Riflessioni sugli aspetti più importanti del settore giovanile calcistico.
11 giugno 2007
STORIE DA BAR SPORT 12
E' un giorno d'inverno e come d'abitudine mi sono recato al Pierino's Bar per bere il solito caffè e far due chiacchere con la "squadra". La giornata è mite e c'è un sole che riscalda quel tanto che serve per andare in giro con la giacca a vento slacciata e con gli occhiali da sole. Arrivo al Pierino's Bar e c'è il Giulio (il filosofo) che sta tenendo una vera e propria lezione di filosofia. L'argomento è particolare ed intrigante, mi siedo e l'ascolto. "Si cari i miei signori nella vita TUTTO SCORRE!" Oh mio dio Eraclito al Pierino's Bar! Il Giulio infatti continua con: "il primo a parlare di questo argomento fu Eraclito, un filosofo che visse 600 anni prima di Cristo in una cittadina greca dal nome Efeso". Il Pierino ama questi momenti perchè li vede e li vive come delle lezioni private di acculturamento. Fa stare zitti tutti i presenti e li obbliga ad ascoltare, spegne la radio e blocca tutte le ordinazioni. ma torniamo al Giulio:"Eraclito non era molto amato dai suoi concittadini era considerato scontroso e superbo, lo avevano soprannominato l'OSCURO un pò per il colore della sua pelle e un pò perchè parlava e scriveva in modo poco comprensibile. Per esempio lui disse: - NOI SIAMO E NON SIAMO- come dire quello che noi sembriamo non siamo e mentre ci chiediamo chi siamo stiamo già cambiando! Eh si cari miei Eraclito era veramente complicato. E' da osservazioni come queste che Lui trasse la conclusione -PANTA REI- che tradotto dal greco significa -TUTTO SCORRE-. Ma voi mi e vi chiederete perchè tutto scorre per Eraclito?" Silenzio assoluto nessuno avrebbe mai chiesto nulla! Ma il Pierino intervenne:"dai, dai cunta su Filosofo". "La risposta è sotto gli occhi di tutti" riprese di nuovo il Giulio. "Le stagioni che cambiano, l'acqua di un fiume che spinge avanti altra acqua per prenderne il posto. Tutto scorre e anche noi cambiamo, anche noi diveniamo, anche noi cresciamo ed è questo continuo cambiamento che crea equilibrio ed armonia nel mondo. Chi è fermo o chi ostacola tutto questo vuol farlo morire il mondo!!" Di nuovo il silenzio assoluto! Io sorrido e penso ai miei alunni. Mi piacerebbe che sentissero queste parole per discuterne tra di loro e con Me. discutere sul loro futuro sul "fuoco" che hanno dentro. Ah quanto mi piacerebbe. Ma torniamo al Pierino's Bar. Come sempre è il Pierino che rompe il silenzio con un suo intervento: "che l'Eraclito li el me simpatic, el ga razun! bisogna cambià nella vita! minga vess semper i stess! te capì Mariuccia?!" La Mariuccia interrrompe quello che stava facendo, sgrana gli occhi verso il Pierino e replica: "va ben da duman se cambia, mi me seti giò sul to sgabel e ti te ciapet el me post chi de dre al banc!?" Il silenzio ripiomba nel bar! La Mariuccia se ne sta andando nel suo cucinino quando ad un tratto si gira verso il Pierino e gli URLA: "RETTEE".
Pierino non ti preoccupare -PANTA REI-
17 maggio 2007
UN BRAVO ALLEDUCATORE
Lo sport, dal punto di vista educativo, spesso viene considerato di serie B, rispetto ad altre attività che vengono proposte all'interno di un oratorio.
In apparenza potrebbe sembrare così perché la tradizione educativa ha dato maggior peso all'educazione attraverso la parola, oppure ha puntato alla formazione attraverso esperienze strettamente spirituali, ponendo in secondo piano ciò che faceva riferimento all'attività fisica; Invece, questa è uno strumento privilegiato per la trasmissione di valori, grazie all'elevato coinvolgimento fisico ed emotivo che la caratterizzano e che fanno vivere con grande intensità la proposta formativa diretta ai ragazzi.
Un altro punto a favore del valore della pratica sportiva è che questa si svolge nell'ambito del tempo libero, periodo nel quale possono insinuarsi abitudini poco costruttive, se non addirittura negative, dove gli aspetti peggiori della cultura contemporanea possono far breccia nella mente e nei comportamenti dei ragazzi.
Lo sport, invece, consente di incontrare valori positivi quali la capacità di saper soffrire, la disciplina, l'amicizia, l'attenzione alla salute, l'attenzione agli altri: valori che contrastano la superficialità che ci viene proposta dalla cultura dominante.
Un ulteriore supporto al valore educativo dello sport è fornito anche dalla sua dimensione sociale, perché è attraverso i suoi momenti formativi, le gare ad esso collegate, l'affiliazione ad una squadra, l'incontro con l'avversario… tutto concorre alla costruzione di una rete di relazioni che costituiscono una dimensione fondamentale per ogni ragazzo.
Questo è un elemento importante per i nostri giorni, in cui gli individui tendono ad isolarsi in gruppi sempre più ristretti e, a volte, sostenuti da legami pericolosi.
Infine, lo sport, attraverso le proprie proposte sportive e valoriali, oltre ad aprire la persona alla dimensione sociale, la porta anche a porsi delle domande circa i significati della vita.
Lo sport, quindi, viene inteso come elemento in grado di costruire persone vere, che sappiano affrontare in maniera matura le avversità della vita, grazie alla "palestra" ed ai valori che trasmette se inteso nella sua forma più sana ed educativa; ma in questo modo si differenzia dall'impostazione di tanti che attribuiscono all'attività sportiva una finalità soprattutto ludica, considerandola solo come un’attività che riempie il tempo libero.
Così si interpreta lo sport in oratorio come un servizio per far divertire, per rilassare, senza considerare che nel suo significato profondo esso ha invece una grande valenza educativa e pedagogica, per far divertire crescendo e far crescere divertendosi, imparando qualcosa su se stessi.
Le società sportive dell'oratorio potrebbero, allora, cominciare a spezzare il circolo vizioso dei "non luoghi", intesi come spazi poco o per nulla significativi dal punto di vista della costruzione dell'identità personale o dell'interpretazione della realtà.
Al contrario, lo sport in oratorio si presenta come un "luogo" significativo per l'aggregazione dei giovani, offrendo una opportunità di comunicazione e formazione, persone autorevoli e significative, attività educative importanti, chiavi di interpretazione della realtà e sistemi simbolici.
Se è vero che i giovani hanno bisogno di "maestri" e di "testimoni",una nuova alleanza tra il mondo dei giovani e quello degli adulti, proprio attraverso lo sport, può trasformarsi in un'esperienza nuova e significativa, in nome appunto dell'educazione rispetto alla tendenza diffusa che vede lo sport funzionale al divertimento oppure, da parte di tanti adulti, la fuga dall'educazione.
STORIE DA BAR SPORT 11
Storie da Pierino’s Bar
“Pierino, Pierino gheto visto chel porseo de me marìo?” chi parla dalla soglia del Pierino’s Bar è la Flora la moglie del Salvatore. “No Flora EL SALVADOR chi al bar el se ved no da trì dì” risponde il Pierino in modo preciso e preoccupato, vedendo la Flora così alterata. “Lo copo, lo copo se lo trovo lo copo”. La Flora è proprio fuori di sé, entra nel bar e si avvicina al Pierino. Tutti noi, che eravamo intenti a discutere sulla tematica: “psicocazzate calcistiche”, all’ennesimo “lo copo” detto ad alta voce smettiamo di discutere e avvicinandoci alla Flora cominciamo a prestare attenzione al racconto della donna innescato dal Pierino con un: “Dai Flora cunta su”. “NON ghe a faso più Pierino, e ze tre zorni che il MIO Salvatore non torna a casa!” Il Salvatore è scomparso dalla circolazione e non torna a casa da tre giorni, ecco la notizia. Il Salvatore è un altro personaggio che frequenta il Pierino’s Bar. Passa la vita al Bar. Facendo il taxista di notte ha tutto il giorno libero e dopo aver smontato dal turno alle sei, va a casa dorme quattro ore, si sveglia e alle dieci e un quarto è già al Pierino’s Bar. Ma chi è il Salvatore? Il Salvatore è un uomo sulla quarantina, alto con un fisico asciutto, capelli ricci e leggermente brizzolati e con dei baffetti alla Salvador Dalì. Il sopranome che il Pierino gli ha dato è quello di “el Salvador” perché è un artista e assomiglia appunto a Salvador Dalì. La sua specialità sono i ritratti, qui al Pierino’s Bar tutti abbiamo un ritratto fatto da lui. Lui disegna con il carboncino e le sue OPERE sono…sono…inguardabili. I ritratti più importanti sono esposti al Pierino’s Bar. Personalmente ho impedito che venisse esposto il mio acquistandolo per ben 20 euro, seppellendolo poi in cantina sotto la catasta di legna da ardere. Il Pierino, invece si è incorniciato il proprio e lo ha appeso di fianco allo specchio gigante che è piazzato al centro della parete dietro al bancone. Il commento della “squadra” è questo: “il ritratto del Pierino è molto utile ai clienti, che passando davanti allo specchio riescono a vedere contemporaneamente la propria immagine e il ritratto del Pierino. Bè l’effetto sulla propria autostima è assicurato!” Ma torniamo alla Flora: “vegno dall’autorimessa dei taxi e anca li ze tre zorni che non se fa veder! Dove ze el me marìo Pierino, dove ze el me Salvatore, mi senza de Lu me copo” Il Pierino è veramente preoccupato e lo si evince dal fatto che inizia a grattarsi il panzone con la punta di entrambe le mani. Più per rassicurare la Flora che per l’effettiva convinzione di sapere come trovare “EL SALVADOR” dice alla donna: “ ti Flora sta tranquilla ghe pensi mi a truà chel disgrasià del to marì, adess va a cà e pensigh no! Tel porti a cà mi!”
La Flora esce dal Bar rasserenata dalle parole del Pierino il quale subito dopo se ne esce con un: “e adess cumal’è che fem a truà EL SALVADOR?” A questo punto si scatena la bagarre sul come fare per trovarlo. C’è chi propone di chiamare la trasmissione televisiva: “Chi l’ha visto?” Chi propone di fare una colletta per ingaggiare un investigatore privato e c’è chi esagera come fa il Tino detto la Faina dicendo: “Perché non andiamo all’ufficio oggetti smarriti della Pulizia” tutti lo guardano malissimo e il Faina si ritira “nelle sue camere”.
La faccenda ad un certo punto è in una fase di stallo! È il momento del Filosofo (il Giulio): “scusate ma se Lui non volesse farsi trovare?” Silenzio assoluto, non parla più nessuno!
“Chel vora o no mi ho promis alla Flora che ghel porti a cà e inscì farò!” proclama il Pierino! Sono uscito anch’io dal Bar con la sicurezza che il Pierino avrebbe trovato EL SALVADOR e così è stato. Il Pierino lo ha trovato due giorni dopo e lo ha ricondotto a casa, un po’ malconcio ma tutto intero! Pierino sei una sicurezza!!
p.s. : dov’era finito EL SALVADOR?
EL SALVADOR era finito a Varazze, dove voleva cambiare vita facendo il ritrattista. Il Pierino è andato personalmente a prenderlo e dopo una “discussione” molto accesa, si dice che El SALVADOR abbia avuto l’illuminazione e abbia deciso di tornare a casa dalla flora! Le mani del Pierino fanno miracoli!
27 aprile 2007
RUBRICA: ALLENATORI NEL PALLONE 10
137. "Voi non migliorate nemmeno con la bacchetta magica" gridava l'allenatore dalla panchina ai suoi giocatori di 15 anni. Ci ha provato?
138. "Devi salire e scendere non stare sempre fermo come una statua" diceva l' allenatore ad un suo allievo di 16 anni. Salire dove? e scendere dove? Ma!
139. "oggi, se continuate così, vi asfalto tutti" gridava l'allenatore dalla panchina alla sua squadra di allievi (16anni). Allenatore che tra poco sarà in mezzo ad una strada!
140. "Fede prima ti devi allargare in verticale e poi in orizzontale..." l'allenatore suggeriva ad un suo giocatore di 15 anni. Abbi fede Fede che prima o poi capirai quello che vuole il tuo allenatore!
141. "di qui, di qui...ho detto di qua, di qua..." l'allenatore gridava ad un suo giocatore che era in possesso di palla (15anni). L'allenatore (Paperino) si è dimenticati di Quo!
142. "calcia subito...BESTIA!!" l'allenatore gridava ad un suo giocatore che aveva ritardato il tiro in porta e si era fatto portare via la palla (16anni). Allenatore "animal...ista"
143. "Arrotati, arrotati, ti ho detto arrotati..." gridava l'allenatore ad un proprio giocatore di 15 anni, nell'intento di farlo girare su se stesso per cambiare gioco. Arrotati tu ma soprattutto AMMUTATI!
144. "Fausto tanto che ci sei metti la maglia degli avversari così hai completato l'opera" gridava l'allenatore dalla panchina ad un suo giocatore di 16 anni che aveva perso l'ennesimo pallone. Allenatore utile nei momenti difficili. Non è che magari lui ha sbagliato panchina?
145. "In profondo in profondo devi metterla in profondo.." gridava l'allenatore ad un proprio giocatore che era in possesso di palla (16 anni). Allenatore che ha raggiunto il fondo della comunicazione!
146."Beppe ma cosa fai lì, non vedi che sei obsoleto..." gridava l'allenatore ad un suo giocatore di 14 anni che non si smarcava. Allenatore obs-pico-patico-leto.
147."ragazzi siamo larghi come l'utostrada del sole, stringiamoci stringiamociiii"gridava l'allenatore dalla panchina alla sua squadra di allievi (16anni). L'allenatore era un parente di Mameli (stringiamoci a...)
148."Dolce sei mollissimo...non ti riconosco" gridava l'allenatore ad un suo giocatore di 15anni. Allenatore "volta gabbana"
149."mi avete rotto nel secondo tempo cambio proprio tutto" gridava l'allenatore, dalla propria panchina in preda ad una crisi di nervi, ai propri giocatori di 16 anni. Allenatore proprio tutto Psicolabile
150. "falla girare questa boccia, è sempre ferma questa boccia del..." gridava l'allenatore ad un proprio giocatore di 16 anni. Allenatore che doveva andare alla bocciofila invece di andare al campo di calcio
OBIETTIVI PER LA CATEGORIA PULCINI
- • IL POTENZIAMENTO DEGLI SCHEMI MOTORI DI BASE
•Correre
•Saltare
•Lanciare
•Afferrare
•Rotolare
• L’APPRENDIMENTO DELLA TECNICA CALCISTICA
•Esercizi per la conduzione della palla
•Esercizi per la ricezione della palla
•Esercizi per il calciare
•Esercizi per il gioco di testa
LA FORMAZIONE DEL SAPERE GIOCARE INDIVIDUALE OFFENSIVO E DIFENSIVO
•Saper mantenere il possesso palla individuale
•Saper prendere posizione difensiva
•Saper superare un avversario
•Saper difendere la propria porta
• FORMAZIONE DEL SAPER GIOCARE COLLETTIVO OFFENSIVO E DIFENSIVO
•Saper mantenere il possesso palla collettivo
•La collaborazione per difendere la porta
•La collaborazione per attaccare
23 aprile 2007
14 aprile 2007
OBIETTIVI PER LA CATEGORIA PICCOLI AMICI
CONSOLIDAMENTO DEGLI SCHEMI MOTORI DI BASE
•Camminare
•Correre
•Saltare
•Lanciare-afferrare
•Rotolare
•APPRENDIMENTO DELLA TECNICA INDIVIDUALE
•Conduzione
•Calciare
•Stoppare
•Fintare
FORMAZIONE DEL SAPER GIOCARE
•Saper superare un avversario
•Saper contrastare un avversario
•Saper concludere a rete
•Saper difendere la porta
09 aprile 2007
STORIE DA BAR SPORT 10
Al Pierino’s Bar si sta discutendo di un argomento importante “quasi” esistenziale, la tematica è di quelle "pesanti", oserei dire di quelle che lasciano un segno nella vita di un uomo.
L’argomento è: “Ma quale è stato il più grande giocatore di calcio di tutti i tempi?” Eh si l’argomento è "tosto" e io mi faccio tirare dentro e come sempre dico la mia: “Secondo me il giocatore di calcio più forte di tutti i tempi è stato il Diego Armando Maradona”. Mentre lancio questa sentenza, nella mia mente riaffiora un ricordo, bello quasi da raccontare, ma per la paura di perderlo preferirei tenermelo ed ogni tanto farlo uscire dalla scatola d’oro dei ricordi dove si trovano quelli più belli; ma a volte riaffiorano da soli senza richiamarli basta un nome, un gesto o un profumo e parte il film: “Lo vidi giocare per la prima volta a Como. Allora ero un allenatore del settore giovanile del Calcio Como. Quella domenica la mia squadra, i giovanissimi regionali, aveva giocato al mattino ed io avendo il pomeriggio libero andai allo stadio Sinigallia proprio per vedere Lui. Volevo vederlo da vicino e allora chiesi al mio responsabile il sig. Favini di potermi recare nei pressi degli spogliatoi, precisamente nel così detto antistadio dove le due squadre, di solito, prima della partita effettuavano il riscaldamento. La partita di campionato di serie A era Como – Napoli. Gli altri giocatori erano già fuori da dieci minuti quando Lui uscì dalla sala massaggi. Tutti a guardarlo, tutti ad osservare ogni suo movimento. I giocatori delle due squadre si voltavano per rimirare “sua altezza il gioco del calcio”. Era proprio Lui: folta chioma riccia, maglia numero dieci, calzettoni abbassati, calzoncini attillati a vita alta e un pallone in mano che sembrava facesse parte del suo corpo, un corpo così tozzo e poco aggraziato. Lanciò la palla e tutto si fermò anche il mio respiro. Guardavo solo la palla e aspettavo l’impatto sul suo piede magico, il piede sinistro. L’impatto fu magia pura: la mia respirazione riprese, i giocatori continuarono a riscaldarsi e le persone presenti continuarono a fare il loro lavoro. Palleggiava senza prestare troppa attenzione alla palla si guardava in giro come se cercasse un posto per essere, come al solito, originale e attirare l’attenzione con qualche virtuosismo e lo trovò. Cominciò a palleggiare contro la saracinesca del garage degli spogliatoi. Faceva un rumore assordante e fastidiosissimo. Il magazziniere, dopo aver sentito il rumore, uscì dallo spogliatoio di corsa per riprendere chi si stava permettendo di fare quella azione così poco responsabile. Appena uscì si rese conto che il soggetto da “cazziare” era Lui il Maradona e così… gli si avvicinò in punta di piedi e gli disse molto gentilmente: “mi scusi signor Maradona ma lei qui non può palleggiare”. Lui rispose solo un: “mi scusi ha ragione ora mi sposto”. Il Pibe de Oro si guardò in giro di nuovo, e la palla non cadeva, e vide nei pressi il pilastro dei riflettori dello stadio e riprese a palleggiare contro di esso. Questo grosso palo era circa un metro di diametro ed era tutto sagomato, Lui palleggiava contro di esso come se fosse una parete appena intonacata. Uno spettacolo: 10, 15 palleggi e la palla non cadeva. Colpi di tacco, tocchi d’esterno piede e la palla non cadeva. Poi decise di fermare ancora tutto e tutti, fermò la palla sul suo piede sinistro e fu in quel momento che nel mio cervello si stampò l’immagine di che cosa fosse per me il gioco del calcio. Il gioco del calcio era Lui il Diego Armando Maradona”.
“Ma va il Maradona era solo un giocatore che era capace di virtuosismi con la palla. Il vero giocatore di calcio è colui che sa giocare con la palla e senza palla”. Chi interrompe il mio sogno ad occhi aperti è il Claudio un ex giocatore di serie C che attualmente fa l’allenatore in Eccellenza. “Si è vero Claudio un giocatore non si giudica solo per la sua abilità con la palla, ma ti assicuro che il Maradona era un giocatore completo e che all’occorrenza sapeva sacrificarsi anche per la squadra”ribatto io. “Si ma per essere dei grandi bisogna essere anche d’esempio ai giovani e caro il mio professore il Maradona non era un gran bell’esempio”. Il Claudio vuol essere cattivo e vuol confondere l’aspetto prettamente sportivo con l'aspetto umano, ed è a questo punto che mi scaldo un pochino e inizio un monologo un po’ disarticolato ma accorato in difesa del (scusami Diego) mio Maradona: “E’ vero Maradona non è mai stato un modello di serietà e di correttezza fuori dal campo. Lui è stato un grande in campo, Lui ci ha fatto sognare, ci ha fatto sperare, Lui nel calcio è stato la rappresentazione della realizzazione dell’impossibile. È stato leggero ma non è stao mai frivolo o banale. Maradona nel calcio ha sempre ricercato la semplicità e nel raggiungerla ha toccato vertici di genialità assoluta. Noi tutti almeno una volta abbiamo fatto qualche cosa di poco corretto e ci siamo nascosti per la paura delle conseguenze. Lui ha sbagliato e ha pagato e sta pagando sulla sua pelle quello che noi abbiamo voluto che Lui fosse. È stato un nostro giocattolo ed ora che si è rotto lo si butta via non riconoscendo nemmeno che è stato il nostro gicattolo preferito. No non ci sto! Maradona è stato e sarà il più grande giocatore di calcio che sia mai esistito”. Sono accaldato, tutto sudato e sono in piedi in mezzo al bar. C’è silenzio, nessuno si aspettava da me una reazione del genere o forse se l’aspettavano e sono contenti di averla sentita e vista? Non so. Mi siedo e mentre sto decidendo di andarmene mestamente dal bar, il Pierino prende la parola: “El professor el ga rasun el Maradona le sta el pusè grand de tuct, e guai a di el contrari nel me bar!!”
Pierino ti voglio bene!
08 aprile 2007
DAL MANIFESTO DELLO SPORT
Lo sport sa parlare alle persone con un linguaggio semplice, per dire cose importanti:
- che occorre impegnarsi per realizzare le proprie mete e aspirazioni, senza tuttavia cadere nel culto della perfezione fisica;
- che bisigna prendere coscienza dei propri limiti e capacità;
- che la vittoria e la sconfitta fanno parte della vita e quindi bisogna saper vincere senza ambizione, prepotenza e umiliazione dell'avversario, e bisogna saper accettare la sconfitta con la consapevolezza che non si tratta di un dramma irreparabile e che la vera vittoria ciascuno la ottiene dando il meglio di se stesso.
HO SCESO, DANDOTI IL BRACCIO
non già perchè con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perchè sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
E.Montale
04 aprile 2007
LEGGIAMO E MEDITIAMO
In un tempo lontano viveva in Cina un potente imperatore il cui figlio, principe ereditario, cresceva negli agi e nella dissolutezza al punto tale che un giorno l'imperatore decise che gli occorreva un valido precettore. Fu chiamato a corte un sapiente mandarino a cui l'imperatore disse: "Tu farai in modo che, seguendo i tuoi insegnamenti, il principe divenga saggio e giusto. Se non saprai fare ciò pagherai con la testa". Sconvolto il mandarino andò dal suo vecchio maestro con il quale si lamentò a lungo: "Il principe è un pigro,uno svogliato, timoroso dei cambiamenti e incline a seguire ogni giorno un sentimento e una moda diversi. Chi più sventurato di me, maestro! Cosa posso fare?".
Il vecchio maestro rimase in silenzio a fissare il fuoco presso cui sedevano e infine disse: "Sono contento che Ti sia toccato in sorte un tale incarico poiché per assolverlo dovrai lavorare a lungo anzitutto per cambiare te stesso".
03 aprile 2007
SARDI CONTRO RESTO DEL MONDO
SARDI
- Merende Eros (detto il merenderos)
- Mureddu Rhalf (detto il Padre)
- Brundu Mario (detto il bello per le sue cicatrici)
- Pinna Tonio (detto lo squalo)
- Piras Gavino (detto l'alcolico)
- Brandanu Gavino (detto il comodo)
- Pischedda Michele (detto il piccolo)
- Piredda eros (detto il piredderos)
- Fois Bacchisio (detto il ciclista)
- Porcu Agostino (detto il diavolo e l'acqua santa)
- Giovannini Giovanni (detto lo straniero)
ALLENATORE: GAVINO SANNA (detto belli capelli)
RESTO DEL MONDO
- Annibale Claudio (detto l'elefante)
- Brambinlla Angelo (detto il duomo)
- De Piscopo Tullio (detto il batterista)
- Mitra Pietro (detto la sicurezza)
- Abul Abel (detto lo strano)
- Tarantino Giuseppe (detto il regista difensivo)
- Pollo Davide (detto l'ala che non torna)
- Brotto Rino (detto il rimbrotto)
- Rossi Paolo (detto il pablito minore)
- Picasso Leonardo (detto il creativo)
- Fabio Massimo (detto l'imperatore)
allenatore: Ambrosoli Federico (detto il dolce)
SARDI-RESTO DEL MONDO 2-0
marcatori: Fois al 3' p.t.; Pinna al 17' s.t.
Arbitro: Rusca G. (detto il professur) da Milano.
Note: al 19' Porcu è stramazzato a terra come un uccello ferito, la causa è ancora da accertare. La faccia gli era diventata prima scura,poi si era fatta pallida. Sudava e tremava. Gli occhi sono rimasti semiaperti, mostrando solo il bianco e lacrimando. Le labbra sono diventate viola e sottili. Ivece di caricarlo su un'automobile e portarlo subito all'ospedale, tutti si sono improvvisati dottori. Chi gli teneva su le gambe per migliorare la circolazione, chi lo prendeva a schiaffi per farlo rinvenire, chi gli sputava in fronte facendogli il segno della croce come estrema unzione. Il Porcu si è alzato solo dopo aver subito dal Sanna Pietro (detto il fiso-masso-distruttore) un'azione di pronto intervento disperato(il Sanna gli ha rovesciato addosso una bottiglia intera di acquavite sarda e, se il fratello Gavino non lo avesse fermato, per riscaldarlo gli avrebbe dato fuoco!). Dodici gli ammoniti. Tre espulsi :Annibale (fallo da ultimo uomo, Porcu (fallo di reazione), Mitra (falciata a metà campo). La partita per il resto si è svolta nella massima correttezza e all'insegna del Fair Play.
P.S.: non farò PIU' L'ARBITRO
27 marzo 2007
STORIE DA BAR SPORT 9
Gina la “Principessa”
“Buon giorno signora. La servo subito”. Sono nel bel mezzo della lettura della “gazza”, concentrato precisamente sulle pagelle del derby milanese, di calcio ovviamente; quando sento questa voce famigliare che in modo ossequioso si rivolge ad una cliente del bar, che ancora non vedo. È incredibile ma è il Pierino che sta parlando in un Italiano corretto con una signora. Ma il Pierino fa di più: scende dallo sgabellone e va verso la macchina del caffè per eseguire l’ordinazione. Tutto questo per chi? Ora la vedo è una signora sulla sessantina alta, magra, bionda e di bel aspetto. Ma chi sarà mai? “Gina mi scusi ma il tè verde non l’abbiamo, se lo desidera le posso servire un tè normale”. Gina, si chiama Gina e beve tè verde! Ma che “tipa” sarà mai una che beve tè verde? Ma!? Eccola si avvicina e sento la sua voce e…il suo profumo che è un misto di fragranze di miele ai fiori di ginestre e talco al gelsomino. “Non importa Piero berrò un tè normale con un po’ di latte e con uno spicchio d’aglio dentro, così i microbi se ne stanno lontani”. Non sono sicuro di aver sentito bene. Prima cosa, la storia dello spicchio d’aglio mi sembra alquanto eccentrica, ma la cosa che mi ha lasciato sbalordito è che questa signora Gina abbia chiamato il Pierino:PIERO. Il Pierino si fa chiamare Piero! Il bar è bloccato anche la radio sembra shoccata e automaticamente cambia stazione, sintonizzandosi su Radio Lubiana dove stanno trasmettendo una musichetta sdolcinata insopportabile! Ci guardiamo in faccia Io il Giovanni e il Pasquale e con una smorfia di dolore e di stupore ci chiediamo cosa stia succedendo!? È vero quello che stiamo vedendo e sentendo o è frutto di una allucinazione collettiva dovuta al caffè al ginseng che quel pomeriggio la Mariuccia ha voluto per forza farci assaggiare?
“Si accomodi al tavolino Gina la servo subito!” Si è un’allucinazione!!! La fantomatica Gina è lì seduta davanti a me e devo dire che la signora è dotata di classe sia nel portamento sia nel sostenere la situazione che si fa di momento in momento sempre più pesante. Ecco il Pierino, oh scusate, il Piero che esce dal bancone con il vassoio carico di ogni bendiddio: biscottini-caramelle-cioccolatini e tre bignè alla crema grossi quanto un guantone di Mike Tyson. Ah dimenticavo, in un angolino del vassoio ha riposto una tazza vuota e la teiera con l’acqua bollente e in un piattino cinque bustine di cinque qualità diverse di tè. Tutto orgoglioso del servizio il Piero posa sul tavolino della “principessa” il vassoio e… “ma Piero lei sta scherzando tutta questa roba da mangiare per chi è, per un reggimento di Ussari?” Dicendo queste parole la “principessa” si è alzata e sta di fronte al Pierino che nell’imbarazzo più totale non sa cosa fare e cosa dire e se ne esce con un:”oh mi scusi Gina, si forse ho esagerato però pensavo che…” la Gina non lo fa nemmeno finire di parlare e stizzita riprende la parola: “ ma no, ma no Piero volevo solo bere un tè e lei mi presenta il pranzo completo, ma che razza di osteria di quart’ordine è mai questa? Me ne vado, me ne vado e si ricordi di venire a lezione domani alle 18.00 precise e senza fare ritardi altrimenti l’aspetta la posizione del delfino! Arrivederci!” Infila la porta del bar e se ne va. I nostri occhi, che prima erano puntati su di Lei passano sul Piero il quale ha stampato un sorriso ebete sul suo grosso faccione. Accorgendosi che stiamo guardando tutti Lui il Piero prende in mano la situazione e…ridiventa il Pierino dicendo:”bè se ghe da gurdà?aria aria! Chi sem minga in una osteria de quart… de quart… si insomma sem minga quart in classifica! Dai pedalare e via! Silenzio e basta!” Non parla nessuno tutti riprendono a fare quello che stavano facendo prima che la “principessa Gina” entrasse al Pierino’s Bar. Il Pierino si avvicina al mio tavolino e mi sussurra all’orecchio: “Professor a go bisogn de parlag, andem fora un atim?”. Accompagno il Pierino fuori dal bar e mi chiedo di cosa mi voglia parlare, anche se penso che l’argomento sarà la “Principessa”. “Professor la Gina le la mia maestra de (pausa) de (pausa)…de Yoga”. “Pierino la tua maestra di Yoga? Ho capito bene?”. “Si la capi ben professor la mia maestra de yoga”. “Tu fai Yoga, Pierino Tu fai yoga? Ma scusa Pierino perché fai Yoga?”. Non riesco a crederci, non riesco a vedere il Pierino nell’intento di realizzare le varie posizioni yoga ne tanto meno il Pierino concentrato sul saluto al Sole, no non è possibile.
“Professor mi sun stresà e ghe la fo pù de sutà a laurà! A go bisogn de rilassam un attim e el dutur el ma cunsiglià la scola de Yoga della sciura Gina”. Il Pierino stressato e dal lavoro poi è qualcosa di inverosimile, che faccia Yoga poi no non ci posso credere. Cerco di trattenermi dal dire al Pierino che in realtà chi lavora tutto il giorno è la Mariuccia e che Lui sta seduto a guardare e a parlare con i clienti e quindi non avrebbe nessun titolo a parlare di stress e me ne esco con una frase del genere: “pensandoci bene lo Yoga è proprio quello che ti ci vuole Pierino, fai movimento e allo stesso tempo ti rilassi”. La sua risposta è sconcertante: “Si, si mi me rilasi un bel nient, ansi cun quela lì e cun quei pusisiun mi me stresi pusè! Mi sun nanca bun de tucam i pè con la punta dei did de la man e Le la insist con la –posizione della ranocchia- la posizione del ragno. No no mi ghe la fo pù!” “ma scusa Pierino qual è il problema vai da Lei e glielo dici che da domani non ci vai più!” “Eh si sembra facil, mi quand la vedi la Gina capisi più nient e fo tutt quel che la me dis.” Il Pierino sembra disperato, urge una soluzione, bisogna aiutarlo. “Senti Pierino Tu domani ti presenti alla lezione e dici che hai una fitta all’addome e che non ce la fai più a svolgere i vari esercizi. Così piano piano ti distacchi da Lei e dallo Yoga”. Il Pierino annuisce e rientra nel Bar tutto soddisfatto.
Il giorno dopo arrivo al Pierino’s Bar come al solito verso le 14.00 e sono ansioso di saper dal Pierino come è andata dalla Gina. Appena entro me lo trovo li davanti come al solito seduto sullo sgabellone e mi accorgo che ha un foulard grigio al collo e avvicinandomi mi rendo conto che emette una puzza che è insopportabile. “Buon giorno Pierino, come và?” mi porto la mano al naso in modo da impedire a quel tanfo di raggiungere le mie narici. “Un disaster Professor, un disaster”. “Ma cosa è successo?” Non resisto sto per scappare all’aria aperta e fuggire da quel tanfo, quando il Pierino: “Stamattina suntandà dalla Gina go di del dulur all’ all’ si insoma alla pancia e Le la madà la cura”. “Cioè?” chiedo. “Professor la ma fa bev un decott da fa sta mal un purcell e po la ma dà de purtà al coll che la sciarpa chi che la spusa de Aze e Ai (aceto e aglio). Che la dona li la ma fa murì, la ma fa murì”. Una sciarpa imbevuta di un infuso di aceto e aglio un vecchio rimedio della nonna per tenere lontano le malattie e senza dubbio anche le persone. Mi giro verso l’interno del Bar e vedo la COMBRICOLA che sta ridendo! Tutti portano, per sfottere il Pierino, una sciarpa al collo e una mano al naso. Vado verso di Loro e non vedo l’ora di sentirli e di unirmi a loro. Vai Pierino come faremmo senza di Te?!
22 marzo 2007
"NON SAPPIAMO PIU' MARCARE..."
Ci risiamo… eccoci di nuovo…
Alla prima sconfitta, alla prima difficoltà o al primo cedimento della leaderships continentale i soliti NOTI tornano a predicare il :
“ SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO”.
Questa volta la tematica che costituisce la polemica è la MARCATURA A UOMO. Sembra, pare, si dice che i “NOSTRI” giocatori non sappiano più marcare a uomo e questo sembra, pare e si dice che sia dovuto alla negligenza dei settori giovanili che trascurano questo aspetto a favore della cosiddetta MARCATURA A ZONA.
Bè devo ammettere che queste dichiarazioni, sentite in varie trasmissioni televisive e lette su varie testate giornalistiche sportive, mi hanno lasciato alquanto perplesso anzi oserei dire basito! Io sono un modesto allenatore di settore giovanile ma ho la presunzione di conoscere il livello di istruzione che viene impartita nei nostri vivai e ho anche la presunzione di dire che il lavoro sulla marcatura a uomo intesa come:”l’essere responsabile individualmente e personalmente del comportamento dell’atteggiamento di un predeterminato avversario durante la gara” si svolge appieno, in modo stretto ed assillante. Anzi dirò di più, da NOI siccome questo modo di giocare nel settore giovanile paga, nel senso che fa vincere, si inizia a perseguire in età precoce dove invece si dovrebbe sviluppare solo il piacere di giocare piuttosto del piacere di non far giocare. Ma io voglio cogliere la provocazione e svolgere in modo esaustivo un’analisi dei due sistemi di saper giocare ed evidenziare così in modo palese che il problema evidenziato è un falso problema.
Innanzitutto paragonando i due sistemi di marcatura possiamo ricavare delle considerazioni di carattere generale.
a) La difesa a uomo è molto importante nei pressi dell’area di rigore per la neutralizzazione degli avversari di maggior spicco. L’uso generalizzato però sostanzialmente indebolisce la fase difensiva dato che gli attaccanti manovrando in diverse direzioni, possono portarsi dietro i marcatori e creare facilmente zone libere per i compagni.
b) Il giocatore nella difesa a zona non marca direttamente un avversario ma staziona in una zona del campo e ha quindi responsabilità di posizione rispetto ai propri compagni.
c) A livello didattico cioè nell’insegnamento dei due compiti vi sono minori difficoltà nella marcatura a uomo;
d) Ma soprattutto un allenatore non può prescindere dal fatto che l’una (la marcatura a uomo) non sia prerequisito dell’altra (la marcatura a zona).
E su questo punto mi soffermerei facendo delle considerazioni specifiche ma alquanto semplici. Nella marcatura a zona non dobbiamo dimenticarci che alla fine di ogni discorso, quando avverrà l’avvicinamento all’avversario e lo spazio tra il difensore e l’attaccante sarà minimo varranno tutti i principi e le regole della marcatura ad uomo, per difendere a zona quindi bisogna saper difendere anche a uomo! Ma vorrei ulteriormente ribadire che difendere a zona in definitiva non vuol dire non dover marcare a uomo, anzi spesso la problematica diventa tatticamente più complessa perché oltre a saper e dover marcare a uomo un difensore, specie dell’ultima linea, bisogna che sappia osservare e capire la situazione e decidere subito cosa fare: marcare stretto l’avversario oppure dare copertura nello spazio al proprio compagno? (più marco meno copro, più copro meno marco). Saper marcare in definitiva vuol dire togliere la possibilità ad un avversario di essere attivo e utile alla squadra in attacco. Questa abilità richiede un’ottima capacità tattica individuale a livello difensivo che si sviluppa in anni di formazione ed è qualcosa che oggi tutti i giocatori debbono saper fare, chiaramente a maggior ragione i difensori ed anche i centrocampisti difensivi, essendo del resto la marcatura un elemento tattico individuale indispensabile.
Ma a questo punto vorrei rimarcare (mai verbo fu così azzeccato) un concetto… ma queste cose chi ha scatenato l’ennesima polemica le sa?...
MA…
G. Rusca
05 marzo 2007
STORIE DA BAR SPORT 7
“Salve professor”. “Buon giorno Pierino” sono le 8.30 di un sabato mattina e mi trovo al Pierino’s Bar a fare colazione. Succede sempre così quando rimango solo a casa, perché la mia famiglia, approfittando di un fine settimana lungo, si prende una vacanza. Mia moglie e mio figlio sono in riviera con amici, precisamente a San Remo a godersi il sole invernale ed io invece qui in mezzo alla nebbia di un gennaio, seppur mite nelle temperature, a lavorare. “Bona giurnada professor”. “Buon giorno Mariuccia, un caffè grazie”. Non c’era neppure bisogno di chiederlo la Mariuccia appena mi ha visto si è messa a preparare il caffè, così che nel momento stesso della mia ordinazione il caffè è già pronto sul tavolino. Mi siedo e la Mariuccia si avvicina e con una benevolenza quasi famigliare mi chiede: “professor in cò ho fa la crustada na vor un tuchel?” Questa donna è incredibile lavora a dei ritmi spaventosi e ci sa fare con la clientela davvero in modo eccezionale. “Si Mariuccia me ne porti un pezzo per cortesia”. la Mariuccia fa una crostata alle mele che è deliziosa ed è un peccato non gustarla quando la prepara. Mentre sto assaporando questa prelibatezza si avvicina al tavolino il Gavino. “Buon giorno proffessorre”. La pastafrolla della torta mi si sta sciogliendo in bocca e le “mele delizia” stimolano, con il loro zuccherino, le mie papille gustative più profonde mandandomi in “brodo di giuggiole”. A riportami alla “triste realtà” è ancora lui il Gavino: “proffessorre dovrei chiederle una cortesia”. Lo guardo intensamente: Gavino Brandanu, indovinate di che ragione è natio? Indovinato, è Sardo! Bravi setteppiù come dice lui di solito quando approva qualcosa. È nato a Padru paesino di mille anime situato nella provincia di Olbia-Tempio trentacinque anni fa. Ho conosciuto poche persone con la sua intelligenza pratica, lui con pochi mezzi e soprattutto con una spesa modica ti risolve tutti i problemi idraulici della casa. È ricercatissimo per la sua bravura e per la sua onestà. A me piace parlare con lui della “nostra” Sardegna. Di quella terra così ricca di colori, di profumi, dal mare smeraldino e dai mandorli in fiore che sono un ikebana che la natura si diverte a comporre solo Li. Sono innamorato di quella terra, sono legato alla sua gente così generosa ed ospitale. Mi manca tutto di essa, mi manca il vento che porta suoni e parole che vuoi sentire. Mi manca il porcetto arrosto, i maloreddos, le tilicche, i papassini, le formaggelle, il pane carasau, le cozzale d’elda, l’abbaldente, il cannonau, li ruoli, il sangue grasso, il sangue dolce, la zuppa gallurese, sa vitta-vitta, “fare” il maiale, il ferragosto in campagna, la domenica di Pasqua passata sotto il leccio centenario e soprattutto mi manca Lui il sardo dei sardi: il signor Mario mio suocero; che se ne andato un giorno travolto da un
auto-articolato impazzito.
Ma torniamo al Gavino. “Cosa mi devi chiedere Gavino?”
“Allora, dunque, em em” “Gavino dai spara”. Gavino fa un‘ampia inspirazione ed inizia a parlare: “proffessorre qui al bar abbiamo organizzato una partita di calcio”.“tra chi?” domando. “Proffessorre mi lasci parlare. Le stavo dicendo della partita. L’altro giorno il Pierino ha incaricato il Federico di fare la squadra di calcio che parteciperà al Torneo dei Bar organizzato dall’Amministrazione Comunale”. Sto per chiedere delucidazioni ma il Gavino come un fiume in piena non si ferma e mi travolge. “Il Pierino ha dato questo incarico al Federico perché fa l’allenatore di una squadra di prima categoria; detto tra noi: secondo me Lui di calcio ne capisce poco! Comunque andiamo avanti. Io, l’altro giorno mi sono permesso di consigliargli l’inserimento nella squadra di mio cugino Bacchisio. Apriti cielo, non l’avessi mai fatto. Ha cominciato ad insultarmi, e questo passi, ma poi ha cominciato a sfottere i Sardi con i soliti luoghi comuni: che i Sardi sono troppo bassi per giocare a calcio, che i “sardegnoli” sono poco intelligenti per giocare a calcio, che i sardi di qua che i sardi di la…insomma ci ha infamato a più non posso. Allora proffessorre sa cosa ho fatto io? sa cosa ho fatto io? Proff lo sa o non lo sa cosa ho fatto?” “Gavino se non me lo dici come faccio a saperlo?” “E già ha ragione. Insomma proff. Io ho proposto una sfida: Sardi contro il resto del mondo, cioè contro la squadra che avrebbe composto il Federico e chi vincerà parteciperà al torneo dei Bar. Il Pierino è d’accordo e lei che ne dice?” “E che dovrei dire se è d’accordo anche il Pierino: bene bravi setteppiù! Ma scusa Gavino e io cosa c’entro?” “Come cosa c’entra, io le volevo chiedere: Lei farebbe l’arbitro?” “Io l’arbitro? Ma stiamo scherzando? Non se ne parla nemmeno! Mi dispiace ma io voglio vivere tranquillo e poter entrare al Pierino’s Bar senza avere il timore che qualcuno mi rinfacci qualche errore! No no mi dispiace ma non se ne parla, non-se-ne-parla!” “Ma proffessorre” “No Gavino ho deciso che non farò l’arbitro voglio stare tranquillo io!” Il Gavino è deluso e lo si vede dalla sua espressione triste e corrucciata. Si gira verso il Pierino e allargando le braccia gli dice: “Pierino io c’ho tentato!” Lo sapevo che dietro a tutto questo c’era Lui il Pierino.
Il Pierino mi guarda e con tono risoluto mi parla: “professor el pensavi pusè curagius!” La stoccata è di quelle pesanti e cerco una replica: “Pierino non è una questione di coraggio è solo un problema di tranquillità. Se faccio l’rbitro ho finito di stare tranquillo qui al Pierino’s Bar. Tutti mi romperebbero le scatole per questo o per quel errore che gli ha fatto perdere la partita della vita. Lo capisci che grande seccatura?” Silenzio assoluto parla di nuovo Lui, il Pierino: “Care el me professor, che el me scusa per quel che sunta a dre dig: ma Lu le arrivà a 50 ann senza capì un caso della vita? I decisiun nella vita, cara el me professor, se ciapen no in funsiun della tranquillità, i decisiun se ciapen perché se cred in quaicos e per quel se va fina in fund”.Il silenzio era tornato su di noi e tra di noi. Gavino era ancora lì, mi guardava e sembrava avesse ancora la speranza che io potessi rivedere le mie posizioni. Toccava a me e,
Guardo il Pierino e, sorrido e, penso e… sei un grande Pierino e grazie per la lezione di vita!
“Ok, ok farò l’arbitro!”
01 marzo 2007
RUBRICA:L'ALLENATORE NEL PALLONE 9
122. "...ma cosa state facendo TRIC e TRAC ?" allenatore alla propria squadra di giovanissimi dopo aver subito un gol. La risposta potrebbe essere:"Mister si è dimenticato BALLACCHE"
123."Oggi i tuoi genitori hanno mandato al campo il gemello scarso..." allenatore ad un suo allievo (15 anni) dopo un errore tecnico. Purtroppo l'allenatore non cambia mai...
124."Queste palle le devi spizzicare e jettare dentro..." allenatore ad un suo allievo di 15 anni che ha sbagliato un colpo di testa e non ha fatto gol. Allenatore ma jettati verrebbe da dire...
125. "giochetela e tocchetela...questa palletta" allenatore alla propria squadra di allievi. Allenatore che ha un ...CHE... da dire
126."ma sei scemo o bevi l'acqua del water?" allenatore ad un suo allievo (15 anni) dopo che questo era appena stato espulso. Risposta:"no sono un giocatore che ha un allenatore s... come te!" Senza parole!
127."UMILIALI, UMILIALI, DAI UMILIALI" allenatore ad un proprio giocatore di 15 anni prima che quest'ultimo calciasse un rigore. Allenatore che ha perso un'occasione per stare zitto, ma ne ha guadagnata una per fare una brutta figura.
128."Apri il campo dai Robi apri il campo..." allenatore ad un proprio allievo mentre questo era in possesso di palla. L'allenatore s'è dimenticato di fornire le chiavi al proprio allievo...
129."Taglia la fascia Angelo dai tagliala" allenatore ad un proprio allievo non in possesso di palla che doveva dettare un passaggio al compagno. Anche qui l'allenatore si è dimenticato dire quanta ne doveva tagliare di fascia e soprattutto si è dimenticato di fornire gli strumenti per farlo...
130."Da come stai giocando ti dovrebbero mettere in galera..." allenatore ad un proprio allievo di 16 anni dopo l'ennesimo errore tecnico. Dopo quello che ha detto gli dovrebbero togliere il patentino...
131."dopo vi chiudo negli spogliatoi e butto via la chiave..." allenatore alla propria squadra di allievi dopo il secondo gol subito. Allenatore che l'anno scorso faceva l'arbitro...
132."siete lunghi come l'autostrada del sole" allenatore alla propria squadra durante un'azione difensiva. Allenatore che vede e che andrà lontano...
133."Andrea fai un passo in avannti e tre a destra..." allenatore ad un proprio allievo durante un'azione difensiva. Allenatore coreografo...
134."ragazzi domani tutti convocati alle 14.18...mi raccomando puntuali" allenatore alla propria squadra al termine della partita. Allenatore Svizzero...
135."Fammi sognare dai Tato fammi sognare..." allenatore ad un proprio allievo prima di un calcio di punizione al limite. ALLENATORE!!!
18 febbraio 2007
STORIE DA BAR SPORT 6
Sono seduto ad un tavolino del Pierino's Bar e sono al quinto minuto di lettura della "Gazza" (per i non addetti la Gazza è La Gazzetta dello Sport), nessuno al Pierino's Bar può appropriarsi della Gazza per più di dieci minuti, quando entra nel Bar l'Alberto. Il Pierino, vedendolo più euforico del solito, lo accoglie con una delle sue frasi di benvenuto: "uè Berto (così lo chiama lui) in cò rumpum minga i bal che le no giurnada! (più chiaro di così!). "Tranquillo Pierino devo solo comunicare una novità al mio pubblico". Il Pierino è irritato e risponde:"muccala, muccala paiasc!". L'Alberto è particolarmente antipatico al Pierino anzi non lo sopporta proprio. L'Alberto è un tipo strano (e chi non lo è al Pierino's Bar), è sempre vestico nello stesso modo: scarpe da ginnastica bianche (almeno una volta lo erano); Jeans scoloriti quasi lisi con macchie disposte in ordine sparso; camicia a quadrettoni tipo tovaglia della nonna, sulla quale le macchie dei pantalono hanno la loro naturale evoluzione; sopra alla stessa indossa un cardigan di color bleu scuro di pura viscosa sul quale non si rilevano macchie (miracoli del sintetico scuro). Ma il pezzo forte è il soprabito corto di color beige tendente al grigio sporco che sia in inverno sia in estate lui non toglie mai! L'Alberto dice che fa molto tenente Colombo, il Pierino dice che fa molto "Pirla". L'Alberto, pur avendo quasi quarant'anni, è ancora uno studente universitario. Il Pierino anche su questo ha la sua da dire:"il Berto el fà el mestè de4l michelas el magna el bev el vaà a spass". Ma vediamo di approfondire la conoscenza dell'Alberto e di andare "sotto la corazza" dei suoi abiti (credo proprio che ormai i suoi abiti si siano fusi con il suo corpo e formino oramai una corazza inamovibile). L'Alberto è la disperazione dei suopi poveri vecchi. E' iscritto all'ennesimo anno fuori corso alla facoltà di architettura, vive di espedienti e i suoi genitori gli passano un mensile per i suoi innumerevoli vizzi. Un vero incosciente! "Un BARBA" come direbbe il Pierino con una sola parola. Ma torniamo alla notizia bomba:"Uè bagai(che in briazolo vuol dire: ei ragazzi) la notizia che vi stò per dare è una primizia l'ho appena sentita alla sala scommesse (Ecco uno degli espedienti dell' Alberto: fare e ricevere scommesse) e sono venuto al bar a comunicarvela" . Tutto il bar ammutolisce, si sente solo la radio del Pierino che in quel momento da le previsioni del tempo. L'Alberto ripete: "Oh è una bomba", il Pierino comincia a muovere il seggiolino ne parte con una dellle sue frasi: "Se te la finisset no te ciapi a scarpà in del cù!". "Calmo calmo Pierino adesso parlo" pausa "Oh, pausa, aprono un SEXY SHOP in paese!". Finite le previsioni del tempo alla radio trasmettono la canzone di Giorgio Faletti: "Minchia Signor Tenente". La notizia è davvero una bomba! nel bar cala un silenzio profondo. Anche la radio si è presa una pausa e trasmette solo un brusio. Il silenzio è interrotto dalla vocina della Mariuccia che chiede: "E cusa l'è il SESSI SOP?" (BEATA INNOCENZA). Il Pierino la guarda malissimo e la Mariuccia a bassa vocs ribadisce: "Ho capì le roba da homen, mi a vo de là".
Si apre la discussione e prende la parola l'Enrico definito il sessuologo cioè l'esperto dell'argomento sesso. Questo perchè fa l'infermiere al reparto ginecologia e ostetricia dell'ospedale cittadino. Quindi in qualsiasi discussione, dove compaia la parola "sesso" lui entra in gioco e dice la sua autorevole opinione. Questa volta è lapidario: "Per me l'apertura di un SEXY SHOP in paese è espressione di civiltà!". Bè la dichiarazione era una di quelle pesanti e soprattutto era di quelle che nessuno avrebbe mai compreso fino in fondo al Pierino's Bar. Io decido di starmene fuori da qualsiasi discussione e riprendo a leggere la "gazza" ma con le orecchie bene aperte.
"Ma che cavolo stai dicendo?!" prende la parola di prepotenza il Gerry "L'apertura del SEXY SHOP sarebbe la più grossa porcata che si poteva fare in questo paese!".
"Ha parlato il bachettone", replica l'Enrico.
"E' la gente come te che fa del sesso alla propria ragione di vita che è la rovina del mondo!", rinforza il Gerry.
Il Gerry è fuori dalle grazie, alza la voce ed è diventato tutto rosso. L'Enrico invece rimane seduto al proprio posto tutto tranquillo e replica pacifico:" Caro il mio gerry è vero che io faccio del sesso la mia ragione di vita, ma è anche vero che io pratico quello reale e non quello virtuale come te...." Ecco la goccia che ha fatto traboccare l'acqua dal vaso!. Il Gerry si scatena: "Sai cosa sei tu Enrico, lo sai ? Sei un puttaniere un PUTTA-NIERE". L'Enrico non si muove di un passo e risponde seraficamente : " Be se io sono un puttaniere tu sei un SE-GA-IO-LO".
Il Gerry non ci vede più e parte in quarta cercando di avventarsi contro l'Enrico.
A questo punto lo sgabello cade!! Il pierino esce dal bancone e si mette tra i due e a muso duro dice:" A mi minteressa no del sessi-sciop, quel che mi minteressa le che al me bar ognun el poda dì la sua idea in libertà sensa metes i man a dos! A vi capì o no?".
Abbasso il giornale guardo Pierino il quale tutto soddisfatto mi fa l'occhiolino.
Il Pierino's bar Isola di Libertà. Non ci avevo mai pensato. Pierino sei come al solito un grande!.
12 febbraio 2007
UN NUOVO CALCIO
Siamo tutti concordi nel ribadire che il gioco del calcio a livello giovanile ha come scopo, se giustamente dosato, quello di aiutare la crescita armoniosa del corpo e favorire il contatto con l’ambiente naturale; educare al rispetto delle regole e alla lealtà verso gli avversari; dare la misura dei propri limiti aiutando a migliorare attraverso l’esercizio e la volontà; consentire la realizzazione e aumentare la gioia di vivere ed infine svolgere una parte non indifferente nell’educazione alla socializzazione, poiché rappresenta una realtà nella quale i giovani oltre ad incontrare altri giovani incontrano anche gli adulti con i quali dovrebbero discutere e dialogare a proprio agio.
Tutti d’accordo ? SI? Bene !
Allora qualcuno mi deve spiegare cosa sta succedendo! Cosa non sta funzionando? In che cosa abbiamo sbagliato? Perché questo ambiente sta esplodendo? Genitori che urlano come pazzi! Allenatori che si mettono le mani addosso! Bambini che piangono in un campo da calcio! Basta signori!! Basta!!
Azzeriamo tutto!
Ricominciamo da capo!
Bene, per farlo dobbiamo prima riconoscere gli errori più evidenti che tutti quanti noi abbiamo fatto fin ora:
1. Errore : è stato quello di insinuare nei nostri giovani una mentalità fortemente agonistica, quasi che l’attività calcistica fosse solo finalizzata al risultato e non al gioco per il piacere di giocare o di imparare a giocare a calcio;
2. Errore : l’organizzazione di tutta l’attività giovanile è stata realizzata ad immagine e a somiglianza al calcio degli adulti. Questo ha fatto si che tutte le componenti dell’ambiente (genitori, tecnici, giocatori, dirigenti) pensassero ad una stretta relazione tra il calcio buisness-spettacolo e il calcio giovanile;
3. Errore : la mancanza di un progetto di formazione a livello nazionale che non fosse legato solo all’aspetto tecnico ma prendesse in considerazione la personalità in toto dei nostri giovani;
4. Noi allenatori di settore giovanile siamo stati poco rappresentati nella stanza dei bottoni, cioè abbiamo avuto sempre poco peso nelle decisioni importanti riguardanti il movimento calcistico.
Per ricominciare ed impostare un NUOVO CALCIO dobbiamo ritrovarci, dobbiamo vederci, dobbiamo parlare tra di noi ed esprimere le nostre opinioni su come ricondurre il gioco del calcio al gioco bellissimo che ognuno di noi praticava negli oratori o nei campetti di periferia. Dobbiamo ridarci il gioco del calcio che serve a formare e che serve a farci star bene insieme, che ci insegni a cooperare e non a litigare dove la dicitura FAIR PLAY non sia solo la denominazione di un torneo ma sia un vissuto condiviso da tutti i protagonisti .
Dobbiamo infine restituirci un gioco che trasmetta conoscenze, aspirazioni, norme, convinzioni, valori e comportamenti creando un clima che induca i praticanti ad usare tutto questo secondo le proprie attitudini. Chi scrive crede che lo sport mantenga tutto il suo intrinseco valore quando è una scuola per la vita, quando è orientato e paragonato alla vita, quando è in funzione di essa.
Partendo dall’analisi degli errori commessi, tutti insieme possiamo lavorare per evitare che questi si ripetano e si possa così giocare con un nuovo mezzo educativo.
Personalmente sono disposto a lavorare per un NUOVO CALCIO e voi?
07 febbraio 2007
IL CALCIO MOMENTO DI LIBERTA'
A volte l’insegnamento viene dai più deboli
Giulio… Giulio… ti-ti-tiro io…
No Antonio non puoi tirare sempre tu… questa volta facciamo tirare qualcun altro…
DAI DAI GIULIO fammi calciare la punizione…
Ma… ma … ma si Antonio tira tu dai…forza vai…
Disarmante quello sguardo, come fare a dire no ad Antonio… un disabile di trentacinque anni ospite dell’istituto SACRA FAMIGLIA di Cesano Boscone e facente parte della squadra di calcio disabili della Fondazione.
Antonio ha un fisico possente è alto 190 cm e pesa 100 kg di ruolo attaccante di sfondamento e in possesso di una “LEGNATA” che il più delle volte fa finire la palla aldilà della porta superando la rete di recinzione e finendo, passando sopra il muro di cinta, nel caseggiato adiacente al campo da calcio. Tutte le volte che c’è una punizione dal limite dell’area il vocione di Antonio sovrasta tutti proponendosi come esecutore dell’azione. Tutti gli altri “ragazzi” (uomini dai 25 ai 40 anni ospiti dell’istituto) non ci provano nemmeno a rivendicare diritti sul voler calciare la punizione, sanno che Antonio ci tiene e nessuno fiata. Tutti sanno anche che la palla si perderà nel caseggiato e il gioco si interromperà per alcuni minuti ma nessuno fa capricci, per Antonio è importante ed è giusto che tiri lui!
Dovreste vedere Antonio… senza dire una parola si impossessa della palla, la posiziona sul punto di battuta, prende la rincorsa e…gli altri tutti li a guardare in religioso silenzio e a fare coraggio ad Antonio, tutti con Antonio e per Antonio,tutti sperano per lui… solidarizzano con lui… Io mi guardo attorno… è un momento magico tutto si ferma, il tempo e lo spazio si stringono attorno a noi… in quel momento ci sentiamo una squadra, ci sentiamo un gruppo coeso e unito nell’utopia della normalità. In quel momento sento crescere dentro di me una forza nuova, la speranza che il calcio possa aiutare Antonio e i suoi compagni a vivere emozioni e sentimenti di uomini liberi… dai Antonio questa volta la palla verrà colpita in modo e nel punto esatto, con la parte giusta del piede e si insaccherà nella rete gonfiandola… Antonio si muove… tutti a trattenere il fiato… occhi sbarrati… mascelle serrate… le mani si cercano quasi a congiungersi… LA CORSA DI ANTONIO E SCOORDINATA QUASI LATERALE… il pensiero che mi frulla nel cervello è: se fa gol questa volta gli corro incontro lo abbraccio e lo bacio sulla fronte… ULTIMI TRE PASSI ANTONIO APPOGGIA IL PIEDE PORTANTE CHIARAMENTE IN ANTICIPO DI ALMENO MEZZO METRO, L’ARTO CALCIANTE OSCILLA, IL PIEDE COLPISCE LA PALLA E… i ragazzi che erano stati in silenzio sino ad allora si uniscono in un coro che esibisce un suono del tipo : boom… Antonio con il viso sfigurato segue con lo sguardo la palla che vola e vaga in cerca di una destinazione… tutti a guardare, tutti di nuovo a sperare, tutti di nuovo assieme e nell’utopia…
Sii-noo-maaaa la palla ancora aldilà della porta, sopra la rete scavalca il muro di cinta eee finisce nel caseggiato… ci si guarda… MI GUARDA… mi osservano tutti… tocca a me… che dire? che fare?... corro verso Antonio lo abbraccio lo stringo forte, sento che lui ricambia mi stringe mi solleva ed esulta come se avesse segnato… e comincia ad urlare GIULIO GIULIO POSSO CALCIARE LA PROSSIMA PUNIZIONE?? Prima di rispondere vorrei che mi lasciasse, vorrei riacquistare quella sicurezza che solo i piedi per terra ti possono dare; ma Antonio questo lo sa o meglio lo sente e non molla la presa e la mia risposta scontata è: VA BENE ANTONIO LA PROSSIMA LA CALCI TU… ma ora lasciami… tutto contento mi lascia e…
--- penso che il calcio può essere anche questo un momento di ordinaria normalità o meglio l’utopia di una fugace normalità…---
E tutti assieme andiamo a cercare il pallone perso nel caseggiato…
“l’utopia è come l’orizzonte: cammino due passi e si allontana di due. Cammino di dieci passi e si allontana di dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile e allora a cosa serve l’utopia? A questo: SERVE PER CONTINUARE A CAMMINARE”
O. GALEANO
g.rusca