22 aprile 2008

IL CONFRONTO TRA LA PEDAGOGIA TRADIZIONALE E LA PEDAGOGIA ATTIVA

IL CONFRONTO TRA LA PEDAGOGIA TRADIZIONALE E LA PEDAGOGIA ATTIVA
L’attenzione è focalizzata sull’apprendimento del discente piuttosto che non sull’insegnamento da parte del docente e gli oggetti del contratto pedagogico non sono, come nel caso della pedagogia tradizionale, i temi di insegnamento, quanto piuttosto gli obiettivi di apprendimento (e cioè le competenze, le abilità concrete...) secondo lo schema seguente:
PEDAGOGIA TRADIZIONALE
Insegnare
Docente
Temi di insegnamento
Esami
PEDAGOGIA ATTIVA
Apprendere
Discenti
Obiettivi di apprendimento
Valutazione della performance degli obiettivi

21 aprile 2008

I RUOLI IN CAMPO

I RUOLI IN CAMPO
Quando si ha a che fare con le prime categorie della Scuola Calcio, risulta evidente a tutti, anche all’occhio dei principianti, quello che io definisco il modulo “sciame d’api”. Questo consiste nell’accentrarsi tutti (portieri esclusi) nella zona della palla, dove si viene a creare una mischia furibonda in cui l’unica soluzione per raggiungere la rete rimane quella di avanzare palla al piede, senza naturalmente cederla a nessuno, puntando la porta avversaria. Tutti gli altri a loro volta proveranno a conquistarsela con iniziative personali, senza un logico movimento ed ecco che si viene a creare “il mischione”. Questa caratteristica si riscontra anche nel primo anno dei Pulcini. Dobbiamo premettere che tipico dei bambini di quest’età è l’egocentrismo, quindi il tenere palla e segnare un gol è la spinta ad essere protagonisti (tant’è vero che nove allievi su dieci vorrebbero giocare in attacco…). Ovviamente, bambini alle prime sperimentazioni, non possono essere a conoscenza dei principi tattici individuali (tab.1) e collettivi (tab. 2) di seguito illustrati.
Riporto una serie di errori grossolani che si compiono abitualmente:
- il possessore di palla guida la palla verso il difensore e non verso lo spazio libero;
- i compagni del possessore di palla si avvicinano alla sfera e non verso lo spazio, agevolando così l’azione del difensore;
- di conseguenza si compie l’entrata precipitosa del difensore verso il possessore di palla invece di mantenere una certa distanza;
- mancanza di profondità degli attaccanti;
- solitamente viene tutto a discapito della mancanza di ampiezza degli eventuali passaggi.
Dobbiamo far capire anzitutto che il calcio, vive di due principi fondamentali:
1) è uno sport di squadra
2) è soggetto a delle regole e ad una determinata organizzazione di gioco.
Per quanto concerne il primo principio bisogna “combattere positivamente” l’egocentrismo di ogni bambino ed insegnare ai propri allievi che ognuno è parte integrante di una “squadra”: per questo motivo la palla va passata ai propri compagni (senza tralasciare l’allenare la fondamentale proprietà dell’uno contro uno, per carità…) anche perchè all’ennesimo dribbling comunque ci sarà tolta e la tua azione risulterà inefficiente. In merito al secondo principio bisogna trasferire nei propri allievi concetti basilari: non bisogna correre tutti dietro la palla ma è più opportuno occupare lo spazio in un certo modo individuando la propria zona di competenza, le posizioni da tenere ed i movimenti in campo. Naturalmente al fine di ottenere una buona conoscenza dei concetti procederemo con gradualità nelle esercitazioni facendo in modo che i nostri allievi possano prima costruire e poi aumentare la propria autostima. Ma come possiamo insegnare tutto questo? Intanto possiamo proporre un classico due contro uno in un’area di 15×20 metri (fig.1), facendo capire così l’importanza di avvalersi di un compagno per superare l’avversario diretto, rispetto all’uno contro uno, magari utilizzando un dai e vai, un dai e taglia o una sovrapposizione diretta. Per insegnare questo all’allievo ‘ innamorato del pallone’, per esempio possiamo far disputare due mini-partite alla fine della seduta di allenamento con la condizione di giocare la palla con al massimo tre tocchi oppure con il gol valido solo se tutti i componenti della squadra hanno toccato palla almeno una volta. Per sviluppare invece l’obiettivo (prevalentemente tattico) dell’ampiezza, possiamo far disputare una partitella con sponde esterne, dove il gol è valido solo se l’ultimo passaggio (assist) proviene dalle fasce laterali (fig.2). Un altro esercizio che persegue il medesimo obiettivo è quello di far giocare una partitella con quattro porte laterali con la condizione di andare a segnare nella porticina opposta a quella che si difende. In questo caso andremo a sviluppare più precisamente il cambio di gioco sul lato debole. (fig.3). Se l’obiettivo che ci prefiggiamo di raggiungere invece è quello di far mantenere le posizioni in campo (in questo caso curiamo l’aspetto difensivo) possiamo proporre il seguente esercizio: i tre attaccanti devono portare palla a meta evitando l’intervento dei difensori i quali possono muoversi sui quattro quadrati dell’area di gioco ma difendere sempre solo uno alla volta su ogni quadrato (sempre a “L”). Grazie all’ausilio dei cinesini, possiamo far vedere i movimenti da effettuare a seconda della posizione del pallone, semplificando così la famosa “diagonale”. Il difensore laterale capirà che quando la palla è nella sua zona dovrà uscire in marcatura, mentre gli altri lo copriranno scalando in diagonale; quando invece l’azione si sviluppa sulla fascia opposta a quella di sua competenza, sarà lui a scalare andando a chiudere al centro.

ESRCITAZIONE 6 CONTRO 7

6 v. 7 — Beginning the practice
Two sets of training vests should be on hand and the balls placed in the goal. Field size should be 75 x 80 yards. One regular goal is placed on one end line and two target goals established at either side of the 80-yard line. Six attacking players work against seven players plus a keeper coming out of the back. Play starts with one of the attacking players taking a shot on goal. The keeper collects it or a ball from the goal and distributes to a wide back. As soon as this occurs, all six defenders get behind the ball. As the ball is on the way from the keeper, the outside midfielder (No. 11) on that side of the field moves forward to defend. If the attacker is not clean in controlling the ball or looks to play the ball back to his support, then the nearest striker (No. 9) looks to double team or press. If the player in possession cannot be highly pressured, the striker will take a position to cut out the back pass (Diagram I). If high pressure is "on," the second striker (No. 10) cuts out the possibility of a pass to the keeper or, if not, moves more centrally to zone the opponent’s central midfielder. The No. 6 player will push up if pressure is on or drop back to mark space otherwise. Likewise, No. 8 pushes up to compress play on the weak side while No. 7 looks to take a position that allows interception of a long diagonal pass.