29 maggio 2009

CONVOCAZIONE SANTON

I convocati per l'irlanda del nord — Questa la lista dei convocati per l’amichevole di Pisa. I ventuno si raduneranno entro la mezzanotte di martedì 2 giugno presso il Centro tecnico federale di Coverciano, sede del ritiro. Portieri: De Sanctis (Galatasaray), Marchetti (Cagliari). Difensori: Cassani (Palermo), Dossena (Liverpool), Gamberini (Fiorentina), Grosso (Lione), Esposito (Lecce), Legrottaglie (Juventus), Santon (Inter); Centrocampisti: Biagianti (Catania), Brighi (Roma), D’Agostino (Udinese), Galloppa (Siena), Gattuso (Milan), Montolivo (Fiorentina), Palombo (Sampdoria); Attaccanti: Foggia (Lazio), Mascara (Catania), Pazzini (Sampdoria), Pellissier (Chievo), Rossi Giuseppe (Villarreal).

JACOPO

JACOPO
Padri e madri si sa sono sempre felici se un figlio segue le loro orme professionali. In alcuni casi però, quando il papà è il numero uno dei numeri 1, come Walter Zenga, è un po' più complicato mettersi in scia e proseguire quanto è stato seminato per anni. È il caso di Jacopo Zenga figlio dell'indimenticabile “uomo ragno”, che un bel giorno decide di dedicarsi al calcio e di, guarda caso, fare il portiere. Ha appena 9 anni e tutta la stampa specializzata segue già le sue “imprese” cercando da subito somiglianze e analogie con il padre famoso. Ci sono già Foto sui giornali mentre il bimbo fa un tuffo, parole di elogio per una respinta a mani aperte su un tiro insidioso e bla bla bla. Lui, che è un bimbo di notevole carattere, di tutta sta manfrina si stanca subito e scopre, nel mentre, che il portiere non è proprio quello che vuol fare. Jacopo invece di impedire che gli altri facciano gol vuol farli, naturalmente nella porta avversaria ! Prova personalmente più gioa nello spedire la palla in rete, che impedire che la stessa varchi la linea di porta; insomma ad un certo punto Jacopo decide di giocare centrattacco invece che portiere! Così il figlio d'arte, alla carriera del padre portiere preferisce quella del bomber. Non solo. Il pargolo, la fa fuori dal vaso, diventa tifoso Juventino! Grande carattere, non c'è che dire!
Io lo conosco all'età di 12 anni. Allora allenavo gli esordienti B dell'F.C. Internazionale e l'allora responsabile del settore giovanile sig. Mereghetti un giorno mi disse: “Giulio guarda che da mercoledì verrà ad allenarsi con te il figlio di Walter Zenga, fagli dare il materiale ed inseriscilo, quest'anno giocherà con noi”. La prima cosa che chiesi fu: “mi scusi Mereghetti ma il ragazzo come si chiama?” Ci fu una pausa che durò alcuni secondi e poi arrivò la risposta: “ ah si si aspetta adesso lo ricordo si chiama Jacopo, si si Jacopo...Zenga naturalmente!” Già Zenga naturalmente! Pensai subito: “chissà come sarà come portiere?”, be il figlio di walter Zenga cosa poteva fare? Il PORTIERE NO?!
Mercoledì pomeriggio, accompagnato dalla bellissima mamma la Signora Carfagna, ecco di fronte a me il figlio di Walter... ecco di fronte a me JACOPO! Un bellissimo bambino, molto alto per la sua età (buon prerequisito per fare il portiere, pensai!) e con un viso dai lineamenti oserei dire nobili, sembrava un piccolo lord. Capelli a caschetto e con due occhietti furbissimi. Strinsi la mano e mi presentai alla signora, senza far trasparire l'emozione che tanta bellezza mi provocava e poi la strinsi al giovanotto salutandolo con un cordiale: “ciao piccolo Zenga” e lui guardandomi di sbieco rispose con un secco: “IO MI CHIAMO JACOPO!”
Ci rimasi male, avevo fatto una figuraccia con quella battuta, e allora cercai di rimediare portando il discorso all'allenamento: “vieni Jacopo ti porto dal magazziniere che ti consegnerà tutta l'attrezzatura da PORTIERE” A questo punto anche La mamma mi guardò male! Jacopo si irritò tantissimo e mi rispose con una voce stizzita: “oh ma lei lo fa apposta a far così?” io non capivo, cosa avevo sbagliato adesso? Riprese a parlare Jacopo e tutto fu molto più chiaro: “io faccio il centravanti e non il portiere, io faccio gol, goool ha capito?!” nel giro di pochi secondi avevo toppato due volte. Decisi di stare zitto e di portare Jacopo dal magazziniere ed iniziare l'allenamento per vedere giocare il figlio del più grande portiere che abbia mai visto giocare tra i pali, fare goool!

Jacopo è nato a Milano il 13 /11/1986, è alto 192 cm, pesa 84 kg ed è un attaccante centrale. Attualmente è tesserato per l'A.S. Casale (squadra di serie CND)
CARRIERA DI JACOPO ZENGA
STAGIONE SQUADRA SERIE PRESENZE
2006-2007
BELLINZONA
B SVIZZERA
0
10/2006
MENDRISIO
C SVIZZERA
nd
12/2006
FANFULLA
D
11
2007-2008
CALCIO COMO
D
1
10/2007
BORGOMANERO
D
22
2008-2009
A.S. CASALE CALCIO
D
0

25 maggio 2009

MAURO

MAURO
Tanti sono stati i ragazzi di talento che ho visionato e che ho allenato ma Mauro è stato ed è “unico”.
“Unico” Non per il suo talento, non per il suo estro calcistico, non per la sua inventiva e la sua creatività. “Unico” Non perchè quando si trovava Là vicino all'area avversaria e aveva la palla tra i piedi, poteva succedere di tutto. “Unico” Non perchè era funambolico nel dribbling e negli assist, non perchè era piacevole addirittura vedere le sue irridenti finte sull'avversario (lo saltava nello stretto e lo risaltava ritornando sull'abilità appena esibita, saltandolo di nuovo). “Unico” non Per come saltava i difensori, a volte sul posto e a volte zigzagando, (i suoi compagni lo chiamavano il “ballerino”). Mauro era ed è “Unico” non per la sua arte pedatoria, non per il suo gioco frizzante e liberatorio, potrei riempire pagine e pagine di parole con aneddoti divertenti e spassosi su questo! Mauro è “unico” per la persona che è, e per le sue scelte e per una in particolare. Una scelta che un bel giorno lo porta a smettere di giocare a calcio e lo fa entrare in seminario!
"Ho deciso di entrare in seminario". Così all'età di quattordici anni Mauro ha comunicato la sua intenzione di entrare nella Congregazione dei Missionari Redentoristi ai suoi genitori.Da allora ad oggi sono trascorsi più di sedici anni e descrivere il tumulto di pensieri e di sensazioni provati in quel momento è molto difficile ed altrettanto arduo è esprimerne lo stato d’animo dei giorni successivi alla comunicazione di quella scelta .“La sua decisione ci ha colti di sorpresa e del tutto impreparati. Volendo usare una metafora, è stato come un pugno nello stomaco arrivato improvvisamente e quasi a tradimento. Ci ha lasciati per alcuni momenti senza parole, stupiti, sommersi da una miriade di pensieri e di sensazioni difficili da esprimere a parole che si accavallavano confusamente ed anche oppressi da un sottile sordo senso di paura” queste le parole di suo padre quando mi ha comunicato la scelta di Mauro.Non avrei mai pensato che Mauro, il nostro “Ballerino”, avesse potuto un giorno prendere una decisione del genere, fare una scelta così radicale.E’ sempre stato un "spirito libero" per eccellenza fin da piccolo. Pronto all’ascolto ma indipendente nelle scelte.Simile ad un puledro senza briglie, scalpitante, con il desiderio di saltare il recinto per guadagnarsi la libertà e poter correre così senza alcun tipo di imposizione, verso la vita. Con un carattere spumeggiante, simile ad un vulcano in eruzione, dai mille impegni, dai troppi interessi e circondato da un’infinità di amici.Come aveva potuto maturare una scelta simile, pensare di entrare in una congregazione religiosa e per di piü missionaria? Ma era proprio sicuro di ciò che voleva fare?Dover vivere con delle precise regole da rispettare, lontano dagli affetti famigliari, volto verso i più deboli, con un servizio costante verso gli altri, lontano dai suoi tanti amici.Era veramente questo che voleva, lui così amante dei divertimenti e di tutte le comodità?Perché questa scelta? Si era lasciato coinvolgere dall’aspetto esteriore del mondo redentorista, da ciò che aveva conosciuto durante i numerosi incontri con i missionari ai quali partecipava nel fine settimana? I suoi genitori erano quasi spaventati da questa scelta e passavano con me ore intere al telefono. Quante paure, quante perplessità esprimevano! Io, dicevo al padre il più perplesso sulla scelta del figlio, che di una cosa ero comunque consapevole , che ognuno è arbitro di se stesso e della propria vita e che perciò la decisione di Mauro andava accettata, condivisa e rispettata e che nei limiti del possibile dovevamo sostenerlo ed aiutarlo tutti. Lo dovevamo fare nonostante tutto, per fargli capire che anche se questa sua scelta lo allontanava fisicamente da noi, qualsiasi fosse stato il risultato finale in noi avrebbe sempre trovato il suo posto, il suo porto sicuro.Da quel giorno tante cose sono cambiate. I suoi genitori hanno potuto raggiungere un po’ più di tranquillità vedendo che la decisione del loro figlio non è stata una scelta di ripiego ma la realizzazione di ciò che desiderava fare e che quindi non si è trattato del classico fuoco di paglia come temevano. Mauro l'ho trovato ultimamente in oratorio e appare contento e convinto della strada che ha intrapreso e che sta percorrendo, una strada che anche se a me appare tanto ardua e faticosa a lui piace e la fa con tanto entusiasmo ed impegno. Con Mauro c'erano padre Lorenzo e padre Filippo che da alcuni anni vivono e lavorano in Madagascar, mi hanno raccontato del mondo missionario, un mondo che ti cambia la vita, che ti segna dentro e che ti educa a considerare ogni cosa per ciò che realmente vale, che ti spinge a mettere in discussione tutto ciò che fai. Ho chiesto a Mauro se gioca ancora a calcio e lui mi ha risposto che ha volte con i “suoi bimbi” (ha usato proprio questi termini) si mette a tirare quattro calci e a “ballare” sul campetto sterrato della missione e li si ricorda di me dei suoi compagni e di quanto ci vuole ancora bene. Padre Mauro è stato un piacere rivederti e ricordare quando tutti ti chiamavano: “IL BALLERINO”.