25 maggio 2009

MAURO

MAURO
Tanti sono stati i ragazzi di talento che ho visionato e che ho allenato ma Mauro è stato ed è “unico”.
“Unico” Non per il suo talento, non per il suo estro calcistico, non per la sua inventiva e la sua creatività. “Unico” Non perchè quando si trovava Là vicino all'area avversaria e aveva la palla tra i piedi, poteva succedere di tutto. “Unico” Non perchè era funambolico nel dribbling e negli assist, non perchè era piacevole addirittura vedere le sue irridenti finte sull'avversario (lo saltava nello stretto e lo risaltava ritornando sull'abilità appena esibita, saltandolo di nuovo). “Unico” non Per come saltava i difensori, a volte sul posto e a volte zigzagando, (i suoi compagni lo chiamavano il “ballerino”). Mauro era ed è “Unico” non per la sua arte pedatoria, non per il suo gioco frizzante e liberatorio, potrei riempire pagine e pagine di parole con aneddoti divertenti e spassosi su questo! Mauro è “unico” per la persona che è, e per le sue scelte e per una in particolare. Una scelta che un bel giorno lo porta a smettere di giocare a calcio e lo fa entrare in seminario!
"Ho deciso di entrare in seminario". Così all'età di quattordici anni Mauro ha comunicato la sua intenzione di entrare nella Congregazione dei Missionari Redentoristi ai suoi genitori.Da allora ad oggi sono trascorsi più di sedici anni e descrivere il tumulto di pensieri e di sensazioni provati in quel momento è molto difficile ed altrettanto arduo è esprimerne lo stato d’animo dei giorni successivi alla comunicazione di quella scelta .“La sua decisione ci ha colti di sorpresa e del tutto impreparati. Volendo usare una metafora, è stato come un pugno nello stomaco arrivato improvvisamente e quasi a tradimento. Ci ha lasciati per alcuni momenti senza parole, stupiti, sommersi da una miriade di pensieri e di sensazioni difficili da esprimere a parole che si accavallavano confusamente ed anche oppressi da un sottile sordo senso di paura” queste le parole di suo padre quando mi ha comunicato la scelta di Mauro.Non avrei mai pensato che Mauro, il nostro “Ballerino”, avesse potuto un giorno prendere una decisione del genere, fare una scelta così radicale.E’ sempre stato un "spirito libero" per eccellenza fin da piccolo. Pronto all’ascolto ma indipendente nelle scelte.Simile ad un puledro senza briglie, scalpitante, con il desiderio di saltare il recinto per guadagnarsi la libertà e poter correre così senza alcun tipo di imposizione, verso la vita. Con un carattere spumeggiante, simile ad un vulcano in eruzione, dai mille impegni, dai troppi interessi e circondato da un’infinità di amici.Come aveva potuto maturare una scelta simile, pensare di entrare in una congregazione religiosa e per di piü missionaria? Ma era proprio sicuro di ciò che voleva fare?Dover vivere con delle precise regole da rispettare, lontano dagli affetti famigliari, volto verso i più deboli, con un servizio costante verso gli altri, lontano dai suoi tanti amici.Era veramente questo che voleva, lui così amante dei divertimenti e di tutte le comodità?Perché questa scelta? Si era lasciato coinvolgere dall’aspetto esteriore del mondo redentorista, da ciò che aveva conosciuto durante i numerosi incontri con i missionari ai quali partecipava nel fine settimana? I suoi genitori erano quasi spaventati da questa scelta e passavano con me ore intere al telefono. Quante paure, quante perplessità esprimevano! Io, dicevo al padre il più perplesso sulla scelta del figlio, che di una cosa ero comunque consapevole , che ognuno è arbitro di se stesso e della propria vita e che perciò la decisione di Mauro andava accettata, condivisa e rispettata e che nei limiti del possibile dovevamo sostenerlo ed aiutarlo tutti. Lo dovevamo fare nonostante tutto, per fargli capire che anche se questa sua scelta lo allontanava fisicamente da noi, qualsiasi fosse stato il risultato finale in noi avrebbe sempre trovato il suo posto, il suo porto sicuro.Da quel giorno tante cose sono cambiate. I suoi genitori hanno potuto raggiungere un po’ più di tranquillità vedendo che la decisione del loro figlio non è stata una scelta di ripiego ma la realizzazione di ciò che desiderava fare e che quindi non si è trattato del classico fuoco di paglia come temevano. Mauro l'ho trovato ultimamente in oratorio e appare contento e convinto della strada che ha intrapreso e che sta percorrendo, una strada che anche se a me appare tanto ardua e faticosa a lui piace e la fa con tanto entusiasmo ed impegno. Con Mauro c'erano padre Lorenzo e padre Filippo che da alcuni anni vivono e lavorano in Madagascar, mi hanno raccontato del mondo missionario, un mondo che ti cambia la vita, che ti segna dentro e che ti educa a considerare ogni cosa per ciò che realmente vale, che ti spinge a mettere in discussione tutto ciò che fai. Ho chiesto a Mauro se gioca ancora a calcio e lui mi ha risposto che ha volte con i “suoi bimbi” (ha usato proprio questi termini) si mette a tirare quattro calci e a “ballare” sul campetto sterrato della missione e li si ricorda di me dei suoi compagni e di quanto ci vuole ancora bene. Padre Mauro è stato un piacere rivederti e ricordare quando tutti ti chiamavano: “IL BALLERINO”.

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