14 aprile 2007

OBIETTIVI PER LA CATEGORIA PICCOLI AMICI

PICCOLI AMICI

CONSOLIDAMENTO DEGLI SCHEMI MOTORI DI BASE

•Camminare
•Correre
•Saltare
•Lanciare-afferrare
•Rotolare

•APPRENDIMENTO DELLA TECNICA INDIVIDUALE

•Conduzione
•Calciare
•Stoppare
•Fintare

FORMAZIONE DEL SAPER GIOCARE

•Saper superare un avversario
•Saper contrastare un avversario
•Saper concludere a rete
•Saper difendere la porta

09 aprile 2007

STORIE DA BAR SPORT 10

“El pibe de Oro”
Al Pierino’s Bar si sta discutendo di un argomento importante “quasi” esistenziale, la tematica è di quelle "pesanti", oserei dire di quelle che lasciano un segno nella vita di un uomo.
L’argomento è: “Ma quale è stato il più grande giocatore di calcio di tutti i tempi?” Eh si l’argomento è "tosto" e io mi faccio tirare dentro e come sempre dico la mia: “Secondo me il giocatore di calcio più forte di tutti i tempi è stato il Diego Armando Maradona”. Mentre lancio questa sentenza, nella mia mente riaffiora un ricordo, bello quasi da raccontare, ma per la paura di perderlo preferirei tenermelo ed ogni tanto farlo uscire dalla scatola d’oro dei ricordi dove si trovano quelli più belli; ma a volte riaffiorano da soli senza richiamarli basta un nome, un gesto o un profumo e parte il film: “Lo vidi giocare per la prima volta a Como. Allora ero un allenatore del settore giovanile del Calcio Como. Quella domenica la mia squadra, i giovanissimi regionali, aveva giocato al mattino ed io avendo il pomeriggio libero andai allo stadio Sinigallia proprio per vedere Lui. Volevo vederlo da vicino e allora chiesi al mio responsabile il sig. Favini di potermi recare nei pressi degli spogliatoi, precisamente nel così detto antistadio dove le due squadre, di solito, prima della partita effettuavano il riscaldamento. La partita di campionato di serie A era Como – Napoli. Gli altri giocatori erano già fuori da dieci minuti quando Lui uscì dalla sala massaggi. Tutti a guardarlo, tutti ad osservare ogni suo movimento. I giocatori delle due squadre si voltavano per rimirare “sua altezza il gioco del calcio”. Era proprio Lui: folta chioma riccia, maglia numero dieci, calzettoni abbassati, calzoncini attillati a vita alta e un pallone in mano che sembrava facesse parte del suo corpo, un corpo così tozzo e poco aggraziato. Lanciò la palla e tutto si fermò anche il mio respiro. Guardavo solo la palla e aspettavo l’impatto sul suo piede magico, il piede sinistro. L’impatto fu magia pura: la mia respirazione riprese, i giocatori continuarono a riscaldarsi e le persone presenti continuarono a fare il loro lavoro. Palleggiava senza prestare troppa attenzione alla palla si guardava in giro come se cercasse un posto per essere, come al solito, originale e attirare l’attenzione con qualche virtuosismo e lo trovò. Cominciò a palleggiare contro la saracinesca del garage degli spogliatoi. Faceva un rumore assordante e fastidiosissimo. Il magazziniere, dopo aver sentito il rumore, uscì dallo spogliatoio di corsa per riprendere chi si stava permettendo di fare quella azione così poco responsabile. Appena uscì si rese conto che il soggetto da “cazziare” era Lui il Maradona e così… gli si avvicinò in punta di piedi e gli disse molto gentilmente: “mi scusi signor Maradona ma lei qui non può palleggiare”. Lui rispose solo un: “mi scusi ha ragione ora mi sposto”. Il Pibe de Oro si guardò in giro di nuovo, e la palla non cadeva, e vide nei pressi il pilastro dei riflettori dello stadio e riprese a palleggiare contro di esso. Questo grosso palo era circa un metro di diametro ed era tutto sagomato, Lui palleggiava contro di esso come se fosse una parete appena intonacata. Uno spettacolo: 10, 15 palleggi e la palla non cadeva. Colpi di tacco, tocchi d’esterno piede e la palla non cadeva. Poi decise di fermare ancora tutto e tutti, fermò la palla sul suo piede sinistro e fu in quel momento che nel mio cervello si stampò l’immagine di che cosa fosse per me il gioco del calcio. Il gioco del calcio era Lui il Diego Armando Maradona”.
“Ma va il Maradona era solo un giocatore che era capace di virtuosismi con la palla. Il vero giocatore di calcio è colui che sa giocare con la palla e senza palla”. Chi interrompe il mio sogno ad occhi aperti è il Claudio un ex giocatore di serie C che attualmente fa l’allenatore in Eccellenza. “Si è vero Claudio un giocatore non si giudica solo per la sua abilità con la palla, ma ti assicuro che il Maradona era un giocatore completo e che all’occorrenza sapeva sacrificarsi anche per la squadra”ribatto io. “Si ma per essere dei grandi bisogna essere anche d’esempio ai giovani e caro il mio professore il Maradona non era un gran bell’esempio”. Il Claudio vuol essere cattivo e vuol confondere l’aspetto prettamente sportivo con l'aspetto umano, ed è a questo punto che mi scaldo un pochino e inizio un monologo un po’ disarticolato ma accorato in difesa del (scusami Diego) mio Maradona: “E’ vero Maradona non è mai stato un modello di serietà e di correttezza fuori dal campo. Lui è stato un grande in campo, Lui ci ha fatto sognare, ci ha fatto sperare, Lui nel calcio è stato la rappresentazione della realizzazione dell’impossibile. È stato leggero ma non è stao mai frivolo o banale. Maradona nel calcio ha sempre ricercato la semplicità e nel raggiungerla ha toccato vertici di genialità assoluta. Noi tutti almeno una volta abbiamo fatto qualche cosa di poco corretto e ci siamo nascosti per la paura delle conseguenze. Lui ha sbagliato e ha pagato e sta pagando sulla sua pelle quello che noi abbiamo voluto che Lui fosse. È stato un nostro giocattolo ed ora che si è rotto lo si butta via non riconoscendo nemmeno che è stato il nostro gicattolo preferito. No non ci sto! Maradona è stato e sarà il più grande giocatore di calcio che sia mai esistito”. Sono accaldato, tutto sudato e sono in piedi in mezzo al bar. C’è silenzio, nessuno si aspettava da me una reazione del genere o forse se l’aspettavano e sono contenti di averla sentita e vista? Non so. Mi siedo e mentre sto decidendo di andarmene mestamente dal bar, il Pierino prende la parola: “El professor el ga rasun el Maradona le sta el pusè grand de tuct, e guai a di el contrari nel me bar!!”
Pierino ti voglio bene!

08 aprile 2007

DAL MANIFESTO DELLO SPORT

Lo sport sa parlare alle persone con un linguaggio semplice, per dire cose importanti:

  • che occorre impegnarsi per realizzare le proprie mete e aspirazioni, senza tuttavia cadere nel culto della perfezione fisica;
  • che bisigna prendere coscienza dei propri limiti e capacità;
  • che la vittoria e la sconfitta fanno parte della vita e quindi bisogna saper vincere senza ambizione, prepotenza e umiliazione dell'avversario, e bisogna saper accettare la sconfitta con la consapevolezza che non si tratta di un dramma irreparabile e che la vera vittoria ciascuno la ottiene dando il meglio di se stesso.

HO SCESO, DANDOTI IL BRACCIO

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perchè con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perchè sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

E.Montale