02 settembre 2009

PIX 14

Pix sapeva che doveva da quell'istante attivare due procedure obbligatorie ed importanti per la sua sicurezza e per quella del Pianeta Terrax. La prima era quella di programmare il ritorno della navicella al Pianeta di provenienza; la seconda, la più complessa e la più dolorosa a livello affettivo, era quella della sua definitiva trasformazione in UMANO! Era già notte ed era molto stanco ma doveva mettersi al lavoro. La sua presenza era stata rilevata e lui sapeva benissimo quali erano i pericoli. Entrò nella CABINA DI PILOTAGGIO, inserì la chiave elettronica per azionare i comandi nell'apposita fessura, digitò il codice segreto sul computer di bordo e al segnale:-inserire coordinate di volo- digitò a sua volta la rotta che avrebbe dovuto eseguire la navicella per arrivare sul pianeta TERRAX. Pix guardò fuori dall'oblò e vide che attorno alla navicella si estendeva la boscaglia verde ed addormentata nell'estate terrestre. Il fruscio delle foglie echeggiava all'interno della navicella e il suono dei tasti accompagnava questo suono dolce e delicato. Gli alberi erano betulle che frusciavano al vento e mostrando i loro riflessi biancastri sembravano campanili di chiese romaniche. Pix impallidì e per un attimo si fermò a pensare: “Cosa sto facendo? Che ne sarà di me? È assurdo non doveva capitare!” gli sembrava di sognare, ma quella era la realtà che lui voleva e che aveva scelto e così continuò la procedura per la partenza della navicella. L'inserimento dei codici e delle coordinate portarono via circa due ore di lavoro, dopo di che Pix si diresse verso la cella di trasformazione. Era stremato, le gambe lo sorreggevano a stento e aprì con difficoltà la porta della cella. C'era un chiaro di luna che illuminava tutto l'interno dell'astronave, Pix aveva dovuto spegnere tutte le luci della navicella perchè così prevedeva la procedura. Entrò nella cella quadrata e silenziosa che era così ben insonorizzata che non lasciava udire altro suono che il suo respiro. Si sedette sulla poltrona e tutta la tensione fu messa da parte. Difronte a lui c'era la console di comando, iniziò ad emozionarsi quando sul monitor vide la dicitura- trasformazione definitiva in UMANO. Si la parola UMANO era scritta in maiuscolo ed era evidenziata in grassetto. Nella sua testa riprese a farsi delle domande: “Come? Come poteva avvenire tutto ciò? E perchè? A quale scopo?” lasciò che che ogni sorta di domanda cadesse nel vuoto come aveva fatto con le sue braccia un attimo prima di sollevarsi e schiacciare il tasto del VIA all'operazione trasformazione definitiva. Pigiò il comando, Chiuse gli occhi e la trasformazione in umano iniziò. Attese a capo chino, il suo cervello prese a sfornare immagini in un vortice sempre più profondo e largo e ad un tratto avvenne il tutto: ci fu una vampata di calore che percorse tutta la schiena e arrivò sino ai piedi, sembrava che avesse un gran fuoco tutto dentro al suo corpo. Le orecchie gli ronzavano e Pix sentì un dolore lancinante al capo e lanciò un grido. Senza rendersene conto e con un respiro affannoso si alzò, aprì gli occhi e guardò il monitor e lesse la seguente frase:
PROCEDURA ULTIMATA! ORA SEI UN UMANO!!
Uscì dalla cella e cercò subito l'uscita. Aveva solo pochi minuti per allontanarsi da quel posto, tra poco la navicella sarebbe partita con destinazione Terrax e lui doveva essere lontano da li per evitare le fiamme dei motori. Uscendo si diresse verso il bosco cercando di allontanarsi il più possibile, ma la stanchezza limitava i suoi movimenti rendendolo impacciato e lento. Il rombo dei motori della navicella iniziavano ad essere assordanti. Uscì dal bosco e si buttò a terra e poi ci fu un lampo che illuminò tutta la zona circostante. Si sentì un rombo fortissimo e alzò gli occhi al cielo appena in tempo per vedere la navicella che si stagliava verso il cielo notturno lasciandosi dietro una lunga scia di polvere bianca. Sorrise, la navicella era alta nel cielo e sicuramente sarebbe andata verso la rotta predestinata. Fece appena in tempo a vederla sparire nel iper-spazio e poi adagiò il suo capo per terra cadendo in un sonno profondo.

30 agosto 2009

PIX FINE

TRENT'ANNI DOPO...
“...gentili signori e pregiatissime signore di tutto l'universo conosciuto è il vostro Nicolò Martellimpizzul che vi sta parlando dal pianeta Terrax per raccontarvi l'ultimo atto, cioè la finale, del primo campionato intergalattico di calcio. Oggi si affronteranno le squadre del pianeta Terrax, guidata dal famosissimo allenatore PIX Ponix e la squadra del pianeta Terra guidata dall'altrettanto famoso allenatore Dadi Dodi. Lo striografo Henry Millebaal ha definito questo l'evento più importante di tutti i tempi-” Così iniziava la telecronaca in universo-visione di quella partita dove Pix e Dadi, dopo una gloriosa carriera nelle squadre professionistiche più blasonate del pianeta Terra, si affrontavano come allenatori delle rappresentative dei loro pianeti. In tutti questi anni si erano dedicati a promuovere il calcio per tutto l'universo conosciuto e dopo trent'anni erano riusciti ad organizzare il campionato universale sul pianeta Terrax. Sembrava un puro atto di velleità, una speranza superiore alle loro forze invece i due “fratelli”, sono riusciti a realizzare il loro sogno dopo tanti sforzi. Questa competizione, unica nel suo genere, si svolse nello stadio più grande di tutto l'universo. La struttura poteva contenere cinquecentomila posti a sedere. Questo miracolo dell'architettura era ed è di per sé la più comunicativa opera di pace che si potesse costruire.
Dopo tanti anni di lavoro i vari popoli dell'universo avevano riconosciuto l'utilità del calcio come mezzo di pace, il calcio era diventato per tutti un evento che imponeva precise regole a chi lo organizzava, dirigeva e praticava. Il calcio per tutti quei pianeti che facevano parte della confederazione universale del gioco calcio era diventato soprattutto un fatto culturale perchè intimamente connesso al tessuto sociale dell'agire ed alla crescita dei giovani di tutto l'universo. Il calcio oramai non aveva più confini, ne colore e neppure età; non era condizionato da ideologie politiche o religiose; trascendeva i confini del sesso ed entrava nel vissuto di ognuno dei cittadini dell'universo. Di calcio ci si vestiva; per il calcio si gioiva, si rideva e si piangeva. Ci stava dentro tutto nel calcio: gioco, fantasia, tecnica e tattica, agonismo ed esasperazione insieme. Il calcio era spettacolo, sogno per i bambini e per gli adulti di chi giocava e di chi assisteva all'evento. Vi regnavano fede e bandiere, miti e leggende, records e primati, in una convivenza che ospitava disparati strati sociali. Per la nuda cronaca la partita quel giorno ebbe questo andamento: la squadra di Terrax andò in vantaggio al vetitreesimo del primo tempo con un colpo di testa di Olivix, un difensore roccioso e arcigno, proiettato in attacco per la realizzazione di un calcio piazzato. Il gol, come al solito nel gioco del calcio, arrivava nel momento migliore del gioco di Terra che dopo aver preso bene le misure alla squadra di Pix rischiava di andare in vantaggio più volte. Tutto il primo tempo la squadra di Dadi cercò di pareggiare senza riuscirci. Nella ripresa il pareggio della squadra della Terra arriva da un angolo calciato con il contagiri da Pessot: il colpo di testa di Bordonal, sul cross di quest'ultimo, è da rapace d'area di rigore e si va sull'uno a uno. Le azioni si susseguirono senza sosta e senza esito e con il risultato di uno a uno si conclusero i tempi regolamentari. Ai tempi supplementari poco cambiava, il gioco stazionava soprattutto a centrocampo senza che una delle due squadre avesse la meglio sull'altra e dopo un'occasione da gol per parte ci si avviava verso la lotteria dei calci di rigori. Il pubblico che sino ad allora aveva gioito e sofferto con urla e incitazioni per i propri beniamini si era fatto taciturno quasi volesse recuperare le energie sprecate nello sforzo di spettatore. I rigoristi delle due squadre erano stati segnalati alla terna arbitrale e da li a poco avrebbe avuto inizio l'emozionante recita dei rigori, ma a quel punto i due allenatori con un richiamo dagli altoparlanti dello stadio e dissero insieme: “il calcio ha una potenzialità educativa grandiosa: il senso di fratellanza, l'onestà, il rispetto del corpo proprio ed altrui contribuiscono all'edificazione di una società civile dove all'antagonismo si sostituisca l'agonismo, dove allo scontro si sostituisca l'incontro ed alla contrapposizione astiosa il confronto leale. È per questi motivi che vi diciamo che la PARTITA FINISCE QUI sul punteggio di PARITA' lanciando un messaggio di speranza a tutto l'universo che impari da questi atleti come si può essere avversari e rispettarsi per quello che si è! GRAZIE PER TUTTE LE PARTITE CHE GIOCHERETE IN SANA COMPETIZIONE, CON ONESTA' DI INTENTI ED AUTENTICA PASSIONE SPORTIVA!” Dopo un breve attimo di silenzio gli spettatori iniziarono ad applaudire e a festeggiare questa decisione come si festeggia una nuova vita che viene al mondo e sul video dello stadio comparve un enorme e colorato da mille colori: GRAZIE! Ed esplose la festa.