05 marzo 2010

PAOLO

PAOLO
“I bambini sono il bello del calcio. Le loro emozioni, di fronte ad un pallone, sono difficili da immaginare e da rappresentare. Il sorriso di un bambino che gioca a calcio è il più bello spot per questo sport”. G.Facchetti
Non sempre si nasce fenomeni. Il mondo del calcio ha anche altri volti. Volti di giocatori normali, che sin da bambini inseguono il sogno di calcare un prato verde e correrci sopra, inseguendo un pallone. Per molti di loro il sogno svanisce. Per altri continua, anche se tra mille sacrifici. Ecco il prototipo di questo tipo di giocatore: quello che difficilmente finisce in copertina, quello che non va mai alle conferenze stampa, quello che non rilascia interviste a riviste del settore; uno normale, un tipo come Paolo. Lui Gioca in mediana e corre per tre. Ha un cuore grande e generoso e a soli dodici anni si vede il suo talento: è quello di sapersi sacrificare per gli altri senza riserve senza nessun interesse personale, tutto per la squadra, la squadra avanti a tutto. Sono due gli aspetti di Paolo che mi interessa farvi conoscere: il calciatore e la grande persona che sta dietro ad esso. Lui è Un ragazzo sensibile e riflessivo, che si emoziona parlando della propria famiglia e ogni qual volta che parla in pubblico arrossisce e abbassa la testa dimostrando una timidezza fuori del comune. Lui era Uno di quei bambini che andava allo stadio a vedere i propri idoli e che era pieno di gioia ogni qual volta poteva avvicinarne qualcuno, anche solo per salutarlo. Paolo ha fatto la gavetta. Ha faticato per guadagnarsi un posto in serie A. Ha trascorso tanti anni lontano da casa e distante da famiglia e amici. Ha cominciato ad andare in giro da giovanissimo. È rimasto nelle giovanili del Milan per sei anni, facendo tutta la trafila dai pulcini alla primavera, poi inizia a girare in tante squadre: Viterbese, Chievo, Sampdoria ed ora Udinese. All’epoca, quando lo allenavo io, però, aveva solo 12 anni e poca possibilità di affermarsi. Il sogno era forte, ma il desiderio era troppo anche per il genio della lampada. Il suo talento calcistico era buono, ma mai avrei scommesso che quel caparbio comasco avrebbe oggi calcato i tappeti degli stadi di serie A. E così Paolo dalla società rossonera deve uscire per affermarsi e inizia ad andare a Viterbo. Fino a quando non gli si presenta di fronte l’opportunità di approdare al Chievo.Il calcio,oramai a quanto sembra lo sappiamo in pochi, non è solo celebrità e glamour. Il calcio è spesso sacrificio. Chi non ha l’arma del talento fin dalla nascita, deve affermarsi in altri modi e la via maestra è sacrificarsi. Paolo questo lo sa benissimo, lui è stato tanto tempo lontano da casa, dai suoi amici, dai suoi genitori che ama tantissimo, lui ha limitato le feste, le cene al ristorante, i bagordi notturni, per un unico scopo: arrivare! Non ha potuto fare ciò che facevano i suoi coetanei. La sua determinazione era concentrata nel voler sfondare, diventare un calciatore di serie A.. Nemmeno fare una gita in famiglia nei weekend. Il calcio viene prima di tutto”. Eppure i calciatori sono dei privilegiati rispetto all’uomo comune e Paolo è il primo ad ammetterlo: “Fare il calciatore, nonostante i sacrifici, è comunque un privilegio. Ci sono gli infortuni, ma anche quell’enorme visibilità che altre professioni non sognano lontanamente”(sue parole in una rara intervista). Paolo ce l’ha fatta è diventato quello che sognava grazie alla sua voglia, alla sua determinazione, alla sua capacità di rendere realtà un sogno. Capita spesso che la gente pensi che la vita dei calciatori sia qualcosa di beatamente lussuoso e privilegiato. Spesso però non è così. Il Calcio è un gioco non facile. Anche se si è dotati, bisogna investire molti anni per affinare la tecnica e per forgiare il carattere. E poi la stessa carriera è sempre, per certi versi, un' avventura sul filo del rasoio. Bisogna fare molti sacrifici. Paolo c’è riuscito!
Bravo Paolo!
Sammarco Paolo
Nato a Como il 17-08-1983, Centrocampista. Tira i primi calci nel U.S. Sagnino per poi passare nelle giovanili dell’A.C.Milan. Dopo la trafila nelle squadre del settore giovanile Sammarco inizia la carriera calcistica in serie C1 nel 2002-2003 con la Viterbese, con cui gioca 24 partite. L'anno successivo il Chievo ne acquista il cartellino e lo cede in prestito al Prato, in Serie C1, con cui totalizza 30 presenze corredate di un gol.La stagione 2004-2005 lo vede finalmente impegnato in Serie A coi clivensi. Nel 2006-2007 fa il suo esordio in 2 competizioni europee: nei preliminari di Champions League, il 24 agosto 2006, in Chievo-Levski Sofia 2-2 e in Coppa Uefa, il 14 settembre 2006, in Sporting Braga-Chievo 2-0. A fine stagione però i veronesi non riescono ad evitare la retrocessione in Serie B, giunta all’ultima giornata.Nell’estate 2007 il centrocampista arriva a Genova, sponda blucerchiata, e il suo rendimento si mantiene a livelli molto elevati per tutto il campionato: segna 5 gol e la Sampdoria conclude in sesta posizione, qualificandosi per la Coppa Uefa. Nella sua seconda stagione in Liguria, Sammarco realizza 2 gol, di cui uno a Marassi in Coppa Uefa il 27 novembre 2008 nell'incontro della fase a gironi contro lo Stoccarda.Il centrocampista comasco ha giocato in tutte le categorie minori della Nazionale italiana e nel 2005-2006 ha indossato per 9 volte la maglia dell’Under 21.Nell’estate 2009 la Sampdoria lo cede all'Udinese in prestito e, ironia della sorte, debutta in maglia bianconera proprio a Marassi contro i blucerchiati.