20 luglio 2007

STORIA DI UN PICCOLO CALCIATORE 3

STORIA DI UN PICCOLO CALCIATORE (parte 3)
...l'ospedale mi sembrava una grande prigione dove mi avevano recluso e legato al letto . Per fortuna i giorni all'ospedale finirono presto e potei andarmene a casa.
Non andai a scuola per una settimana. La casa dopo tutto era abbastanza confortevole e poi c’erano i miei genitori che non perdevano occasione per cercare di tirarmi su, e i miei amici mi venivano a trovare spesso. Nonostante tutta la monotonia degli SPAZI sempre uguali, con la mia carrozzina mi muovevo che era una bellezza nulla turbava il mio animo, niente soffocava la mia fantasia anche se la mia sedia a rotelle non poteva volare... già la mia sedia a rotelle...mi sembrava che quelle ruote avessero preso il posto delle gambe rendendomi inutile come un pedone su una scacchiera!
Dopo una settimana tornai a scuola, e fu bello rivedere tutti i miei compagni di classe ma non fu lo stesso per gli insegnanti! Mi stavano addosso erano preoccupati come se da un momento all'altro fossi potuto stramazzare a terra, cosa difficile dato che stavo sempre seduto. La loro mania era quella di spingermi, volevano guidarmi ovunque mi spostassi, secondo me è una deformazione professionale! Non si rendevano conto di farmi sentire "un diverso".
La cosa terribile fu questa infatti: “sentirsi diverso”, in quel momento ero un malato, un disabile uno che non poteva fare le cose da solo...quella era la cosa che più odiavo....ebbi molte crisi e si insinuò in me l’idea di non potermi più rialzare da quella stramaledetta sedia, come se "lei" non mi volesse lasciare, come se si fosse voluta servire di me per restare in vita...
Grazie a dio stavo solo delirando infatti dopo due mesi di inferno mi tolsi quei gessi e mi alzai in piedi per la prima volta dopo tanto tempo; mi resi subito conto che forse la parte più difficile stava per iniziare...dalla sedia a rotelle alle stampelle...l'incubo continuava...

18 luglio 2007

STORIA DI UN PICCOLO CALCIATORE 2

STORIA DI UN PICCOLO CALCIATORE (parte 2)
Quanti anni passati nella piscina comunale a fare nuoto (“il nuoto fa bene, è uno sport completo” diceva mia madre! E allora via: vasche a dorso, a rana, a stile libero e persino a delfino! Una noia mortale. Al sabato però andavo a vedere i miei amici che giocavano a calcio nella squadra del paese, e li sognavo di mischiarmi a loro di prendere la palla scartare tutti gli avversari e tirare in porta e fare GOL! Non ce la facevo più volevo giocare! Rompevo le scatole ai miei genitori come solo un bimbo sa fare quando vuol ottenere qualcosa: VOLEVO GIOCARE A CALCIO! Mio padre allora mi porto da un luminare dell’ortopedia che sentenziò: “A questo bimbo si possono raddrizzare i piedi, bisogna operare subito però non c’è un attimo da perdere!”Ecco la cosa che sconvolse la mia vita! All’inizio della seconda media si realizzò l’operazione ai piedi per sistemare il “piattismo bilaterale” che avevo. Mia madre mi parlava delle difficoltà che avrei dovuto incontrare, ma il tutto non mi spaventava tanto. Solo l'idea di stare su una carrozzina due o tre mesi mi lasciava un pò di timore per non dire terrore. Ma più si avvicinava il giorno dell'operazione più avevo paura, paura che da quella sedia a rotelle non mi sarei più rialzato, paura che non avrei avuto più la forza di correre saltare e soprattutto giocare a calcio...così quando arrivò quel maledetto giorno non ero del tutto pronto: arrivai all'ospedale alle 9 del mattino e solo dopo mezzora ero già in sala operatoria...quando mi risvegliai (in preda alle convulsioni) i miei piedi erano avvolti da due gessi di color bianco e dato che ero ancora sotto l'effetto dell'anestesia non riuscivo a parlare e il dolore dei talloni che pulsavano contro il gesso era un lamento soffocato da una stanchezza innaturale quasi sotto l'effetto di una droga ciò che mi accadeva intorno non mi sfiorava per nulla in quel momento c'ero io e i due gessi che avevo ai piedi...

17 luglio 2007

STORIA DI UN PICCOLO CALCIATORE 1

STORIA DI UN PICCOLO CALCIATORE(parte 1)
Ho 15 e una grande passione: giocare a calcio.
Questa passione l'ho sempre avuta fin da bambino e dato che mio padre ai suoi tempi è stato un discreto giocatore pensavo di aver ereditato un pò di talento da lui....non ci volle molto a capire che da mio padre avevo ereditato tutto forchè la capacità di giocare a calcio! In più, alla mia scarsa attitudine, si sommò un altro fattore negativo ossia i miei maledetti piedi piatti; grazie a loro infatti non correvo bene, non calciavo bene e in più mi facevano un male cane. Consiglio del dottore di famiglia: "Questo bambino non deve giocare a calcio!"
Così a 6 anni avevo già finito la mia carriera di calciatore e avrei dovuto limitarmi solo a giocare con i miei amici nel cortile dela scuola o per strada. La delusione mia e di mio padre era immensa! Ricordo ancora la reazione sul suo viso dopo il dictat del medico; e anche se lui continuava a ripetermi che vi erano molte attività sportive nelle quali avrei potuto divertirmi e confrontarmi con gli altri io non mi davo pace!
VOLEVO GIOCARE A CALCIO!!
DOVEVO GIOCARE A CALCIO!!

15 luglio 2007

I FONDAMENTALI TECNICI 3

CALCIARE LA PALLA:
L’abilità specifica del calciare la palla è un atto che tutti bambini conoscono e apprendono alle loro prime esperienze con questo gioco sport; ma certamente non in maniera del tutto corretta. Naturalmente i bambini calciano contro il pallone e sarà dunque compito dell’alleducatore creare situazioni di apprendimento tali da portare l’allievo a calciare con il pallone o ancora meglio attraverso il pallone. L’alleducatore dovrà intervenire con rapidi consigli e, se è necessario, anche con appropriate dimostrazioni, lasciando che il bambino riesca a cogliere eventuali errori nella propria esecuzione.
I modi più comuni dell’atto del calciare e che costituiscono la base programmatica di insegnamento sono quattro:
1. Interno piede;
2. Interno collo piede;
3. Esterno collo piede;
4. Pieno collo piede.

Solo successivamente, in considerazione della vasta gamma di situazioni che si presentano continuamente in partita, può essere opportuno porre l’attenzione ed allo studio dei giovani, con l’obiettivo di arricchire il loro bagaglio tecnico, altri 4 madi di calciare la palla:
5. di tacco;
6. di pinta;
7. di controbalzo;
8. al volo.

Infine è importante ricordare che bisogna distinguere fra le situazioni statiche e quelle dinamiche. Per una completa e dettagliata analisi dell’atto del calciare la palla bisogna considerare la superficie d’urto con la quale viene colpita la palla, sia le traiettorie prodotte. Le traiettorie che la palla subisce nel corso del gioco sono varie e subiscono effetti a volte impensabili. I modi di chiamare queste traiettorie sono molteplici vediamone alcune:
· palla radente
· palla tesa: radente il terreno o comunque, a pochi centimetri dal terreno;
· palla a mezza altezza: considerata dall’altezza del ginocchio a quella del torace;
· palla alta: dalla testa ad altezza superiore.

Molto importante, da tener presente nell’insegnamento è lo studio degli effetti e delle direzioni del pallone dovuti al punto in cui viene colpito. Si noterà che se la palla non è colpita al centro riceve una rotazione e conseguente effetto. Proiettando ortogonalmente il pallone su un piano si evidenzia all’incirca questo schema: