a quel punto volle sapere tutto sul calcio ed in pochi minuti seppe tutto quel che c'era da sapere sul calcio dal suo computer e poi si mise in contatto con suo padre e gli comunicò: “ Papà ti devo dire una cosa che forse ti darà qualche preoccupazione, ma che per me è importante. Avevo intenzione di ripartire subito, ma non ci riesco. Il desiderio di scendere dalla navicella è più forte di ogni altra cosa. Ho deciso di fare conoscenza diretta con gli uomini. La loro vita è meno monotona della nostra, e vorrei soprattutto conoscere quello che tutti gli Uomini amano fare: giocare a calcio! Sono sicuro che se riuscirò a conoscere meglio gli uomini migliorerò la nostra esistenza.” Papà e mamma Afax ne discussero ma alla fine decisero che Pix dovesse rimanere. Il padre alla fine fece questa osservazione: “se Pix desidera tanto rimanere vuol dire che ne vale la pena. E poi sai cosa ti dico?(disse a sua moglie) Questo calcio comincia a incuriosire anche me, non vedo l'ora di vedere alcuni filmati che il nostro figliolo ci porterà!” La mamma replicò dicendo: “spero che Pix torni presto e speriamo che questo calcio possa essere qualcosa che ci rallegri e ci renda la vita meno monotona!”