18 maggio 2010

I 98 DELL'INTER VINCONO IL TORNEO DI AROUSA (SP)

LA CLASSIFICA
1 - FC INTERNAZIONALE
2 - VALENCIA CF
3 - REAL MADRID
4 - RCD ESPANYOL
5 - SEVILLA FC
6 - OMIYA ARDIJA
7 - ATLÉTICO DE MADRID
8 - RC CELTA
9 - BENFICA SL
10 - RC DEPORTIVO
11 - TOTTENHAM HOTSPUR
12 - SPORTING DE GIJÓN
13 - LIVERPOOL FC
14 - CD AREOSA
15 - ED VALMIÑOR
16 - PARIS SAINT GERMAIN
17 - SELECCIÓN AF7
18 - ATHLETIC DE BILBAO
19 - MONTAÑEROS CF
20 - EF LALÍN

Escrito por Alberto Diz 16 de Mayo de 2010
JUGADOR/PLAYER EQUIPO/TEAM
MEJOR PORTERO:
ALFIE WHITEMAN TOTTENHAM HOTSPUR
MEJOR JUGADOR-TROFEO RAMIRO CARREGAL:
MELKAMU TAUFER FC INTERNAZIONALE
MAXIMO GOLEADOR (8):
JUSTICE OPUKU FC INTERNAZIONALE
ANTONIO PAULO GOMES REAL MADRID
TROFEO FRINSA A LA DEPORTIVIDAD
OMIYA ARDIJA
EQUIPO IDEAL
PORTERO / GOALKEEPER ALFIE WHITEMAN TOTTENHAM HOTSPUR
DEFENSA / DEFENDER JESÚS MANUEL CEDENILLA REAL MADRID
DEFENSA / DEFENDER RIKU YAMADA OMIYA ARDIJA
DEFENSA / DEFENDER CARLES MORALES RCD ESPANYOL
MEDIO / MIDFIELDER MELKAMU TAUFER FC INTERNAZIONALE
DELANTERO / FORWARD VICENTE LUCAS SEVILLA FC
DELANTERO / FORWARD FRAN VILLALBA VALENCIA CF

11 maggio 2010

ECCO IL MIO NUOVO LIBRO

UN RINGRAZIAMENTO ALLE PERSONE CHE HANNO RESO POSSIBILE L'OPERA. UN GRAZIE PARTICOLARE A MARCO CHE CON IL SUO LAVORO HA FATTO IN MODO DI REALIZZARE UN ALTRO MIO SOGNO.

02 maggio 2010

STEFANO BORGONOVO: SIAMO TUTTI CON TE

Chi è Borgonovo
Stefano Borgonovo è nato a Giussano il 17 marzo 1964. E' sposato con Chantal ed ha 4 figli: Andrea (nato nel 1988), Alessandra (1990), Benedetta (1997) e Gaia (2003).
Stefano è nato con il pallone al piede. Aveva soltanto 10 anni quando fu segnalato al Como da un osservatore. Due anni dopo entrava a far parte del settore giovanile del Calcio Como, uno dei migliori d'Italia, guidato da Mino Favini.
Inizia così la sua trafila nelle squadre giovanili, partendo dagli Esordienti fino alla Primavera, segnando gol a valanga. Poi l'esordio tra i professionisti: è l'inizio di una grande carriera che lo vede protagonista nel Como (dopo una positiva esperienza in B con la Sambenedettese), nella Fiorentina con Roberto Baggio, nel Milan, con il quale vince una Coppa dei Campioni, una Coppa Intercontinentale e una Supercoppa Europea e successivamente nell'Udinese, Pescara e Brescia.
Conclusa l'attività di calciatore, Stefano si dedica ai baby calciatori, creando una scuola calcio, la Extra Sport (con l'amico Marco Barollo, ex calciatore) che oggi gestisce il settore giovanile del Vis Nova Giussano. Borgonovo allena anche le giovanili del Como, tra le sue scoperte il difensore Santacroce, oggi giocatore del Napoli e dell'Italia Under 21.
Pur colpito dalla Sla, Stefano continua a seguire la sua scuola scuola calcio, seguendo quando gli è possibile le sue squadre a bordo campo, in carrozzina.

La sla
La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), conosciuta anche come "Morbo di Lou Gehrig","malattia di Charcot" o "malattia dei motoneuroni", è una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce i motoneuroni, cioè le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che permettono i movimenti della muscolatura volontaria.
Esistono due gruppi di motoneuroni; il primo (primo motoneurone o motoneurone centrale o corticale) si trova nella corteccia cerebrale e trasporta il segnale nervoso attraverso prolungamenti che dal cervello arrivano al midollo spinale. Il secondo (2° motoneurone o motoneurone periferico o spinale) è invece formato da cellule nervose che trasportano il segnale dal midollo spinale ai muscoli.
La SLA è caratterizzata dal fatto che sia il primo che il secondo motoneurone vanno incontro a degenerazione e muoiono. La morte di queste cellule avviene gradualmente nel corso di mesi o anche anni. In tale arco di tempo i motoneuroni rimasti, almeno in parte, sostituiscono nelle proprie funzioni quelle distrutte.I primi segni della malattia compaiono quando la perdita progressiva dei motoneuroni supera la capacità di compenso dei motoneuroni superstiti fino ad arrivare ad una progressiva paralisi, ma con risparmio delle funzioni cognitive, sensoriali, sessuali e sfinteriali (vescicali ed intestinali).Generalmente si ammalano di SLA individui adulti di età superiore ai 20 anni, di entrambi i sessi, con maggiore frequenza dopo i 50 anni.In Italia si manifestano in media tre nuovi casi di SLA al giorno e si contano circa sei ammalati ogni 100.000 abitanti.
FONTE: http://www.aisla.it/
(AISLA: Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica)

29 aprile 2010

LA PARABOLA DEI TALENTI

IL TESTO
14Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. 16Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. 17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. 20Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. 21Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. 22Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. 23Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. 24Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; 25per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. 26Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. 28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 30E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.
RIFLESSIONE
Il messaggio di questa parola è forte e chiaro, spero che ognuno di noi possa meditarlo.
La parabola dei talenti parla della venuta di Gesù per il giudizio universale. Quando ritornerà, egli esigerà di sapere da noi come abbiamo usato il nostro tempo, cosa abbiamo fatto della nostra vita e dei talenti che abbiamo ricevuto, cioè delle nostre capacità. Il premio per il buon uso sarà la partecipazione alla gioia del Signore, cioè al banchetto eterno.
Questa parola è importante e tratta due temi molto attuali: I doni che ogni persona riceve da Dio ed il modo in cui li riceve. Ogni uomo ha qualità, talenti con cui può e deve servire gli altri.
Se noi guardiamo un po’ la vita politica ed amministrativa della nostra terra ci dobbiamo domandare se ognuno di noi ha servito l’opera di Dio o di Satana, beh… se ci pensiamo un po’ non mi pare di servire Dio.
Guardiamoci attorno e vediamo da quanti problemi siamo accerchiati : malaffare, spargimento di sangue,disoccupazione,droga, povertà diffusa, inquinamento ambientale. Sembra l'apocalisse...!!
Vi pare questo il regno di Dio ?
Ci sentiamo responsabili di queste tristi situazioni ?
Chi ha ricevuto i talenti (doni di Dio) li ha utilizzati per compiere opere benefiche?
E' molto palese che si stanno compiendo opere di satana. Su questo dobbiamo veramente riflettere..!! E dobbiamo domandarci costantemente qual è l'atteggiamento con cui le persone si pongono davanti a Dio che ci ha dato i suoi doni ?
. Non c'è differenza tra coloro che ricevono di più e coloro che ricevono di meno. Tutti ricevono secondo la loro capacità. Ciò che importa è che il dono sia posto al servizio del Regno e che faccia crescere i beni del Regno che sono l'amore, la fraternità, la condivisione. La chiave principale della parabola non consiste nel produrre talenti, ma indica il modo in cui bisogna vivere la nostra relazione con Dio.
Utilizziamo i talenti per il bene di tutti.

DISEGNO DI UN MIO ALUNNO DI I D


06 aprile 2010

VINTO IL TORNEO DI FORMENTERA CON I 99






El Inter gana a ritmo de goles



Dicen que en el mundo del deporte siempre hay sorpresas, pero la lógica de la contundencia, por lo general, acaba imponiéndose y el Inter de Milán fue una apisonadora para todos sus rivales, no dejó sombra de duda de que era el mejor equipo, avasalló a sus rivales y se fue con todos los premios y trofeos posibles. Primero del torneo, máximo goleador, menos goleado y, entre sus filas, el máximo goleador, Francesco Russo, que convirtió siete goles, y el MVP del torneo, Samuele di Ponti.La final era la prevista a tenor de los partidos del sábado ya que Inter y Villareal fueron los que demostraron mayor calidad y consistencia en el juego, pero en la final sucedió lo obvio: los milaneses fueron contundentes y vencieron (6-2) a los castellonenses que, no obstante, dejaron muestras del gran trabajo de cantera del club.Estaba claro que ayer por la mañana la tarea de la S.D. Formentera, en la semifinal que le enfrentaba al Inter, era casi imposible y los neriazzurros se impusieron con solvencia firmando un contundente 4-0 pese a que, en algunos momentos, los formenterenses rozaron, cuando menos, el gol del honor. En la otra semifinal, mucho más ajustada, Villareal y Mallorca empataron a uno en un partido de toma y daca que se llevó el Submarino en los penaltis.Final de consolaciónEn la lucha por el tercer y cuarto puesto, los formenterenses alcanzaron el bronce simbólico en un disputado partido contra los mallorquines y, aunque siempre fueron por delante en el marcador, el 3-2 final refleja lo ajustado del partido en el que Raúl, con dos goles, y Elio, firmaron los tres tantos de los locales, que quedaron más que satisfechos por su trayectoria en su torneo y con participantes de tanta alcurnia deportiva.La prueba de todo ello es que el Barça sólo fue capaz de imponerse en el último partido del torneo, para la séptima plaza, tras tres dolorosas derrotas, venciendo por 2-0 a la U.E. Sant Josep, que fue el único equipo que no ganó ni un solo partido. Por su parte el Puig d'en Valls y, contra pronóstico, se impuso claramente por 3-0 al Albacete, resultando quinto clasificado.

22 marzo 2010

CORSO D'AGGIORNAMENTO: "PERCORSI TECNICI COORDINATIVI"

La giornata "Percorsi Tecnico-Coordinativi"
Lunedì, 22 Marzo 2010 17:54:32
MILANO - Si è svolto oggi al C.S. Facchetti il secondo dei tre incontri "Percorsi Tecnico-Coordinativi" organizzato dal mensile Nuovo Calcio e dal Settore Giovanile di F.C. Internazionale. L'incontro, che ha visto partecipare 561 allenatori da tutta Italia, ha lo scopo di trasmettere le conoscenze dei tecnici nerazzurri al fine di poter crescere meglio i giocatori, nel particolare, della categoria Esordienti, fase fondamentale del percorso di apprendimento dei giovani calciatori.Dopo una breve introduzione ai lavori da parte di Roberto Samaden, responsabile del settore giovanile, e al saluto di Michele Di Cesare, direttore della rivista Nuovo Calcio, ha preso la parola Giuliano Rusca, responsabile tecnico delle attività di base dell'Inter."La fase in esame è uno dei momenti cruciali per la vita dell'atleta. È il momento in cui si passa da un calcio con una accezione puramente ludica, ad una fase pre-agonistica. Insegnare le cose giuste nel modo giusto è fondamentale" commenta Rusca.Gli allenatori "ospiti" hanno assistito, muniti di taccuini e telecamere, a una seduta di allenamento dei giovani nerazzurri e hanno potuto interagire con tutti i tecnici, tra i quali quest'oggi anche Luciano Castellini. "Oltre agli esercizi vogliamo mostrarvi lo spirito e la mentalità con i quali si deve allenare, cose che non troverete mai sui libri" è il suo breve commento.Sono state organizzate 4 stazioni di lavoro: Portieri, Tecnica Coordinativa, Tattica Individuale, Collaborazione di Squadra. I tecnici divisi in 4 gruppi hanno potuto assistere ad ogni momento dell'allenamento e vedere i giocatori delle giovanili dell'Inter svolgere gli esercizi.Molta soddisfazione, apprezzata soprattutto la praticità e la concretezza con la quale è stata organizzata la giornata. Poche parole, tanti fatti, tanti esercizi e tecniche nuove. "Il nostro scopo non è quello di stupirvi o di impressionarvi" - afferma Rusca prima di passare sui campi - "vogliamo restituirvi conoscenze pratiche, esercizi, situazioni ed attività reali, così che possiate introdurle nelle vostre metodologie di allenamento". Commenti positivi e complimenti da parte degli ospiti, per una giornata costruttiva e formativa; ai tecnici per la loro competenza e disponibilità, alla società nerazzurra, ma anche ai giovani atleti dell'Inter.

05 marzo 2010

PAOLO

PAOLO
“I bambini sono il bello del calcio. Le loro emozioni, di fronte ad un pallone, sono difficili da immaginare e da rappresentare. Il sorriso di un bambino che gioca a calcio è il più bello spot per questo sport”. G.Facchetti
Non sempre si nasce fenomeni. Il mondo del calcio ha anche altri volti. Volti di giocatori normali, che sin da bambini inseguono il sogno di calcare un prato verde e correrci sopra, inseguendo un pallone. Per molti di loro il sogno svanisce. Per altri continua, anche se tra mille sacrifici. Ecco il prototipo di questo tipo di giocatore: quello che difficilmente finisce in copertina, quello che non va mai alle conferenze stampa, quello che non rilascia interviste a riviste del settore; uno normale, un tipo come Paolo. Lui Gioca in mediana e corre per tre. Ha un cuore grande e generoso e a soli dodici anni si vede il suo talento: è quello di sapersi sacrificare per gli altri senza riserve senza nessun interesse personale, tutto per la squadra, la squadra avanti a tutto. Sono due gli aspetti di Paolo che mi interessa farvi conoscere: il calciatore e la grande persona che sta dietro ad esso. Lui è Un ragazzo sensibile e riflessivo, che si emoziona parlando della propria famiglia e ogni qual volta che parla in pubblico arrossisce e abbassa la testa dimostrando una timidezza fuori del comune. Lui era Uno di quei bambini che andava allo stadio a vedere i propri idoli e che era pieno di gioia ogni qual volta poteva avvicinarne qualcuno, anche solo per salutarlo. Paolo ha fatto la gavetta. Ha faticato per guadagnarsi un posto in serie A. Ha trascorso tanti anni lontano da casa e distante da famiglia e amici. Ha cominciato ad andare in giro da giovanissimo. È rimasto nelle giovanili del Milan per sei anni, facendo tutta la trafila dai pulcini alla primavera, poi inizia a girare in tante squadre: Viterbese, Chievo, Sampdoria ed ora Udinese. All’epoca, quando lo allenavo io, però, aveva solo 12 anni e poca possibilità di affermarsi. Il sogno era forte, ma il desiderio era troppo anche per il genio della lampada. Il suo talento calcistico era buono, ma mai avrei scommesso che quel caparbio comasco avrebbe oggi calcato i tappeti degli stadi di serie A. E così Paolo dalla società rossonera deve uscire per affermarsi e inizia ad andare a Viterbo. Fino a quando non gli si presenta di fronte l’opportunità di approdare al Chievo.Il calcio,oramai a quanto sembra lo sappiamo in pochi, non è solo celebrità e glamour. Il calcio è spesso sacrificio. Chi non ha l’arma del talento fin dalla nascita, deve affermarsi in altri modi e la via maestra è sacrificarsi. Paolo questo lo sa benissimo, lui è stato tanto tempo lontano da casa, dai suoi amici, dai suoi genitori che ama tantissimo, lui ha limitato le feste, le cene al ristorante, i bagordi notturni, per un unico scopo: arrivare! Non ha potuto fare ciò che facevano i suoi coetanei. La sua determinazione era concentrata nel voler sfondare, diventare un calciatore di serie A.. Nemmeno fare una gita in famiglia nei weekend. Il calcio viene prima di tutto”. Eppure i calciatori sono dei privilegiati rispetto all’uomo comune e Paolo è il primo ad ammetterlo: “Fare il calciatore, nonostante i sacrifici, è comunque un privilegio. Ci sono gli infortuni, ma anche quell’enorme visibilità che altre professioni non sognano lontanamente”(sue parole in una rara intervista). Paolo ce l’ha fatta è diventato quello che sognava grazie alla sua voglia, alla sua determinazione, alla sua capacità di rendere realtà un sogno. Capita spesso che la gente pensi che la vita dei calciatori sia qualcosa di beatamente lussuoso e privilegiato. Spesso però non è così. Il Calcio è un gioco non facile. Anche se si è dotati, bisogna investire molti anni per affinare la tecnica e per forgiare il carattere. E poi la stessa carriera è sempre, per certi versi, un' avventura sul filo del rasoio. Bisogna fare molti sacrifici. Paolo c’è riuscito!
Bravo Paolo!
Sammarco Paolo
Nato a Como il 17-08-1983, Centrocampista. Tira i primi calci nel U.S. Sagnino per poi passare nelle giovanili dell’A.C.Milan. Dopo la trafila nelle squadre del settore giovanile Sammarco inizia la carriera calcistica in serie C1 nel 2002-2003 con la Viterbese, con cui gioca 24 partite. L'anno successivo il Chievo ne acquista il cartellino e lo cede in prestito al Prato, in Serie C1, con cui totalizza 30 presenze corredate di un gol.La stagione 2004-2005 lo vede finalmente impegnato in Serie A coi clivensi. Nel 2006-2007 fa il suo esordio in 2 competizioni europee: nei preliminari di Champions League, il 24 agosto 2006, in Chievo-Levski Sofia 2-2 e in Coppa Uefa, il 14 settembre 2006, in Sporting Braga-Chievo 2-0. A fine stagione però i veronesi non riescono ad evitare la retrocessione in Serie B, giunta all’ultima giornata.Nell’estate 2007 il centrocampista arriva a Genova, sponda blucerchiata, e il suo rendimento si mantiene a livelli molto elevati per tutto il campionato: segna 5 gol e la Sampdoria conclude in sesta posizione, qualificandosi per la Coppa Uefa. Nella sua seconda stagione in Liguria, Sammarco realizza 2 gol, di cui uno a Marassi in Coppa Uefa il 27 novembre 2008 nell'incontro della fase a gironi contro lo Stoccarda.Il centrocampista comasco ha giocato in tutte le categorie minori della Nazionale italiana e nel 2005-2006 ha indossato per 9 volte la maglia dell’Under 21.Nell’estate 2009 la Sampdoria lo cede all'Udinese in prestito e, ironia della sorte, debutta in maglia bianconera proprio a Marassi contro i blucerchiati.

26 febbraio 2010

IL BAMBINO NON E' UN ADULTO IN MINIATURA

Il bambino non è un adulto in miniatura
Per noi adulti il gioco ha un significato ben conosciuto, è distrazione, svago,
ricreazione, ma per i piccoli risulta essere qualcosa di più importante. Nei
primi anni di vita di un bambino, si gettano le basi per la formazione del
carattere dell’adulto che sarà domani ed il tutto deve essere fatto secondo
criteri pedagogici idonei e ben calcolati.
Alcuni decenni fa, quando si parlava di educazione rivolta ai bambini, si
consideravano modelli che oggi sono superati e forse in contrasto con le
teorie attuali. Il bambino serio, silenzioso ed obbediente se un tempo era
sinonimo di perfezione, oggi è considerato un caso da prendere in seria
considerazione, perché molto vicino al “patologico”.
La psicomotricità ed il metodo Montessori hanno diversi punti in comune.
Nati nello stesso periodo, fine ‘800 ma forse mai incontrati tra loro, hanno
sviluppato concetti molto dissonanti con la cultura dell’epoca. La
psicomotricità nasce in Francia per fini terapeutici e per pura coincidenza la
dott.sa Montessori approfondisce le sue conoscenze per la letteratura
scientifica francese su casi di bimbi selvaggi allevati da animali con i relativi
esperimenti.
Entrambi i metodi cominciavano a considerare l’importanza di un adeguato
percorso pedagogico rivolto a casi patologici basato su principi fondamentali,
non sovrapponibili in età adulta, ma di grande impatto per la crescita e lo
sviluppo dell’individuo che da bimbo si prepara a diventare uomo. Le stese
teorie sono state riproposte dagli stessi autori per l’applicazione in casi non
patologici con sorprendenti risultati.
Oggi la psicomotricità viene considerata non solo per esigenze terapeutiche,
ma per educare nel modo più appropriato i fanciulli del nostro mondo. In
questo caso è più corretto parlare di gioco nel senso più stretto del termine
che ritrova in questo contesto la giusta collocazione.
La psicomotricità rispetto al metodo Montessori, è più attuale per il semplice
fatto che quest’ultimo ha alcuni aspetti contraddittori. Giusto per citarne
alcuni, la Montessori educava i bambini a diventare dei piccoli ometti,
precisi, ordinati, corretti con una forte propensione al dovere. Il gioco del
silenzio sebbene è un mezzo per far apprezzare un momento di riflessione,
pausa, relax, in un contesto ludico se proposto diverse volte, andrebbe a
rompere e snaturare l’innato senso di allegria, tipico di ogni bambino. Il
bambino vivace e che disturba, viene allontanato.

19 febbraio 2010

EMANUELE

EMANUELE
Per il giovane Emanuele il gioco del calcio non era solo uno sport. Il calcio era per lui un modo di uscire dalla sua vita fatta di violenza e prevaricazione. Fin da giovanissimo la vita di Emanuele era stata permeata di violenza, soprattutto di quella violenza fine a se stessa, realizzata su persone deboli come bambini, donne e anziani. Lui viveva in un quartiere di Milano rinomato per gli atti delinquenziali che le band facevano quasi quotidianamente. Qui o appartenevi ad una fazione oppure non sopravvivevi. Anche Emanuele apparteneva ad una banda, ora le chiamerebbero: le baby band, e fu in quel quartiere che all’età di otto anni i membri di una banda rivale lo presero e lo picchiarono a sangue e se per caso un adulto non fosse passato di li sarebbe morto sotto i colpi di quei teppisti. Quelle botte gli lasciarono i segni profondi, oltre che sulla pelle incisero nella sua profonda psiche e lui, quei segni, li riportava in ogni sua esperienza. Anche nel calcio Emanuele trascinava il suo vissuto, il suo malessere e la sua violenza repressa e subita. Lui era, diciamo, un po’ troppo deciso e grintoso nel suo gioco, soprattutto quando doveva entrare in contrasto con qualche avversario.
In qualsiasi situazione si trovasse ad affrontare la sua soluzione era la stessa: aggredire in modo violento ed immediato senza pensarci molto. Il suo mondo era conosciuto da tutti e tutti gli stavano lontano. Lui aveva comunque sviluppato un concetto di gruppo molto forte ed all’interno della squadra era ben voluto dai suoi compagni che lui a sua volta proteggeva da tutto e da tutti. Era un gruppo coeso e molto unito quella selezione dell’A.C. Milan dei nati nel 1984, (esordienti regionali quell’anno) e tutti insieme facevano “paura” sul campo. Ricordo una partita a Varese:
dopo venti minuti era già 2 a 0 per noi, due tiri di Emanuele da fuori area, due gol bellissimi. Gli avversari erano in “trance” non ci capivano nulla di quello che stava succedendo in campo e noi stavamo dominando alla grande. Ad un certo punto l’arbitro, che per la cronaca era un dirigente loro, inizia a dare i numeri e a fare il “cinema” come si dice in gergo; morale: ci fischia contro due rigori nel giro di cinque minuti e ci manda fuori un giocatore per doppia ammonizione. A questo punto, sul due a due, personalmente oltre a far fatica a stare zitto e fermo,(me lo sarei mangiato quel galantuomo) faccio fatica anche a gestire il gruppo e soprattutto Emanuele che sta puntando l’arbitro correndogli vicino, troppo vicino e con un fare minaccioso. Il ragazzo ha dodici anni ma fisicamente sembra più grande ed accortosi di essere alto quanto l’arbitro lo va a cercare e, e, e accidenti mi accorgo che sta cercando il contatto fisico con il direttore di gara. Lo vedo gli è vicino, urlo come un dannato il suo nome, ma lui non mi sente o meglio fa finta di non sentire, urlo e corro in campo gli sono vicino lui si ferma e mi guarda negli occhi e facendo finta di nulla mi chiede: “che c’è mister?” a questo punto anche l’arbitro si è fermato e mi vede in mezzo al campo mentre sto correndo dietro a lui e ad Emanuele. L’arbitro fermandosi di colpo inciampa, barcolla,perde l’equilibrio ma dopo alcuni passi fuori asse riprende la sua corsa e cercando di capire cosa sta succedendo si gira verso di me e anche lui mi chiede: “si mister che c’è?”. Sono li in mezzo al campo e non so cosa rispondere con tutti gli occhi di tutti i partecipanti all’evento addosso e dalla tribuna si distingue una voce: “ma vai a sederti in panchina buffone!” Emanuele fa finta di nulla e se ne va correndo, l’arbitro mi guarda mi sorride con un ghigno e quasi sfottendomi mi dice: “si vada a sedere altrimenti la sbatto fuori!” Non so se prendermela con l’arbitro o urlare contro Emanuele, nell’incertezza me ne sto zitto e mesto me ne ritorno in panchina dove mi siedo e sto zitto fino alla fine della partita.
La partita la vincemmo quattro a due!
Sono passati quattordici anni è domenica pomeriggio e sono al campo sportivo di via Cilea, ora alleno le giovanili dell’F.C.Internazionale e tra un’ora giocheremo contro il Legnano. Sono un poco soprappensiero. Sto pensando che non mi piace giocare con il brutto tempo, sta piovendo infatti e la temperatura è bassa ci sono tre o quattro gradi. Mi pesa il pensiero dell’inverno e del lungo anno sportivo. L’estate, al contrario, è la mia stagione ideale. Sole, caldo e libertà. Quella appena trascorsa è stata magnifica. Per la prima volta ero andato al mare con la mia famiglia, ma come tutte le cose belle è passata in fretta, ma la sensazione che mi è rimasta dentro è bellissima. È strano come questi pensieri ti vengano nei momenti più impensati e tutto nella nostra testa venga collegato e ricordato a prescindere dalla nostra volontà.Come provenisse da molto lontano sento il mio cognome ripetuto più volte. Mi scuoto e prontamente mi giro verso la fonte sonora. Davanti a me un uomo si sbraccia facendomi segno di avvicinarmi. Ma chi è? Mi chiedo. Mi guardo attorno. Sono li all’entrata con tanta gente in piedi che verosimilmente aspetta di entrare nel proprio spogliatoio, ed è distratta da quel signore che continua a rivolgersi a me gesticolando. Mi avvicino stupito.“Ancora attaccato ai vecchi ricordi”, dice, “capita quando si è avuto una vita piena e intensa. Mister ma non si ricorda di me sono EMANUELE!”. Io sono un po’ frastornato, e non so cosa dire. Vorrei dirgli: certo che mi ricordo di lui e che non era per niente facile sbarazzarsi di quello che sento dentro in questo momento, certe cose rimangono appiccicate addosso e sinceramente non mi sento ancora pronto ad abbandonare tutto quanto. Emanuele continuava a guardarmi fisso negli occhi e capisco subito che con lui si deve passare ai fatti: “Emanuele quanto tempo!” ci abbracciamo e ci stringiamo forte per alcuni secondi. Io poso a terra la mia borsa, lui posa a terra la sua e con dentro entrambi tutto il nostro passato ci avviamo verso gli spogliatoi felici di esserci ancora per un attimo incontrati.

EMANUELE
Emanuele ha smesso di giocare a vent’anni, giocava in C2 e faceva il professionista, dopo un fatto di cronaca successogli nei pressi di Milano. Riporto qui sotto il suo racconto, con la sua verità che mi fece quel giorno dopo che io gli chiesi che stava facendo nella vita e se stava ancora giocando a calcio:
“ Mister era una sera dopo l’allenamento stavo tornando a casa in macchina guidava un mio compagno di squadra, quando una moto con su due balordi si è avvicinata e uno di loro ci ha sparato. Al mio amico l’han colpito sulla spalla e a me sulla coscia. Mister un dolore incredibile e sangue da tutte le parti. Pensi siamo andati all’ospedale da soli senza nessun aiuto e Li ho finito la mia carriera mister.Meno male che il proiettile è uscito dalla coscia senza danneggiare tutto il muscolo. Sono stato ricoverato in ospedale per un mese e non so ancora adesso chi devo “ringraziare” per quel che è successo! Comunque adesso mi diverto con dei miei amici e gioco in terza categoria”.
Questo il suo racconto, questa la sua verità. Non ho voluto indagare sui fatti sono solo contento che Emanuele sia ancora, ogni tanto su un campo da calcio e per alcuni pomeriggi lontano dal suo mondo violento.

DUE CONTRO DUE

Passaggi orientati e 2v2 (oppure 3vs1)


Prepariamo un campo lungo 40mt.Disponiamo quattro giocatori agli angoli di 4 quadrati e tutti insieme facciamo svolgere uno scivolamento del pallone in senso orario per esercitare tempo e precisione del passaggio. Diamo un numero ad ogni quadrato ed ogni volta che viene chiamato il gruppo interessato parte un 2vs2 con coloro che sono di spalle che tempreggiano fino al centrocampo (sono i difensori, possono intervenire solo nella propria metà campo) e coloro che sono rivolti verso la porta che vanno ad attaccare. Ogni turno si girano le posizioni. E’ possibile chiamare anche il 3vs1
Passaggi orientati e 2v2 (oppure 3vs1)

3×1 MINUTO

06 febbraio 2010

LUNEDI 08/02/2010 PRESENTAZIONE DEL TORNEO "AMICI DEI BAMBINI" CATEGORIA ESORDIENTI ORGANIZZATO DALL'A.S. ALDINI BARIVIERA

Si terra' lunedi' prossimo allEnterprise Hotel di Milano la presentazione del 6° Trofeo 'Amici dei Bambini'. E' un torneo ... (continua)
Si terrà lunedì prossimo allEnterprise Hotel di Milano la presentazione del 6° Trofeo 'Amici dei Bambini'. E' un torneo riservato alla categoria Esordienti (classe '97), organizzato dalla società Aldini Bariviera con il supporto di Regione, Provincia, Comune e Zona 8. Il popolare torneo si disputerà dal 7 aprile al 27 maggio al centro sportivo di via Orsini.
Nel corso della serata, presentata da Ivan Zazzaroni e Andrea Perroni con la collaborazione di Max Cavallaro, saranno premiati tecnici, giocatori e addetti ai lavori:
-premio comitato anno 2009 : a Giuseppe Marotta (Sampdoria), Pierluigi Casiraghi (Figc), Maurizio Beretta (Lega Calcio)
-premio dirigente sportivo dell'anno:
a Pantaleo Corvino (Fiorentina)
-premio allenatore dell'anno:
Josè Mourinho - ritira Beppe Baresi ( Inter)
-premio giocatore dell'anno:
a Sergio Pellissier (Chievo), Diego Milito (Inter), Andrea Pirlo e Marco Borriello (Milan)
premio responsabile sett. giov. Professionisti dell'anno: Filippo Galli (Milan), Massimo Carrera (Juve)
-premio allenatore sett. giov. prof. dell'anno:
Giovanni Stroppa - ritira Filippo Galli (Milan), Giuliano Rusca (Inter)
-premio responsabile sett. giov. dilettanti dell'anno:
a Davide Gatti (Lombardia Uno)
-premio allenatore dilettanti dell'anno:
Benoit Cauet (Accademia Inter)
-premio giornalista dell'anno:
a Fabio Guadagnini (Sky Sport)
L'incasso del torneo sarà devoluto all'Associazione Amici dei Bambini (Ai.Bi.) per il progetto 'Bambini al Centro', che dal 2007 si occupa in Congo del sostegno all'infanzia abbandonata.