19 dicembre 2007

RUBRICA: ALLENATORI NEL PALLONE 12

I SE degli allenatori di calcio:

-SE non la smetti di dribblare ti schiaffo fuori (allenatore/cat.pulcini)

-SE non la pianti di far casino ti tiro fuori (allenatore/cat.pulcini)

-SE non la giochi di più ti sbatto fuori (allenatore/cat.esordienti)

-SE non la finisci ti mando via (allenatore/cat.esordienti)

-SE quando dico le cose Voi non le fate velocemente e bene io m'incazzo
(allenatore/cat.giovanissimi)

-SE non ti va bene vieni fuori (allenatore/cat.giovanissimi) (piccolo particolare il giocatore se ne
è andato negli spogliatoi)

-SE butti via un altro pallone così ti fulmino (allenatore/cat.giovanissimi)

-SE mi capiti tra le mani sti spacco in due (allenatore/cat.allievi)

-SE stai li ti si congelano i maroni e noi non prendiamo più palloni (allenatore/cat.allievi)

-SE non mi tenete l'ammazzo (allenatore/cat.allievi).(Ad un proprio giocatore che aveva
sbagliato, a suo dire, un gol "facile")

18 dicembre 2007

CONOSCIAMO I BAMBINI CON CUI...GIOCHIAMO?

I PICCOLI AMICI (6/7 ANNI) e i PULCINI (8/10 ANNI)
Conosciamo i bambini con i quali operiamo o meglio GIOCHIAMO?
Il bambino che si presenta al campo da calcio è tutto da scoprire. Le diverse condizioni familiari, i diversi valori a cui si è ispirata la famiglia per educarlo fanno si che il bambino che si presenta al campo abbia qualità e potenzialità estremamente eterogenee. Determinante è la motivazione che spinge al campo da calcio il bambino. C’è chi si presenta e vive la scuola calcio come un’imposizione, c’è chi si aspetta cose eccezionali e il più delle volte chi arriva impreparato nel senso che non conosce a cosa va incontro. L’istruttore si trova di fronte ad una realtà che deve conoscere per poter impostare il suo lavoro per soddisfare le molteplici motivazioni. Il primo problema che l’istruttore deve affrontare è quello della dipendenza che il bambino a sei anni ha dall’adulto. Questo aspetto si manifesta anche con il desiderio di gratificazione da parte dell’adulto. Tutti gli istruttori conoscono la continua ripetizione delle domande tipo: Mister ho fatto bene? Mister sono stato bravo? Questa situazione l’istruttore deve farla evolvere altrimenti corre il rischio di vedere i bambini fare non tanto per capire e imparare, ma solo per sentirsi gratificati dall’istruttore stesso. Inizialmente l’istruttore dovrà dare la sicurezza che il bambino richiede, ma successivamente dovrà indirizzare la sua azione in modo che il bambino stesso raggiunga un buon grado di autonomia. La seconda difficoltà è quella dell’egocentrismo che i bambini presentano a questa età. L’azione dell’istruttore dovrà favorire un processo di socializzazione graduale e progressivo in modo da rendere il bambino un essere partecipe alla vita del gruppo squadra. L’istruttore nella relazione con il bambino dovrà rendersi conto che a questa età vi è una certa fragilità psicologica e quindi dovrà costruire un ambiente distensivo e rassicurante. Il bambino a sei anni è in possesso di una buona capacità attentava soprattutto se l’attività che sta svolgendo lo interessa e lo gratifica. L’infante non è molto interessato a ragionamenti e spiegazioni astratte, questo concetto avvalora la proposta didattica del mettere in situazione concrete il bambino. partire da situazioni concrete significa favorire il passaggio da una visone globale delle cose alla capacità di differenziare e analizzare.
Per quanto riguarda l’aspetto morfologico il bambino è in periodo di proceritas, ossia di aumento staturale. L’aumento di statura, a vantaggio soprattutto degli arti, fa si che il bambino si presenti dimagrito con scarsa muscolatura, con tono muscolare e posturale molto basso, con lassità legamentosa e articolare, con il torace cilindrico e quasi privo di muscolatura. Le ossa sono molto plastiche e quindi il bimbo è in grado di assorbire senza troppi danni e urti e pressioni. La scarsa conoscenza del proprio corpo, la difficoltà di orientamento e di organizzazione spazio-temporale fanno risultare il movimento del bambino poco armonico e coordinato. Il movimento è poco economico poiché non può ancora utilizzare a pieno la capacità senso-motoria cioe la capacità di controllare e guidare il movimento con le percezioni sensoriali e cinestesiche. Un’altra difficoltà è quella di trovare il giusto ritmo nello svolgimento dell’attività motoria in relazione al lavoro da svolgere.
Verso gli otto/dieci anni il bambino vive quella che viene definita l’età doro della motricità. In questo periodo si manifesta una pausa nel processo evolutivo e il bambino diventa padrone del suo corpo e delle sue facoltà intellettive. Sembra quasi che il bambino si prenda un momento di pausa per essere in grado successivamente di affrontare nel miglior modo possibile l’agitato periodo della pubertà. La presa di coscienza di sé, e la conoscenza degli altri danno al bambino un buon grado di socializzazione che si manifesta con l’accettazione delle regole del gruppo e con un elevato senso di giustizia. La consapevolezza delle proprie possibilità, la capacità di finalizzare le attività, la buona capacità attentava, unite al desiderio di fare e di giocare e ad una sempre presente disponibilità per le forme competitive fanno si che il bambino sia disponibile ad apprendere, ad utilizzare senza risparmio tutte le qualità e le energie di cui dispone. Compito dell’istruttore sarà quello di non sciupare un periodo così favorevole per l’apprendimento di abilità motorie. Il bambino infatti a questa età sarà più resistente e quindi si potrà applicare più a lungo ad attività che lo interessano. Sarà più coordinato e avrà una buona precisione nel movimento, e le sue capacità sensomotorie gli permetteranno di affinare le sue risposte alle situazioni motorie proposte.È comunque importante ai fini della migliore comprensione dell’argomento sottolineare quali siano le età sensibili per le capacità psicomotorie e cognitive nelle fasce d’età che va dai 6 agli 11 anni