24 dicembre 2010

LEONARDO ALLENATORE DELL'INTER


Benvenuto!: Leonardo allenatore dell'Inter
Venerdì, 24 Dicembre 2010 18:52:46 permalink
MILANO - Tutta l'Inter dà il benvenuto a Leonardo. Sarà il tecnico brasiliano, 41 anni, a guidare la squadra Campione del Mondo e d'Europa a partire dal 29 dicembre, giorno della ripresa degli allenamenti al centro sportivo 'Angelo Moratti' di Appiano Gentile.
Leonardo ha siglato pochi minuti fa un contratto che lo legherà all'Inter fino al 30 giugno 2012.
Nei prossimi giorni sarà comunicata la data della presentazione ufficiale.
A Leonardo, il più sincero e grande in bocca al lupo, convinti che saprà mettere la sua classe, la sua esperienza di campionissimo e la sua mentalità a disposizione della Società e della squadra, per ottenere insieme i risultati che tutta l'Inter e tutti gli interisti vogliono ancora.
F.C. Internazionale (DAL SITO DELL'F.C.INTERNAZIONALE)

22 dicembre 2010

I PRINCIPI DI TATTICA INDIVIDUALE NELLA FASE DI NON POSSESSO

I principi di tattica individuale nella fase di non possesso palla, comprendono “la presa di posizione”, abilità che permette di ostacolare o rallentare l’azione avversaria, piazzandosi opportunamente in relazione alla posizione della porta, dell’avversario e della palla.
L’obiettivo principale di ogni azione difensiva è quella di ridurre spazio e tempo agli avversari, al fine di evitare o ritardare il loro avanzamento con l’obiettivo di cercare la riconquista della palla; il tutto dipende da una ottimale presa di posizione di più giocatori. Per recuperare il pallone è necessario prendere posizione davanti al portatore di palla, mentre i compagni più vicini controllano gli appoggi; da qui l’importanza, che tutti i giocatori siano impegnati in fase difensiva con spirito di sacrificio.
In virtù di questo, possiamo affermare che l’azione della presa di posizione, è composta da più elementi fondamentali:
Il marcamento: E’ direttamente collegato alla presa di posizione.
Saper marcare un avversario significa avere la massima attenzione sui movimenti, mantenendo nei suoi confronti una distanza tale da impedire e limitare la sua azione tramite un contrasto o un anticipo. Il marcamento si può definire quindi come un’azione del giocatore mirata a neutralizzare i movimenti e le azioni offensive dell’avversario. Questa componente tattica nel calcio è molto importante perché, un errore in fase difensiva può generare un vantaggio fatale alla compagine avversaria, mentre un buon marcamento può generare vantaggi tattici (ripartente in contropiede).

BUON NATALE A TUTTI


04 dicembre 2010

TATTICA E STRATEGIA

È molto interessante la definizione di strategia che Mario Leoncini dà nel suo breve saggio Elementi di strategia negli Scacchi.
Voglio riportarne alcuni stralci su questo blog:“Se la tattica è lo sfruttamento combinativo di una debolezza e la tecnica è la capacità di vincere una partita considerata vantaggiosa, la strategia è il piano di gioco. Qualcuno, in modo divertente quanto efficace, ha sintetizzato la differenza tra strategia e tattica dicendo: la tattica è sapere che cosa fare quando c’è qualcosa da fare e la strategia è sapere che cosa fare quando non c’è niente da fare.La strategia ha per scopo la formazione di debolezze tali da poter essere sfruttate con colpi tattici o in sede tecnica.La sua formulazione deve naturalmente tener conto di tutti gli elementi presenti sulla scacchiera che però, beninteso, varia al variare della posizione. Non è quindi possibile formulare un piano unico valido per tutte le stagioni ma è anche vero che, data una posizione, talvolta possono formularsi più piani. La scelta del piano dipende allora dall’indole del giocatore ma non si possono formulare piani che non tengano conto degli elementi strategici presenti nella posizione. Un altro errore comune è credere che la differenza tra un maestro e un principiante risieda nella capacità di calcolo; certo, un bravo giocatore è capace di calcolare con precisione anche lunghe varianti; ma la superiorità è soprattutto di ordine strategico. Il maestro sa che cosa fare in qualsiasi posizione senza bisogno di calcoli approfonditi. La formu-lazione di un piano riduce drasticamente la necessità del calcolo delle varianti; in questo senso nel corso della partita il maestro può calcolare meno di un principiante ma vincere lo stesso. E’ per questo che i forti giocatori possono giocare contro molti avversari contemporaneamente in simultanea e batterli."

01 dicembre 2010

LA STRATEGIA NEL CALCIO

La tattica di principio o strategia di gioco: è la scelta che si vuole attuare in prospettiva di una singola gara.
Pressing: può essere difensivo o basso, offensivo o medio, ultra offensivo o alto. E' una tattica collettiva atta alla riconquista della palla, conseguente alla pressione.
Pressione: è un'azione di tecnica applicata (tattica individuale), che ha lo scopo di limitare tempo e spazio al possessore di palla avversario.
Il fuori gioco è una conseguenza del pressing, in quanto la squadra si alza verso la palla e verso i giocatori più vicini alla palla per limitare spazio e tempo agli avversari.
Incroci e sovrapposizione: gli incroci sono azioni di tattica individuale senza la palla che prevedono cambi di posizione, attraverso corse ad incrocio tra due compagni. Si utilizza principalmente in fase d'attacco per liberare spazi.
Le sovrapposizioni sono corse alle spalle di un compagno a cui è stata trasmessa la palla, superandolo nel tentativo di conquistare spazio in avanti o superiorità numerica.
Possesso di palla: è un'azione tattica di reparto o di squadra, mediante la quale si cerca di far liberare degli spazi agli avversari. Si attua attraverso una serie di passaggi semplici, cercando di far girare su tutta la larghezza del campo la palla.
Sostegno o appoggio: andare vicini ad un compagno di squadra in possesso palla, al fine di attuare un possesso palla o un'azione d'attacco.
Superiorità numerica: è la condizione tattica che si ricerca con ogni azione di gioco, in opposizione agli avversari, grazie ai continui movimenti in sincronia nello spazio e nel tempo.

21 settembre 2010

SCUOLA CALCIO F.C.INTERNAZIONALE




Scuole Calcio: il nuovo record firmato Inter
Martedì, 21 Settembre 2010 14:07:02 permalink
MILANO - Si sono chiuse oggi le iscrizioni alle Scuole Calcio Inter. Grande il successo e tante le adesioni. In tutti i poli di Milano è stato segnalato il tutto esaurito dei posti disponibili per un totale di 310 bambini, che apprenderanno, sotto i colori nerazzurri, i fondamentali del calcio e i valori che esso rappresenta. Come ha ricordato ieri Giuliano Rusca, responsabile delle attività di base, alla presentazione delle Scuole Calcio Inter, presso la Sala Executive dello Stadio "G. Meazza" in San Siro "Il calcio, come tutti gli sport, significa soprattutto valori: socialità, lealtà, altruismo e integrazione".
Un nuovo record firmato Inter, un nuovo traguardo raggiunto, frutto della professionalità e della dedizione con i quali l'Inter e le società affiliate si dedicano anche alle attività di base.


18 settembre 2010

TORNEO PRISCO SETTIMA EDIZIONE


Torneo Prisco: all'Inter la 7° edizione
Sabato, 18 Settembre 2010 21:32:24 permalink
MILANO - I Pulcini nerazzurri categoria 2000 si sono aggiudicati il 7° memorial "Giuseppe Prisco" contro Chievo Verona, Genoa e Torino.

02 settembre 2010

CALCIO E POESIA

UMBERTO SABA
TRE MOMENTI
Di corsa usciti a mezzo il campo, date
prima il saluto alle tribune. Poi,
quello che nasce poi,
che all'altra parte rivolgete, a quella
che più nera si accalca, non è cosa
da dirsi, non è cosa ch'abbia un nome.
Il portiere su e giù cammina come
sentinella. Il pericolo
lontano è ancora.
Ma se in un nembo s'avvicina, oh allora
una giovane fiera si accovaccia
e all'erta spia.
Festa è nell'aria, festa in ogni via.
Se per poco, che importa?
Nessun'offesa varcava la porta,
s'incrociavano grida ch'eran razzi.
La vostra gloria, undici ragazzi,
come un fiume d'amore orna Trieste.
(da “Canzoniere”, 1951)

13 agosto 2010

ESORDIO DI LORENZO CRISETIG NELL'UNDER 21


VIAREGGIO - Ieri sera il nerazzurro Lorenzo Crisetig ha fatto il suo esordio con la maglia azzurra dell'Under 21: dieci minuti giocati contro la Danimarca, un esordio record, essendo il più giovane esordiente nella storia della nazionale italiana Under 21, primato strappato a Federico Macheda (fonte FootBallData).

INTER CAMPUS: UNA VITTORIA DI NOME ADRE'

Inter Campus: una vittoria di nome Andrè
Martedì, 03 Agosto 2010 11:35:41 permalink
MILANO - Andrè è tornato a casa e sta bene. Inconsapevoli del futuro, l'avevamo conosciuto meglio durante la Coppa del Mondo Inter Campus dello scorso settembre: ci aveva conquistati immediatamente con quel carisma che esplodeva all'intonazione dei canti della sua terra. Poi, grazie alle visite specialistiche riservate a tutti i partecipanti e alla professionalità affettuosa del Dr. Pandolfi, la scoperta di una cardiopatia congenita grave. Con la promessa mantenuta da parte della Regione Toscana, il delicato intervento chirurgico è stato programmato. Così Andrè è tornato in Italia nel mese di Luglio, accompagnato da Francisca, tutrice e angelo custode. Affidato prima alle cure dello staff medico dell'Ospedale Meyer di Firenze e poi dell'Ospedale Pasquinucci di Massa dove, martedì 13 Luglio, è stato operato dal Dr. Murzi, entusiasta del suo veloce recupero e del suo fisico forte, espressione di un vero e proprio istinto di sopravvivenza. Massimo Moratti, felice di aver contribuito a questo piccolo grande miracolo, ringrazia sentitamente il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi e il Responsabile Segreteria Politica, Alberto Zanobini, il Dr. Bruno Murzi e la sua equipe dell'Ospedale Pasquinucci, il Dr. Massimo Pandolfi e lo staff dell'Ospedale Serristori di Figline Valdarno, la Dr.ssa Silvia Favilli e lo staff dell'Ospedale Meyer di Firenze, Valerio Pelini, attualmente direttore del coordinamento Economia e Welfare al Comune di Firenze, Giuseppe Mistretta, ambasciatore d'Italia in Angola, Padre Stefano, coordinatore di Inter Campus Angola, Francisca, e lo staff di Inter Campus. Andrè è tornato a casa e sta bene...e questo è tutto ciò che conta.

23 luglio 2010

APPRENDIMENTO MOTORIO 1

L’apprendimento motorio scandisce l’intera esistenza: si comincia ad apprendere appena nati e si continua sino a tarda età. L’attitudine ad acquisire nuovi gesti viene definita capacità di apprendimento motorio e può es­sere valutata sia misurando il tempo impiegato per impadronirsi correttamente di un’azione motoria, sia attraverso la qualità del movimento appreso, che si esprime nel grado di efficacia e precisione.
Nella prima infanzia la capacità di apprendimento è modesta; segna poi una rapida accelera­zione nel periodo della prima età scolare (6 -10) e, raggiunge il massimo grado di incremento dopo i 10 -11 anni (questa età viene ritenuta l’età d’oro per l’apprendimento delle tecniche); poi si stabilizza, fino a che, nella tarda età adulta e nella vecchiaia, si riduce in maniera abbastanza significativa. E’ essenziale però ricordare che di fatto non si esaurisce mai e che l’unico modo per mantenerla attiva è proprio l’esercizio.
La capacità di apprendimento è alla base dello sviluppo motorio e, nei giovani, ogni esperienza dovrebbe contribuire ad incrementarla. Specialmente nei bambini è fondamentale predisporre un percorso di educazione motoria e sportiva finalizzato non tanto al perfezionamento fine delle tecniche (specializzazione) quanto allo sviluppo di questa speciale capacità. L’acquisizione delle abilità tecniche (i fondamentali degli sport) dovrebbe avvenire attraverso ripetizioni coscienti e controllate; lo sviluppo della capacità di apprendimento, infatti, è massimo se le esercitazioni vengono effettuate con consapevolezza.

Quale apprendimento?

Apprendere un gesto significa, come prima cosa, appropriarsi della sua funzione: ovvero permettere a chi apprende di raggiungere lo scopo dell’azione per cui esso è progettato; ogni altra operazione è subordinata e successiva. Naturalmente un’azione motoria per raggiungere un livello di efficacia accettabile deve essere realizzata con una forma abbastanza corretta, forma che però è successiva alla funzione, non può precederla. Spesso, infatti, fornendo ad un allievo adeguate istruzioni per rendere il gesto più efficace, si ottiene anche un miglioramento, a volte spettacolare, della forma.
L’apprendimento motorio dovrebbe passare attraverso tre fasi:
· La produzione del risultato. Rappresenta il primo obiettivo, che si ottiene ordinando, anche grossolanamente, in forma simultanea o successiva, i movimenti parziali che costituiscono l’azione motoria.
· Il miglioramento della presa di informazione finalizzato allo sviluppo del “senso del movimento” (processi percettivi). Si ottiene attraverso ripetizioni del gesto realizzate in forma consapevole e controllata. La ripetizione, se effettuata in forma cosciente, rende sempre più “visibili” le informazioni cinestesiche e consente la loro rielaborazione per il perfezionamento fine del movimento
· La rielaborazione “mentale”, cioè la presa di coscienza e la rielaborazione delle sensazioni cinestesiche, la loro piena comprensione (attraverso la definizione dei rapporti di causa ed effetto), la rappresentazione mentale del movimento e l’incremento progressivo della capacità di tradurre queste sensazioni motorie in parole (verbalizzazione). Questa fase dell’apprendimento, che si conclude con la memorizzazione consapevole del gesto nella sua interezza e/o nei dettagli, non sempre viene raggiunta pienamente. Rappresenta infatti uno stadio caratteristico dello sport evoluto ed in particolare di quelle discipline nelle quali la tecnica, intesa come espressione del gesto, è oggetto di valutazione (sport tecnico-combinatori), oppure può garantire una forte economizzazione del movimento ed un conseguente elevato risparmio energetico (sport di resistenza con elevata componente coordinativa: nuoto, sci di fondo, pattinaggio, canottaggio, canoa, ecc…).
Le tre fasi del processo di apprendimento sono in forte interazione. Produzione del risultato, sviluppo della percezione del movimento ed automatizzazione consapevole del gesto, dunque, anche se trattati come processi separati, rappresentano un unico fenomeno senso-psico-motorio che costituisce l’essenza stessa dell’apprendimento, un processo complesso che non si traduce solamente nell’acquisizione di un automatismo motorio, ma porta ad un ulteriore miglioramento dei processi dai quali dipende la coordinazione motoria.
La corretta automatizzazione di un movimento nella sua forma fine, infatti, non è il prodotto della semplice ripetizione del gesto, essa rappresenta soprattutto l’effetto del miglioramento della coordinazione motoria, cioè della capacità dell’allievo di controllare e regolare il movimento. Un miglioramento che è tanto più accentuato quanto più i compiti sono variati ed adeguati agli allievi e quanto più essi si applicano coscientemente per la loro risoluzione.
Per favorire lo sviluppo della coordinazione (e soprattutto della capacità di apprendimento, basilare nei giovanissimi), quindi, le esercitazioni devono essere scelte non solo per la loro utilità immediata, ma anche e soprattutto per sollecitare il transfer motorio, fenomeno essenziale per il successivo sviluppo qualitativo dei movimenti.

19 luglio 2010

CONDIVIDETE???

Il Daspo, il divieto di assistere alle manifestazioni sportive, non solo per i tifosi facinorosi, ma anche per certi genitori, che sui campi giovanili si comportano da invasati e sono dei veri istigatori alla violenza. E’ un desiderio (un’ipotesi di lavoro? Un semplice sogno?) del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, lanciata in un’intervista a “Il Calcio Illustrato”, il mensile della Lega Dilettanti. Ecco il passaggio dell’intervista, in cui Maroni spiega il perché di questo suo pensiero “…Quando mi trovo ad assistere sbigottito a scenate dei genitori che davvero vanno contro tutti i principi e i valori del calcio dei ragazzi. Ci sono genitori che trasformano i figli in gladiatori, che fanno pesare un passaggio sbagliato, che danno del cretino all’allenatore che li sostituisce o non parlano più con i genitori del ragazzo che non passa la palla. Questo è un modo punitivo, esasperato e assolutamente sbagliato di vivere il calcio da genitori e di formare i ragazzi. Come rimediare?Se potessi, introdurrei il Daspo educativo per tenere fuori dai campi i genitori invasati che giocano contro la crescita dei figli e dei loro compagni. Trasformano la passione in pressione. Condizionano in misura irrimediabile l’intero gruppo, anche quei ragazzi che hanno genitori capaci di fare i genitori di uno sportivo. La questione è essenzialmente culturale e penso che tutti dobbiamo fare qualcosa per far crescere il tasso di cultura sportiva. Che poi è anche educazione civica”.Non sarebbe male. Ma è una strada difficilmente percorribile. Certamente otterrebbe più risultati di altri provvedimenti per combattere la violenza nel calcio.

IL FUTURO DELL'INTER


18 luglio 2010

20 giugno 2010

PROGRAMMA ANNUALE D'ALLENAMENTO PER BAMBINI DAI 10 AI 12 ANNI

PROGRAMMA ANNUALE DI ALLENAMENTO DAI 10 AI 12 ANNI
Per strutturare un adeguato programma di allenamento per i ragazzi di 10/12 anni, dobbiamo tenere in considerazione che esistono una serie di parametri, quali le capacità tecnico-tattiche e coordinative, da cui non possiamo assolutamente desumere.

SCHEMA DI RIFERIMENTO

MESE CAPACITA’ TECNICHE CAPACITA’ TATTICHE CAPACITA’ COORDINAT.
AGOSTO
Conduzione, passaggio, ricezione. Modi di calciare
Difesa della porta in superiorità numerica.
Gioco senza palla. 7c7
Giochi con e senza palla
SETTEMBRE
Conduzione, passaggio, ricezione. Modi di calciare
Passaggio in zona libera. Difesa della porta in inferiorità numerica.
Gioco senza palla. 7c7 – 11c11
Giochi con e senza palla
OTTOBRE
Passaggio, ricezione. Modi di calciare. Colpo di testa. Difesa della palla.
Difesa porta in inferiorità numerica e superiorità numerica. Temporeggiamento. Creazione dello spazio. Passaggio e tiro.
Gioco con e senza palla. 7c7 – 11c11
Giochi collettivi con e senza palla
NOVEMBRE
Passaggio,ricezione. Modi di calciare. Colpo di testa. Difesa della palla.Movimento d’inganno
Creazione dello spazio.Marcamento.Gioco con e senza palla.Passaggio e tiro.
7:7 – 11: 11
Giochi collettivi con e senza palla
DICEMBRE
Verifica del lavoro svolto
Verifica del lavoro svolto
Giochi collettivi con e senza palla
GENNAIO
Passaggio,ricezione. Modi di calciare. Colpo di testa. Movimento d’inganno.Dribbling.
Marcamento.Temporeggiamento.Difesa della porta e presa di posizione in inferiorità numerica.
11c11
Giochi collettivi con e senza palla
FEBBRAIO
Passaggio, ricezione. Modi di calciare la palla.Movimento di inganno.Dribbling.
Difesa della porta e presa di posizione in inferiorità numerica.
11c11
Giochi collettivi con e senza palla
MARZO
Passaggio,ricezione. Modi di calciare. Movimento d'inganno. Dribbling.
Smarcamento;Creazione dello spazio;Dai e vai.
11c11
Giochi collettivi con e senza palla
APRILE
Passaggio,ricezione. Modi di calciare. Movimento d’inganno. Dribbling.Colpo di testa.
Attacco contro difesa con conclusione finale.
Giochi collettivi con e senza palla
MAGGIO
Fondamentali del calcio in situazioni di gioco complesse
Attacco contro difesa con conclusione finale.
Giochi collettivi con e senza palla
GIUGNO

Verifica del lavoro svolto durante l’annata

Verifica del lavoro svolto durante l’annata

ESEMPIO:
OBIETTIVI TECNICI: dominio, conduzione, modi di calciare, modi di ricevere, tiro in porta
OBIETTIVI TATTICI: 2 attaccanti contro 3 difensori
SVILUPPO CAPACITÀ CONDIZIONALI: mobilità articolare, resistenza, velocità forza rapida
SVILUPPO CAPACITÀ COORDINATIVE: equilibrio, orientamento, adattamento, differenziazione, reazione, ritmizzazione, accoppiamento e combinazione.
DESCRIZIONE ESERCIZI: 15 minuti. gioco introduttivo: pallamano20 minuti: Conduzione condizionata interno ed esterno piede30 minuti: 2:3 per il raggiungimento della meta avversaria su campi ridotti20 minuti: passaggio e tiro in porta15 minuti: gioco libero
NOTE: difficoltà, errori ecc…. da segnalare per ridefinire gli obiettivi della lezione successiva e del piano annuale.

04 giugno 2010

10000 ORE PER ECCELLERE

Ultimamente mi sono imbattuto in una “perla”: l’intervento, all’AIGA, di Malcom Gladwell sulla storia dei Fleetwood Mac. Lo so, sembra ironico e poco attinente ad un blog fotografico. E infatti, per certi versi, anche il modo presentare di Gladwell fa sorridere. Malcom è un cronista del Washington Post nonchè autore di libri arguti. La sua ultima fatica si chiama “Outliers” e racconta della vita di diversi personaggi diventati famosi e della parabola del loro successo:
…In the case of Outliers, the book grew out a frustration I found myself having with the way we explain the careers of really successful people…
Una “chiave” che, secondo l’autore, ha a che fare con un assioma, recentemente dimostrato con poche eccezioni da un gruppo di psicologi: la regola delle 10.000 ore. Sembra che servano infatti 10 anni (10.000 ore a 4 ore al giorno, 4 ore di dedizione) per riuscire a diventare dei maestri in qualsiasi campo, sia esso artistico che tecnico/scientifico:
“… it says that any kind of complex cognitive task takes 10,000 hours of deliberate practice to master and it’s — what’s extraordinary about this rule, the 10,000-Hour rule, is that it seems to apply to virtually everything that’s complicated.”
A meno che non si sia dotati di un tipo di creatività “esplosiva”, quella di cui era dotato, ad esempio Picasso, il cosiddetto “conceptual innovator”:
“… a man, who over the course of his career, is possessed by a series of truly revolutionary ideas, which he expresses in his art immediately…“
Ai Fleetwood Mac sono serviti 10 anni e 15 album prima di produrre un lavoro che ha avuto un successo enorme, “Rumors”. Mozart, che ha iniziato da bambino prodigio a 11 anni ha scritto la sua prima opera rilevante a 22 (il concerto n. 9, K 271). Cezanne, che per Gladwell è l’archetipo dei creativi “lenti”, ha iniziato a produrre opere rilevanti a circa cinquanta anni. Il famoso matematico Andrew Wiles ha impiegato dieci anni per dimostrare il teorema di Fermat. In un certo qual modo le tesi di Malcom sono “consolatorie”: i “creativi lenti”, gli “experimental innovator”, sono la maggior parte di noi. In un certo qual modo però la nostra società è antitetica a questi processi creativi…. Se non sei subito GENIALE, se non hai successo con il primo hit non sei nessuno. E questo, indubbiamente, causa un generale impoverimento della qualità delle cose che si producono, in un generale mordi-e-fuggi che assomiglia tanto ai ritmi frenetici di Internet (dei quali parlo qui), alla difficoltà di intavolare una discussione ragionata e “lenta” (di cui parlo qui).La cosa interessante è che il tempo non passa invano. Si matura, si riflette e le cose, lentamente assumono contorni più definiti. Ma fa anche “male”. Si diventa più esigenti, si va più facilmente in stallo, a volte forse ci si blocca… Il che è, in effetti, contro la regola delle 10000 ore. I blocchi creano ritardi…. Un’idea interessante la suggerisce Brooks Jensen (editor di Lenswork) che, dal 1986, ha istituito l’autodisciplina del “100 Prints Project“. Consiste nel produrre una fotografia ogni tre giorni, una buona fotografia:
“By commiting myself to post a new image every third day for a year, I hope to push myself to create 100 new images. “Artistic discipline” is a bit of an oxymoron, but being an artist and not producing work is just plain moronic”.
Resta da settare il “T0” delle nostre 10.000 ore. E contare, lentamente, da lì…

CONVEGNO A SAN PATRIGNANO


25 maggio 2010

I 99 DELL'INTER VINCONO IL TORNEO A BORGOSATOLLO (BS)

Borgosatollo tiene banco il calcio giovanile
Ore: 06:00
martedì, 18 maggio 2010
BORGOSATOLLOCalcio giovanile assoluto protagonista a Borgosatollo. Mentre entra nella fase decisiva il 16° torneo giovanile dell'Ac Borgosatollo, s'avvicina anche la «Borgofest», manifestazione per Pulcini organizzata dal Real Borgosatollo.Il 16esimo torneo notturno giovanile, riservato a Eosrdienti, Giovanissimi ed Allievi, elegge tra questa sera e giovedì le finaliste. Alla serata odierna parteciperà anche una folta delegazione di giocatori del Brescia, che hanno già presenziato nelle ultime due edizioni. Le semifinali si giocano a partire dalle 19.30: Real Borgosatollo-Voluntas tra gli Esordienti, Lions Capriano-Uso Ghedi tra i Giovanissimi e Castenedolese-Real Borgosatollo tra gli Allievi. Dopodomani le altre semifinali: Montichiari-Castenedolese (Esordienti), Borgosatollo-Calvina (Giovanissimi) e Virtus Manerbio-Bovezzo (Allievi).Domenica 23 maggio dalle 9, invece, si terrà la «Borgofest», 3° torneo nazionale di calcio per Pulcini del 1999 organizzato dal Real Borgosatollo. Parteciperanno le squadre di Inter, Milan, Juventus, Sampdordia, Atalanta, Brescia, Cesena, Mantova, Padova, Cremonese, Montichiar
PULCINI A3° Torneo Borgofest
Internazionale - Mantova: 7-0
Internazionale - Brescia: 5-0
Internazionale - Atalanta: 0-0
Internazionale - Juventus: 4-0
Finale
Internazionale - Cesena: 2- 0

18 maggio 2010

I 98 DELL'INTER VINCONO IL TORNEO DI AROUSA (SP)

LA CLASSIFICA
1 - FC INTERNAZIONALE
2 - VALENCIA CF
3 - REAL MADRID
4 - RCD ESPANYOL
5 - SEVILLA FC
6 - OMIYA ARDIJA
7 - ATLÉTICO DE MADRID
8 - RC CELTA
9 - BENFICA SL
10 - RC DEPORTIVO
11 - TOTTENHAM HOTSPUR
12 - SPORTING DE GIJÓN
13 - LIVERPOOL FC
14 - CD AREOSA
15 - ED VALMIÑOR
16 - PARIS SAINT GERMAIN
17 - SELECCIÓN AF7
18 - ATHLETIC DE BILBAO
19 - MONTAÑEROS CF
20 - EF LALÍN

Escrito por Alberto Diz 16 de Mayo de 2010
JUGADOR/PLAYER EQUIPO/TEAM
MEJOR PORTERO:
ALFIE WHITEMAN TOTTENHAM HOTSPUR
MEJOR JUGADOR-TROFEO RAMIRO CARREGAL:
MELKAMU TAUFER FC INTERNAZIONALE
MAXIMO GOLEADOR (8):
JUSTICE OPUKU FC INTERNAZIONALE
ANTONIO PAULO GOMES REAL MADRID
TROFEO FRINSA A LA DEPORTIVIDAD
OMIYA ARDIJA
EQUIPO IDEAL
PORTERO / GOALKEEPER ALFIE WHITEMAN TOTTENHAM HOTSPUR
DEFENSA / DEFENDER JESÚS MANUEL CEDENILLA REAL MADRID
DEFENSA / DEFENDER RIKU YAMADA OMIYA ARDIJA
DEFENSA / DEFENDER CARLES MORALES RCD ESPANYOL
MEDIO / MIDFIELDER MELKAMU TAUFER FC INTERNAZIONALE
DELANTERO / FORWARD VICENTE LUCAS SEVILLA FC
DELANTERO / FORWARD FRAN VILLALBA VALENCIA CF

11 maggio 2010

ECCO IL MIO NUOVO LIBRO

UN RINGRAZIAMENTO ALLE PERSONE CHE HANNO RESO POSSIBILE L'OPERA. UN GRAZIE PARTICOLARE A MARCO CHE CON IL SUO LAVORO HA FATTO IN MODO DI REALIZZARE UN ALTRO MIO SOGNO.

02 maggio 2010

STEFANO BORGONOVO: SIAMO TUTTI CON TE

Chi è Borgonovo
Stefano Borgonovo è nato a Giussano il 17 marzo 1964. E' sposato con Chantal ed ha 4 figli: Andrea (nato nel 1988), Alessandra (1990), Benedetta (1997) e Gaia (2003).
Stefano è nato con il pallone al piede. Aveva soltanto 10 anni quando fu segnalato al Como da un osservatore. Due anni dopo entrava a far parte del settore giovanile del Calcio Como, uno dei migliori d'Italia, guidato da Mino Favini.
Inizia così la sua trafila nelle squadre giovanili, partendo dagli Esordienti fino alla Primavera, segnando gol a valanga. Poi l'esordio tra i professionisti: è l'inizio di una grande carriera che lo vede protagonista nel Como (dopo una positiva esperienza in B con la Sambenedettese), nella Fiorentina con Roberto Baggio, nel Milan, con il quale vince una Coppa dei Campioni, una Coppa Intercontinentale e una Supercoppa Europea e successivamente nell'Udinese, Pescara e Brescia.
Conclusa l'attività di calciatore, Stefano si dedica ai baby calciatori, creando una scuola calcio, la Extra Sport (con l'amico Marco Barollo, ex calciatore) che oggi gestisce il settore giovanile del Vis Nova Giussano. Borgonovo allena anche le giovanili del Como, tra le sue scoperte il difensore Santacroce, oggi giocatore del Napoli e dell'Italia Under 21.
Pur colpito dalla Sla, Stefano continua a seguire la sua scuola scuola calcio, seguendo quando gli è possibile le sue squadre a bordo campo, in carrozzina.

La sla
La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), conosciuta anche come "Morbo di Lou Gehrig","malattia di Charcot" o "malattia dei motoneuroni", è una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce i motoneuroni, cioè le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che permettono i movimenti della muscolatura volontaria.
Esistono due gruppi di motoneuroni; il primo (primo motoneurone o motoneurone centrale o corticale) si trova nella corteccia cerebrale e trasporta il segnale nervoso attraverso prolungamenti che dal cervello arrivano al midollo spinale. Il secondo (2° motoneurone o motoneurone periferico o spinale) è invece formato da cellule nervose che trasportano il segnale dal midollo spinale ai muscoli.
La SLA è caratterizzata dal fatto che sia il primo che il secondo motoneurone vanno incontro a degenerazione e muoiono. La morte di queste cellule avviene gradualmente nel corso di mesi o anche anni. In tale arco di tempo i motoneuroni rimasti, almeno in parte, sostituiscono nelle proprie funzioni quelle distrutte.I primi segni della malattia compaiono quando la perdita progressiva dei motoneuroni supera la capacità di compenso dei motoneuroni superstiti fino ad arrivare ad una progressiva paralisi, ma con risparmio delle funzioni cognitive, sensoriali, sessuali e sfinteriali (vescicali ed intestinali).Generalmente si ammalano di SLA individui adulti di età superiore ai 20 anni, di entrambi i sessi, con maggiore frequenza dopo i 50 anni.In Italia si manifestano in media tre nuovi casi di SLA al giorno e si contano circa sei ammalati ogni 100.000 abitanti.
FONTE: http://www.aisla.it/
(AISLA: Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica)

29 aprile 2010

LA PARABOLA DEI TALENTI

IL TESTO
14Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. 16Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. 17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. 20Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. 21Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. 22Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. 23Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. 24Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; 25per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. 26Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. 28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 30E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.
RIFLESSIONE
Il messaggio di questa parola è forte e chiaro, spero che ognuno di noi possa meditarlo.
La parabola dei talenti parla della venuta di Gesù per il giudizio universale. Quando ritornerà, egli esigerà di sapere da noi come abbiamo usato il nostro tempo, cosa abbiamo fatto della nostra vita e dei talenti che abbiamo ricevuto, cioè delle nostre capacità. Il premio per il buon uso sarà la partecipazione alla gioia del Signore, cioè al banchetto eterno.
Questa parola è importante e tratta due temi molto attuali: I doni che ogni persona riceve da Dio ed il modo in cui li riceve. Ogni uomo ha qualità, talenti con cui può e deve servire gli altri.
Se noi guardiamo un po’ la vita politica ed amministrativa della nostra terra ci dobbiamo domandare se ognuno di noi ha servito l’opera di Dio o di Satana, beh… se ci pensiamo un po’ non mi pare di servire Dio.
Guardiamoci attorno e vediamo da quanti problemi siamo accerchiati : malaffare, spargimento di sangue,disoccupazione,droga, povertà diffusa, inquinamento ambientale. Sembra l'apocalisse...!!
Vi pare questo il regno di Dio ?
Ci sentiamo responsabili di queste tristi situazioni ?
Chi ha ricevuto i talenti (doni di Dio) li ha utilizzati per compiere opere benefiche?
E' molto palese che si stanno compiendo opere di satana. Su questo dobbiamo veramente riflettere..!! E dobbiamo domandarci costantemente qual è l'atteggiamento con cui le persone si pongono davanti a Dio che ci ha dato i suoi doni ?
. Non c'è differenza tra coloro che ricevono di più e coloro che ricevono di meno. Tutti ricevono secondo la loro capacità. Ciò che importa è che il dono sia posto al servizio del Regno e che faccia crescere i beni del Regno che sono l'amore, la fraternità, la condivisione. La chiave principale della parabola non consiste nel produrre talenti, ma indica il modo in cui bisogna vivere la nostra relazione con Dio.
Utilizziamo i talenti per il bene di tutti.

DISEGNO DI UN MIO ALUNNO DI I D


06 aprile 2010

VINTO IL TORNEO DI FORMENTERA CON I 99






El Inter gana a ritmo de goles



Dicen que en el mundo del deporte siempre hay sorpresas, pero la lógica de la contundencia, por lo general, acaba imponiéndose y el Inter de Milán fue una apisonadora para todos sus rivales, no dejó sombra de duda de que era el mejor equipo, avasalló a sus rivales y se fue con todos los premios y trofeos posibles. Primero del torneo, máximo goleador, menos goleado y, entre sus filas, el máximo goleador, Francesco Russo, que convirtió siete goles, y el MVP del torneo, Samuele di Ponti.La final era la prevista a tenor de los partidos del sábado ya que Inter y Villareal fueron los que demostraron mayor calidad y consistencia en el juego, pero en la final sucedió lo obvio: los milaneses fueron contundentes y vencieron (6-2) a los castellonenses que, no obstante, dejaron muestras del gran trabajo de cantera del club.Estaba claro que ayer por la mañana la tarea de la S.D. Formentera, en la semifinal que le enfrentaba al Inter, era casi imposible y los neriazzurros se impusieron con solvencia firmando un contundente 4-0 pese a que, en algunos momentos, los formenterenses rozaron, cuando menos, el gol del honor. En la otra semifinal, mucho más ajustada, Villareal y Mallorca empataron a uno en un partido de toma y daca que se llevó el Submarino en los penaltis.Final de consolaciónEn la lucha por el tercer y cuarto puesto, los formenterenses alcanzaron el bronce simbólico en un disputado partido contra los mallorquines y, aunque siempre fueron por delante en el marcador, el 3-2 final refleja lo ajustado del partido en el que Raúl, con dos goles, y Elio, firmaron los tres tantos de los locales, que quedaron más que satisfechos por su trayectoria en su torneo y con participantes de tanta alcurnia deportiva.La prueba de todo ello es que el Barça sólo fue capaz de imponerse en el último partido del torneo, para la séptima plaza, tras tres dolorosas derrotas, venciendo por 2-0 a la U.E. Sant Josep, que fue el único equipo que no ganó ni un solo partido. Por su parte el Puig d'en Valls y, contra pronóstico, se impuso claramente por 3-0 al Albacete, resultando quinto clasificado.

22 marzo 2010

CORSO D'AGGIORNAMENTO: "PERCORSI TECNICI COORDINATIVI"

La giornata "Percorsi Tecnico-Coordinativi"
Lunedì, 22 Marzo 2010 17:54:32
MILANO - Si è svolto oggi al C.S. Facchetti il secondo dei tre incontri "Percorsi Tecnico-Coordinativi" organizzato dal mensile Nuovo Calcio e dal Settore Giovanile di F.C. Internazionale. L'incontro, che ha visto partecipare 561 allenatori da tutta Italia, ha lo scopo di trasmettere le conoscenze dei tecnici nerazzurri al fine di poter crescere meglio i giocatori, nel particolare, della categoria Esordienti, fase fondamentale del percorso di apprendimento dei giovani calciatori.Dopo una breve introduzione ai lavori da parte di Roberto Samaden, responsabile del settore giovanile, e al saluto di Michele Di Cesare, direttore della rivista Nuovo Calcio, ha preso la parola Giuliano Rusca, responsabile tecnico delle attività di base dell'Inter."La fase in esame è uno dei momenti cruciali per la vita dell'atleta. È il momento in cui si passa da un calcio con una accezione puramente ludica, ad una fase pre-agonistica. Insegnare le cose giuste nel modo giusto è fondamentale" commenta Rusca.Gli allenatori "ospiti" hanno assistito, muniti di taccuini e telecamere, a una seduta di allenamento dei giovani nerazzurri e hanno potuto interagire con tutti i tecnici, tra i quali quest'oggi anche Luciano Castellini. "Oltre agli esercizi vogliamo mostrarvi lo spirito e la mentalità con i quali si deve allenare, cose che non troverete mai sui libri" è il suo breve commento.Sono state organizzate 4 stazioni di lavoro: Portieri, Tecnica Coordinativa, Tattica Individuale, Collaborazione di Squadra. I tecnici divisi in 4 gruppi hanno potuto assistere ad ogni momento dell'allenamento e vedere i giocatori delle giovanili dell'Inter svolgere gli esercizi.Molta soddisfazione, apprezzata soprattutto la praticità e la concretezza con la quale è stata organizzata la giornata. Poche parole, tanti fatti, tanti esercizi e tecniche nuove. "Il nostro scopo non è quello di stupirvi o di impressionarvi" - afferma Rusca prima di passare sui campi - "vogliamo restituirvi conoscenze pratiche, esercizi, situazioni ed attività reali, così che possiate introdurle nelle vostre metodologie di allenamento". Commenti positivi e complimenti da parte degli ospiti, per una giornata costruttiva e formativa; ai tecnici per la loro competenza e disponibilità, alla società nerazzurra, ma anche ai giovani atleti dell'Inter.

05 marzo 2010

PAOLO

PAOLO
“I bambini sono il bello del calcio. Le loro emozioni, di fronte ad un pallone, sono difficili da immaginare e da rappresentare. Il sorriso di un bambino che gioca a calcio è il più bello spot per questo sport”. G.Facchetti
Non sempre si nasce fenomeni. Il mondo del calcio ha anche altri volti. Volti di giocatori normali, che sin da bambini inseguono il sogno di calcare un prato verde e correrci sopra, inseguendo un pallone. Per molti di loro il sogno svanisce. Per altri continua, anche se tra mille sacrifici. Ecco il prototipo di questo tipo di giocatore: quello che difficilmente finisce in copertina, quello che non va mai alle conferenze stampa, quello che non rilascia interviste a riviste del settore; uno normale, un tipo come Paolo. Lui Gioca in mediana e corre per tre. Ha un cuore grande e generoso e a soli dodici anni si vede il suo talento: è quello di sapersi sacrificare per gli altri senza riserve senza nessun interesse personale, tutto per la squadra, la squadra avanti a tutto. Sono due gli aspetti di Paolo che mi interessa farvi conoscere: il calciatore e la grande persona che sta dietro ad esso. Lui è Un ragazzo sensibile e riflessivo, che si emoziona parlando della propria famiglia e ogni qual volta che parla in pubblico arrossisce e abbassa la testa dimostrando una timidezza fuori del comune. Lui era Uno di quei bambini che andava allo stadio a vedere i propri idoli e che era pieno di gioia ogni qual volta poteva avvicinarne qualcuno, anche solo per salutarlo. Paolo ha fatto la gavetta. Ha faticato per guadagnarsi un posto in serie A. Ha trascorso tanti anni lontano da casa e distante da famiglia e amici. Ha cominciato ad andare in giro da giovanissimo. È rimasto nelle giovanili del Milan per sei anni, facendo tutta la trafila dai pulcini alla primavera, poi inizia a girare in tante squadre: Viterbese, Chievo, Sampdoria ed ora Udinese. All’epoca, quando lo allenavo io, però, aveva solo 12 anni e poca possibilità di affermarsi. Il sogno era forte, ma il desiderio era troppo anche per il genio della lampada. Il suo talento calcistico era buono, ma mai avrei scommesso che quel caparbio comasco avrebbe oggi calcato i tappeti degli stadi di serie A. E così Paolo dalla società rossonera deve uscire per affermarsi e inizia ad andare a Viterbo. Fino a quando non gli si presenta di fronte l’opportunità di approdare al Chievo.Il calcio,oramai a quanto sembra lo sappiamo in pochi, non è solo celebrità e glamour. Il calcio è spesso sacrificio. Chi non ha l’arma del talento fin dalla nascita, deve affermarsi in altri modi e la via maestra è sacrificarsi. Paolo questo lo sa benissimo, lui è stato tanto tempo lontano da casa, dai suoi amici, dai suoi genitori che ama tantissimo, lui ha limitato le feste, le cene al ristorante, i bagordi notturni, per un unico scopo: arrivare! Non ha potuto fare ciò che facevano i suoi coetanei. La sua determinazione era concentrata nel voler sfondare, diventare un calciatore di serie A.. Nemmeno fare una gita in famiglia nei weekend. Il calcio viene prima di tutto”. Eppure i calciatori sono dei privilegiati rispetto all’uomo comune e Paolo è il primo ad ammetterlo: “Fare il calciatore, nonostante i sacrifici, è comunque un privilegio. Ci sono gli infortuni, ma anche quell’enorme visibilità che altre professioni non sognano lontanamente”(sue parole in una rara intervista). Paolo ce l’ha fatta è diventato quello che sognava grazie alla sua voglia, alla sua determinazione, alla sua capacità di rendere realtà un sogno. Capita spesso che la gente pensi che la vita dei calciatori sia qualcosa di beatamente lussuoso e privilegiato. Spesso però non è così. Il Calcio è un gioco non facile. Anche se si è dotati, bisogna investire molti anni per affinare la tecnica e per forgiare il carattere. E poi la stessa carriera è sempre, per certi versi, un' avventura sul filo del rasoio. Bisogna fare molti sacrifici. Paolo c’è riuscito!
Bravo Paolo!
Sammarco Paolo
Nato a Como il 17-08-1983, Centrocampista. Tira i primi calci nel U.S. Sagnino per poi passare nelle giovanili dell’A.C.Milan. Dopo la trafila nelle squadre del settore giovanile Sammarco inizia la carriera calcistica in serie C1 nel 2002-2003 con la Viterbese, con cui gioca 24 partite. L'anno successivo il Chievo ne acquista il cartellino e lo cede in prestito al Prato, in Serie C1, con cui totalizza 30 presenze corredate di un gol.La stagione 2004-2005 lo vede finalmente impegnato in Serie A coi clivensi. Nel 2006-2007 fa il suo esordio in 2 competizioni europee: nei preliminari di Champions League, il 24 agosto 2006, in Chievo-Levski Sofia 2-2 e in Coppa Uefa, il 14 settembre 2006, in Sporting Braga-Chievo 2-0. A fine stagione però i veronesi non riescono ad evitare la retrocessione in Serie B, giunta all’ultima giornata.Nell’estate 2007 il centrocampista arriva a Genova, sponda blucerchiata, e il suo rendimento si mantiene a livelli molto elevati per tutto il campionato: segna 5 gol e la Sampdoria conclude in sesta posizione, qualificandosi per la Coppa Uefa. Nella sua seconda stagione in Liguria, Sammarco realizza 2 gol, di cui uno a Marassi in Coppa Uefa il 27 novembre 2008 nell'incontro della fase a gironi contro lo Stoccarda.Il centrocampista comasco ha giocato in tutte le categorie minori della Nazionale italiana e nel 2005-2006 ha indossato per 9 volte la maglia dell’Under 21.Nell’estate 2009 la Sampdoria lo cede all'Udinese in prestito e, ironia della sorte, debutta in maglia bianconera proprio a Marassi contro i blucerchiati.

26 febbraio 2010

IL BAMBINO NON E' UN ADULTO IN MINIATURA

Il bambino non è un adulto in miniatura
Per noi adulti il gioco ha un significato ben conosciuto, è distrazione, svago,
ricreazione, ma per i piccoli risulta essere qualcosa di più importante. Nei
primi anni di vita di un bambino, si gettano le basi per la formazione del
carattere dell’adulto che sarà domani ed il tutto deve essere fatto secondo
criteri pedagogici idonei e ben calcolati.
Alcuni decenni fa, quando si parlava di educazione rivolta ai bambini, si
consideravano modelli che oggi sono superati e forse in contrasto con le
teorie attuali. Il bambino serio, silenzioso ed obbediente se un tempo era
sinonimo di perfezione, oggi è considerato un caso da prendere in seria
considerazione, perché molto vicino al “patologico”.
La psicomotricità ed il metodo Montessori hanno diversi punti in comune.
Nati nello stesso periodo, fine ‘800 ma forse mai incontrati tra loro, hanno
sviluppato concetti molto dissonanti con la cultura dell’epoca. La
psicomotricità nasce in Francia per fini terapeutici e per pura coincidenza la
dott.sa Montessori approfondisce le sue conoscenze per la letteratura
scientifica francese su casi di bimbi selvaggi allevati da animali con i relativi
esperimenti.
Entrambi i metodi cominciavano a considerare l’importanza di un adeguato
percorso pedagogico rivolto a casi patologici basato su principi fondamentali,
non sovrapponibili in età adulta, ma di grande impatto per la crescita e lo
sviluppo dell’individuo che da bimbo si prepara a diventare uomo. Le stese
teorie sono state riproposte dagli stessi autori per l’applicazione in casi non
patologici con sorprendenti risultati.
Oggi la psicomotricità viene considerata non solo per esigenze terapeutiche,
ma per educare nel modo più appropriato i fanciulli del nostro mondo. In
questo caso è più corretto parlare di gioco nel senso più stretto del termine
che ritrova in questo contesto la giusta collocazione.
La psicomotricità rispetto al metodo Montessori, è più attuale per il semplice
fatto che quest’ultimo ha alcuni aspetti contraddittori. Giusto per citarne
alcuni, la Montessori educava i bambini a diventare dei piccoli ometti,
precisi, ordinati, corretti con una forte propensione al dovere. Il gioco del
silenzio sebbene è un mezzo per far apprezzare un momento di riflessione,
pausa, relax, in un contesto ludico se proposto diverse volte, andrebbe a
rompere e snaturare l’innato senso di allegria, tipico di ogni bambino. Il
bambino vivace e che disturba, viene allontanato.

19 febbraio 2010

EMANUELE

EMANUELE
Per il giovane Emanuele il gioco del calcio non era solo uno sport. Il calcio era per lui un modo di uscire dalla sua vita fatta di violenza e prevaricazione. Fin da giovanissimo la vita di Emanuele era stata permeata di violenza, soprattutto di quella violenza fine a se stessa, realizzata su persone deboli come bambini, donne e anziani. Lui viveva in un quartiere di Milano rinomato per gli atti delinquenziali che le band facevano quasi quotidianamente. Qui o appartenevi ad una fazione oppure non sopravvivevi. Anche Emanuele apparteneva ad una banda, ora le chiamerebbero: le baby band, e fu in quel quartiere che all’età di otto anni i membri di una banda rivale lo presero e lo picchiarono a sangue e se per caso un adulto non fosse passato di li sarebbe morto sotto i colpi di quei teppisti. Quelle botte gli lasciarono i segni profondi, oltre che sulla pelle incisero nella sua profonda psiche e lui, quei segni, li riportava in ogni sua esperienza. Anche nel calcio Emanuele trascinava il suo vissuto, il suo malessere e la sua violenza repressa e subita. Lui era, diciamo, un po’ troppo deciso e grintoso nel suo gioco, soprattutto quando doveva entrare in contrasto con qualche avversario.
In qualsiasi situazione si trovasse ad affrontare la sua soluzione era la stessa: aggredire in modo violento ed immediato senza pensarci molto. Il suo mondo era conosciuto da tutti e tutti gli stavano lontano. Lui aveva comunque sviluppato un concetto di gruppo molto forte ed all’interno della squadra era ben voluto dai suoi compagni che lui a sua volta proteggeva da tutto e da tutti. Era un gruppo coeso e molto unito quella selezione dell’A.C. Milan dei nati nel 1984, (esordienti regionali quell’anno) e tutti insieme facevano “paura” sul campo. Ricordo una partita a Varese:
dopo venti minuti era già 2 a 0 per noi, due tiri di Emanuele da fuori area, due gol bellissimi. Gli avversari erano in “trance” non ci capivano nulla di quello che stava succedendo in campo e noi stavamo dominando alla grande. Ad un certo punto l’arbitro, che per la cronaca era un dirigente loro, inizia a dare i numeri e a fare il “cinema” come si dice in gergo; morale: ci fischia contro due rigori nel giro di cinque minuti e ci manda fuori un giocatore per doppia ammonizione. A questo punto, sul due a due, personalmente oltre a far fatica a stare zitto e fermo,(me lo sarei mangiato quel galantuomo) faccio fatica anche a gestire il gruppo e soprattutto Emanuele che sta puntando l’arbitro correndogli vicino, troppo vicino e con un fare minaccioso. Il ragazzo ha dodici anni ma fisicamente sembra più grande ed accortosi di essere alto quanto l’arbitro lo va a cercare e, e, e accidenti mi accorgo che sta cercando il contatto fisico con il direttore di gara. Lo vedo gli è vicino, urlo come un dannato il suo nome, ma lui non mi sente o meglio fa finta di non sentire, urlo e corro in campo gli sono vicino lui si ferma e mi guarda negli occhi e facendo finta di nulla mi chiede: “che c’è mister?” a questo punto anche l’arbitro si è fermato e mi vede in mezzo al campo mentre sto correndo dietro a lui e ad Emanuele. L’arbitro fermandosi di colpo inciampa, barcolla,perde l’equilibrio ma dopo alcuni passi fuori asse riprende la sua corsa e cercando di capire cosa sta succedendo si gira verso di me e anche lui mi chiede: “si mister che c’è?”. Sono li in mezzo al campo e non so cosa rispondere con tutti gli occhi di tutti i partecipanti all’evento addosso e dalla tribuna si distingue una voce: “ma vai a sederti in panchina buffone!” Emanuele fa finta di nulla e se ne va correndo, l’arbitro mi guarda mi sorride con un ghigno e quasi sfottendomi mi dice: “si vada a sedere altrimenti la sbatto fuori!” Non so se prendermela con l’arbitro o urlare contro Emanuele, nell’incertezza me ne sto zitto e mesto me ne ritorno in panchina dove mi siedo e sto zitto fino alla fine della partita.
La partita la vincemmo quattro a due!
Sono passati quattordici anni è domenica pomeriggio e sono al campo sportivo di via Cilea, ora alleno le giovanili dell’F.C.Internazionale e tra un’ora giocheremo contro il Legnano. Sono un poco soprappensiero. Sto pensando che non mi piace giocare con il brutto tempo, sta piovendo infatti e la temperatura è bassa ci sono tre o quattro gradi. Mi pesa il pensiero dell’inverno e del lungo anno sportivo. L’estate, al contrario, è la mia stagione ideale. Sole, caldo e libertà. Quella appena trascorsa è stata magnifica. Per la prima volta ero andato al mare con la mia famiglia, ma come tutte le cose belle è passata in fretta, ma la sensazione che mi è rimasta dentro è bellissima. È strano come questi pensieri ti vengano nei momenti più impensati e tutto nella nostra testa venga collegato e ricordato a prescindere dalla nostra volontà.Come provenisse da molto lontano sento il mio cognome ripetuto più volte. Mi scuoto e prontamente mi giro verso la fonte sonora. Davanti a me un uomo si sbraccia facendomi segno di avvicinarmi. Ma chi è? Mi chiedo. Mi guardo attorno. Sono li all’entrata con tanta gente in piedi che verosimilmente aspetta di entrare nel proprio spogliatoio, ed è distratta da quel signore che continua a rivolgersi a me gesticolando. Mi avvicino stupito.“Ancora attaccato ai vecchi ricordi”, dice, “capita quando si è avuto una vita piena e intensa. Mister ma non si ricorda di me sono EMANUELE!”. Io sono un po’ frastornato, e non so cosa dire. Vorrei dirgli: certo che mi ricordo di lui e che non era per niente facile sbarazzarsi di quello che sento dentro in questo momento, certe cose rimangono appiccicate addosso e sinceramente non mi sento ancora pronto ad abbandonare tutto quanto. Emanuele continuava a guardarmi fisso negli occhi e capisco subito che con lui si deve passare ai fatti: “Emanuele quanto tempo!” ci abbracciamo e ci stringiamo forte per alcuni secondi. Io poso a terra la mia borsa, lui posa a terra la sua e con dentro entrambi tutto il nostro passato ci avviamo verso gli spogliatoi felici di esserci ancora per un attimo incontrati.

EMANUELE
Emanuele ha smesso di giocare a vent’anni, giocava in C2 e faceva il professionista, dopo un fatto di cronaca successogli nei pressi di Milano. Riporto qui sotto il suo racconto, con la sua verità che mi fece quel giorno dopo che io gli chiesi che stava facendo nella vita e se stava ancora giocando a calcio:
“ Mister era una sera dopo l’allenamento stavo tornando a casa in macchina guidava un mio compagno di squadra, quando una moto con su due balordi si è avvicinata e uno di loro ci ha sparato. Al mio amico l’han colpito sulla spalla e a me sulla coscia. Mister un dolore incredibile e sangue da tutte le parti. Pensi siamo andati all’ospedale da soli senza nessun aiuto e Li ho finito la mia carriera mister.Meno male che il proiettile è uscito dalla coscia senza danneggiare tutto il muscolo. Sono stato ricoverato in ospedale per un mese e non so ancora adesso chi devo “ringraziare” per quel che è successo! Comunque adesso mi diverto con dei miei amici e gioco in terza categoria”.
Questo il suo racconto, questa la sua verità. Non ho voluto indagare sui fatti sono solo contento che Emanuele sia ancora, ogni tanto su un campo da calcio e per alcuni pomeriggi lontano dal suo mondo violento.

DUE CONTRO DUE

Passaggi orientati e 2v2 (oppure 3vs1)


Prepariamo un campo lungo 40mt.Disponiamo quattro giocatori agli angoli di 4 quadrati e tutti insieme facciamo svolgere uno scivolamento del pallone in senso orario per esercitare tempo e precisione del passaggio. Diamo un numero ad ogni quadrato ed ogni volta che viene chiamato il gruppo interessato parte un 2vs2 con coloro che sono di spalle che tempreggiano fino al centrocampo (sono i difensori, possono intervenire solo nella propria metà campo) e coloro che sono rivolti verso la porta che vanno ad attaccare. Ogni turno si girano le posizioni. E’ possibile chiamare anche il 3vs1
Passaggi orientati e 2v2 (oppure 3vs1)

3×1 MINUTO

06 febbraio 2010

LUNEDI 08/02/2010 PRESENTAZIONE DEL TORNEO "AMICI DEI BAMBINI" CATEGORIA ESORDIENTI ORGANIZZATO DALL'A.S. ALDINI BARIVIERA

Si terra' lunedi' prossimo allEnterprise Hotel di Milano la presentazione del 6° Trofeo 'Amici dei Bambini'. E' un torneo ... (continua)
Si terrà lunedì prossimo allEnterprise Hotel di Milano la presentazione del 6° Trofeo 'Amici dei Bambini'. E' un torneo riservato alla categoria Esordienti (classe '97), organizzato dalla società Aldini Bariviera con il supporto di Regione, Provincia, Comune e Zona 8. Il popolare torneo si disputerà dal 7 aprile al 27 maggio al centro sportivo di via Orsini.
Nel corso della serata, presentata da Ivan Zazzaroni e Andrea Perroni con la collaborazione di Max Cavallaro, saranno premiati tecnici, giocatori e addetti ai lavori:
-premio comitato anno 2009 : a Giuseppe Marotta (Sampdoria), Pierluigi Casiraghi (Figc), Maurizio Beretta (Lega Calcio)
-premio dirigente sportivo dell'anno:
a Pantaleo Corvino (Fiorentina)
-premio allenatore dell'anno:
Josè Mourinho - ritira Beppe Baresi ( Inter)
-premio giocatore dell'anno:
a Sergio Pellissier (Chievo), Diego Milito (Inter), Andrea Pirlo e Marco Borriello (Milan)
premio responsabile sett. giov. Professionisti dell'anno: Filippo Galli (Milan), Massimo Carrera (Juve)
-premio allenatore sett. giov. prof. dell'anno:
Giovanni Stroppa - ritira Filippo Galli (Milan), Giuliano Rusca (Inter)
-premio responsabile sett. giov. dilettanti dell'anno:
a Davide Gatti (Lombardia Uno)
-premio allenatore dilettanti dell'anno:
Benoit Cauet (Accademia Inter)
-premio giornalista dell'anno:
a Fabio Guadagnini (Sky Sport)
L'incasso del torneo sarà devoluto all'Associazione Amici dei Bambini (Ai.Bi.) per il progetto 'Bambini al Centro', che dal 2007 si occupa in Congo del sostegno all'infanzia abbandonata.

02 gennaio 2010

IL BOMBER LUCA

IL BOMBER
“Ad ogni costo cerca tal volta di isolarti,
saluta te stesso; cerca che cosa cela l’anima tua;
abbi il coraggio di guardare nel tuo petto poiché t’appartiene
Ed agita quello che ci trovi dentro.” G.Herbert
Mi piace questa poesia perché all’attenzione che devi porre a te stesso all’osservazione dei tuoi sentimenti e delle tue sensazioni devi contrapporre la necessità di agitare i tuoi pensieri, quindi non una contemplazione passiva ma la preparazione per la ribellione a tutto quello che ti sta intorno e non puoi accettare.
Era sempre così prima di una partita importante cercavo nelle pagine dei libri più disparati, frasi o aforismi o addirittura Poesie per rilassarmi, per riflettere e nello stesso tempo per fare discorsi di preparazione psicologica alla squadra prima della partita. Quel giorno avevo trovato la poesia di Herbert, l’avrei ripetuta prima della partita e avrei insistito sul fatto che bisognava essere attivi mentalmente e sempre alla ricerca del proprio destino. Potevamo vincere e dovevamo mettercela tutta per farlo. Si questa poesia andava proprio bene l’avrei letta nello spogliatoio e avrei cercato di orientare il pensiero dei miei allievi verso il sé e li avrei stimolati a dare il meglio.
Erano le sette del mattino, era l’ora dell’appuntamento in piazzale Lotto a Milano, quando si andava in trasferta ci si trovava li. Una voce mi destò da tanta profondità e mi riportò alla realtà: “Mister la squadra è al completo, manca solo Luca” era Angelo il mio accompagnatore. Luca abitava proprio nei pressi del luogo della partenza e, teoricamente, avrebbe dovuto aggregarsi alla comitiva in anticipo, ma, praticamente come era sua solita abitudine, arrivava sempre per ultimo. Attendemmo un buon quarto d’ora, poi constatando che l’attesa si faceva troppo lunga, andammo direttamente a casa sua; e meraviglia delle meraviglie lo trovammo ancora a letto. La madre rispose al citofono( Luca abitava in un palazzone di venti piani), e mi disse che il figlio non era in condizioni di giocare perché, durante la notte, probabilmente mentre sognava di partecipare ad una partita di calcio, aveva sferrato un calcio allo spigolo del comodino per cui ora, aveva il piede gonfio e non riusciva a camminare. Conoscevo bene Luca aveva una passione per il calcio infinita ed in campo era uno che non mollava mai e mi sembrava strano che una botta al piede lo avesse fermato. Non potevo crederci e insistetti con la madre e le dissi se era possibile parlare con Luca. La risposta fu scortese e piena di rabbia: mi disse di andare al diavolo e che dovevo finirla di rompere con questo CALCIO e che lei ne aveva piene le scatole di lavare e stirare tute magliette e calzoncini. Basta non ne voleva più sapere e Luca avrebbe smesso di giocare e che lei non l’avrebbe più mandato. Mentre la mamma parlava sentimmo aprirsi il portone del palazzo era lui Luca che guardandoci negli occhi sia a me sia al mio accompagnatore ci disse: “andiamo io sono pronto, mia madre può dire quello che vuole questo torneo lo dobbiamo vincere e io devo giocare e, e poi si vedrà…”. Il mio accompagnatore di allora, Angelo T., sentite le parole di Luca e conoscendomi bene, si mise immediatamente in movimento, con un pennarello nero segnò una P, che voleva dire presente, di fianco al nome di Luca, sulla lista dei partenti, e finalmente con tutti sul pulman partimmo alla volta di Cremona. La partita era di quelle definite importanti: si trattava di una finale di un torneo, alla quale la nostra compagine di Esordienti si era qualificata dopo sofferte eliminatorie. Volevamo preparare bene la partita e per questo motivo eravamo partiti molto presto, avremmo giocato nel pomeriggio e precisamente alle 14.30. Avremmo pranzato al sacco con panini e acqua minerale, il tutto preparato la sera prima dal massaggiatore Walter. Walter era un omone di centoventi chili di bontà. Voleva bene ai ragazzi della squadra come se fossero stati tutti suoi figli. Li trattava bene e parlava molto con loro ma non con parole direttive, lui dialogava con loro con parole affettuose perché lui diceva sempre: “i bambini non crescono come le piante che basta dare a loro acqua e sole. I bambini hanno bisogno di domande che scaldino il cuore!” Lui parlava delle loro ideazioni, delle loro congetture sul mondo e delle loro scoperte che facevano di sè e del mondo stesso. Era un vero confidente e i ragazzi lo adoravano. Il pulman che ci avrebbe portato a Cremona era dell’impresa di trasporti “Firobeton”, era un vecchio autobus. Tutte le volte che lo vedevo i miei pensieri diventavano ricordi… il suono del suo claxson che accompagnava i miei primi giorni di scuola, quando con mamma andavo a raggiungere lo scuola bus lungo la statale del Sempione…a bordo c’era solo l’autista, e il vecchio autobus camminava lento e stanco, costringendo le automobili alle sue spalle a mettersi in coda…. ad andare piano, senza fretta. Sembrava che un po’ si divertisse ad indispettire le sue giovani colleghe…in quel momento immaginavo quante strade avesse percorso questo vecchio mezzo da museo, quanto catrame avesse calpestato, a quanti appuntamenti avesse accompagnato… quante ansie, speranze, segreti, paure, pensieri, ricordi, passioni, sogni, dubbi, sguardi, parole, saluti veloci, insulti gratuiti, gesti prepotenti… avesse trasportato!In quel vecchio autobus… quanti frammenti di vita! Questo residuo di guerra, messoci cortesemente a disposizione dalla giunta comunale, ci avrebbe comunque, sicuramente, lentamente ed inesorabilmente portati alla meta.
Alla guida del mezzo c’era il mitico autista Luigi detto il: “PRINCIPE”! Il soprannome evidenziava in modo netto ed inequivocabile il modo di fare del nostro autista. Luigi si presentava sempre con la divisa. Una livrea blu di altri tempi, con tanto di cappello e con il logo dell’azienda ricamato sul taschino della giacca. Come se non bastasse Luigi aveva una parlata ricercata e forbita a tal punto da renderlo una macchietta alla “mercè” di quei banditi che componevano la squadra. Allora non c’erano Navigatori Satellitari o Tom-Tom e le destinazioni dovevi trovartele da solo sulle cartine stradali, oppure dovevi avere una esperienza ventennale come quella del “principe”. Anche quella mattina tra un: “accidempoli” e un: “caspiterina” le uniche imprecazioni che si concedeva il Principe, dopo due ore e mezza di viaggio Luigi ci portò a destinazione. Erano le nove ed eravamo già li al centro sportivo della Cremonese. Era una bella giornata di Maggio con un bel sole caldo e con una brezza che rinfrescava le membra, una giornata ideale per giocare a calcio. Il morale era alto e la “truppa” era unita come non mai. Quello era un gruppo vincente un gruppo così ben coeso che non c’era componente della squadra che non parlasse bene del proprio compagno dentro e fuori dal campo. Ogni tanto ti capita nella carriera di allenatore di campionati giovanili, di avere –tra le mani- una squadra che vinca tutte le partite, sommergendo di gol ogni avversario. Questo era quello che stava facendo la formazione degli Esordienti Provinciali che seguivo quell’anno sportivo, i risultati avevano dell'incredibile: i miei ragazzi, tutti classe 1975, avevano vinto 17 partite su 17 in campionato, realizzando la bellezza di 110 gol ma soprattutto non subendone neanche uno, contro squadre di pari età del milanese.Si parlava si scherzava e si prendeva in giro, con delle imitazioni, il Principe. Facemmo una bella camminata e trovammo non tanto lontano da lì un posto per consumare il nostro lauto pranzo. Mangiammo e poi via con un’altra passeggiata. Così ridendo e scherzando si fecero le 13.00 ed era ora di preparare la partita. Riunii i ragazzi sotto un bel platano e iniziai a parlare dell’incontro che da li a poco ci avrebbe visti protagonisti. Il mio modo di preparare la partita di solito era questo: prima di essa dicevo sempre che volevo la vittoria, se la squadra avversaria invece era proprio più forte dicevo che potevamo vincere, mentre nell'intervallo vedevo un pò come era andata, e a seconda del risultato partivo o con una bella ramanzina oppure esortavo a continuare verso la strada intrapresa, infatti spesso era capitato di chiudere il 1° tempo sotto di un gol con delle prestazioni individuali scandalose e dopo il mio predicozzo vincere la partita. Ma quel giorno volevo far parlare loro e precisamente volevo far parlare Luca. E Luca non si fece pregare, parlò e disse questo: “ragazzi probabilmente questa sarà la mia ultima partita, mia madre me lo ha promesso non mi manderà più, ed io voglio chiudere in bellezza!(tutti ascoltavano con attenzione) Da solo però so di non potercela fare quindi o voi tutti mi date una mano per portare a casa questo trofeo oppure vi farò passare mezza giornata chiusi sull’autobus con mia madre che urla e il principe che impreca in quel modo che conoscete! Non so se mi spiego!” Tutti risero ma subito dopo iniziarono ad urlare che avrebbero vinto per lui che avrebbero portato a casa il trofeo e glielo avrebbero regalato. Ad un certo punto Luca si lanciò su di loro con un tuffo e i suoi compagni lo afferrarono al volo abbracciandolo tutti insieme. Il gruppo c’era e come se c’era!
Tornammo al centro sportivo ed entrammo negli spogliatoi. Alle 14.30 precise iniziò la partita!
La partita fu equilibrata fin dalle prime battute. Ci tenemmo testa soprattutto sul fronte difensivo: molte respinte e tackle, poche corse sulle fasce e poche occasioni guadagnate; il 1° tempo infatti si concluse sullo 0 a 0. Il risultato si sbloccò, a nostro favore, dopo 1 minuto e 30 secondi dall’inizio del 2° tempo, quando Luca, dopo un uno due sulla linea del limite dell’area avversaria, fece finta di fare un passaggio corto e approfittò di un varco della difesa s’ infilò tra due avversari e calciando in porta fece gol e portò in vantaggio la nostra squadra. A questo punto gli avversari decisero di provare a giocare su azioni manovrate ma i loro passaggi erano lenti ed imprecisi e su un passaggio errato Franco fece partire un contropiede che permise a Luca di raddoppiare eravamo sul 2 a 0. Così a pochi minuti dalla fine vincevamo ed eravamo padroni del campo. Fu proprio in quel momento, a un minuto dalla fine che l’arbitro decretò per gli avversari un rigore inesistente. Tiro del nove avversario gol: 2 a 1. Mancavano una manciata di secondi e tutto era stato messo in discussione. Ma della serie: “i più forti siamo noi” la squadra reagì e si impose con un’azione da manuale e realizzò sullo scadere del tempo, con il solito Luca, il 3 a 1. Partita finita e vinta!Successivamente fu un tripudio, tutti a saltare a urlare a rincorrersi per il campo ed il sottoscritto fu sottoposto ad un mega gavettone che mi rovinò l’abito nuovo comprato per l’occasione.Vincemmo e presi dall’euforia della vittoria, prima di partire festeggiammo in un bar il nostro “alloro” con vino bianco e fette di salame grosse quanto una mattonella.Partimmo, i canti e le urla accompagnavano il nostro cammino. Io ero seduto davanti e mi gustavo tutto lo spettacolo dallo specchietto retrovisore. Ad un certo punto, dopo Pandino, notammo che le strisce laterali, che segnalavano la carreggiata della strada, scorrevano quasi al centro del nostro automezzo, addirittura sulla sinistra; urlammo i nostri timori tanto che il Principe fece un cenno con la mano per rassicurare tutti: “la situazione è sotto il mio personale controllo” disse urlando. Io comunque per precauzione feci fermare il pulman! Scese anche il Principe il quale alle nostre vibrate rimostranze, disse testualmente: “Quando la curva è lunga bisogna prenderla larga e abbordata, saluti fascisti ed a noi”. Era ubriaco ciuco tradito e se non fosse stato per la sua età lo avremmo preso a calci nel sedere per quel saluto a braccio disteso e soprattutto per la paura che ci aveva fatto prendere. Invece l’Angelo tirò fuori il termos del caffè e gli fece bere due bicchieri di un quarto l’uno del suo caffè nerissimo.A malincuore, dopo una mezz’ora, riprendemmo la corsa. Ad un certo punto il pulman sbandò tutto sulla sinistra andando a finire su una cunetta e a malapena il mezzo non si ribaltò. Fortuna volle che non uscisse nessuno sulla destra ove c’era una stradina di campagna altrimenti sarebbe successo un disastro. Ci furono attimi di panico seguiti da un silenzio assoluto, poi si udì un grido: “Mi Che puzza Alberto, cagato ti sei?!”. Era Michele Asara che chiedeva “notizie” del fratello. A stento trattenemmo le risa e riprendemmo i festeggiamenti scendendo velocemente dall’autobus.Nel frattempo Antonio, il segretario della società, preoccupato per il ritardo, ci mandò incontro due autovetture.Tutto finì per il meglio. Per un attimo, solo per un attimo vennero sospesi i festeggiamenti previsti per la vittoria, ma poi ripresero più chiassosi di prima e il grido che andava per la maggiore era: “GLI INVINCIBILI SIAMO NOI MA CHI…SIETE VOI!” noblesse oblige!
Arrivati a Milano presi Luca in disparte e gli parlai. Gli dissi che avrei cercato di convincere sua madre a continuare a mandarlo a calcio ma nello stesso tempo lui avrebbe dovuto ascoltarla e accettare le sue decisioni. Lui abbassando la testa mi disse che lui senza calcio non riusciva a rimanerci e iniziò a piangere e con le lacrime che scendevano copiosamente dal suo viso e con la voce rotta dal pianto mi disse che anche suo padre, se fosse stato ancora vivo, avrebbe voluto che lui continuasse a giocare a calcio. Il papà di Luca era deceduto tre anni prima dopo una lunga e penosa malattia ed era stato lui ad iniziare al gioco del calcio Luca. Lo guardavo commosso e mi venne spontaneo: lo strinsi a me cercando di rincuorare quel piccolo cuore spezzato. Riportai Luca a casa e la mamma nel vederlo con il trofeo tra le mani si sciolse in un pianto liberatorio, Luca corse ad abbracciarla ed insieme salutandomi con la mano si diressero verso il portone di casa. Li guardavo e qualcosa si era agitato dentro di me forse era ciò che celava la mia anima?
Luca sta giocando da professionista in una squadra da più di dieci anni e per me è stato e sarà sempre il “BOMBER” .

01 gennaio 2010

BUON ANNO 2010

ANDIAMO AVANTI!
Con orgoglio.
Sempre a testa alta.
Con umiltà e altruismo.
Mai ripiegati su noi stessi.
Sempre convinti di poter dare e fare di più.
Figli e padri di una passione che nessuno potrà mai fermare, che tutti può coinvolgere, che a tutto può portare.