18 maggio 2009

LUCA

La Lombardia è una terra che varia di paesaggio, di tradizioni, di costume e a seconda dei posti anche di storia. Questa terra così variegata nell'aspetto geografico e storico si estende dalle cime innevate delle Alpi all'immensa pianura padana che degrada sino alle regioni confinanti. Qui nascono giocatori di calcio di diversa tipologia e per caratteristiche attitudinali. Io che ci lavoro e che ci sono nato in questo posto ho visto questa regione cambiare ed integrare etnie sempre più diverse e crescere diventando un polo europeo sia culturale sia economico importante. Soprattutto ho visto crescere tanti giocatori, ma proprio tanti! Solo pochi sono arrivati a giocare in serie A. Un bambino sul quale avrei puntato, ci avrei giocato addirittura la casa, che potesse diventare un giocatore di alto livello era Luca!
Ho conosciuto Luca che aveva dodici anni e giocava nel settore giovanile del Milan già da un anno. Luca è nato a Milano da genitori di origine: Lombardo-Veneto-Calabro-Siciliano. Lui giocava a calcio per vocazione e per questo motivo si esprimeva in modo divino. Sembrava un piccolo principino quando si muoveva in campo: sempre elegante, creativo, fantasioso ed imprevedibile.
Luca faceva parte della categoria di giocatori, definiti da Hans Jorgen Nielsen nel suo bellissimo libro “L'angelo del calcio”: I POETI DEL CALCIO. Si era un Poeta del calcio, uno di quei giocatori che ti prendono di sorpresa, quelli che creano spazio dove non avrebbe dovuto esserci nessuno spazio, uno di quelli che fanno giocate che non avresti mai neppure immaginato. La sua famiglia aveva influenzato sin dall'infanzia la sua scelta di giocare a calcio. Suo padre era stato un discreto giocatore di serie C e sua madre si occupava di mandare avanti una società calcistica dilettante del milanese. Entrambi i genitori innamorati di questo sport non potevano che far giocare a calcio il loro unico figlio. Luca ti faceva vincere le partite da solo, rendeva facile ogni giocata e le sue scelte tattiche erano sempre vincenti. Non a caso sul retro della maglia portava il numero dieci, quando il numero sulle maglie aveva ancora un significato il dieci lo davi solo al più bravo a quello che volevi distinguere dagli altri. A lui oltre al dieci dovevi dare anche la fascia di capitano perchè era una esempio: aveva voglia di fare, era educato, un vero modello positivo per tutti anche per noi adulti: “Propri un brau fieou” si dice a Milano. Tutta questa magia svanì un giorno sul campetto di Melegnano cittadina popolosa situata a sud di Milano. Luca sta per battere il calcio d'inizio di una partita che si annuncia bella e divertente come al solito quando lui è presente. Mentre azzero il cronometro guardo verso il centrocampo e vedo il mio capitano che mette una mano al petto e successivamente si piega su se stesso. Il bimbo non sta bene! Chiamo subito il fisioterapista e gli dico di accertarsi come sta Luca. Luca si accascia, a questo punto corro verso di lui e lo chiamo ad alta voce. Sono vicino, lo vedo è bianco in volto ed è sofferente e tiene sempre la sua mano destra al petto. Gli chiedo che c'è o meglio che c'è che non va? La sua risposta mi preoccupa ancor di più: “mister mi fa male qui” e mi indica il petto “è un dolore forte, forte”. Lo prendo in braccio e lo porto fuori e mi ripeto: “non è nulla, non è nulla Luca”. Mi sorride e mi dice: “mi lasci giù mister adesso mi passa e io voglio giocare”. Lo porto in panchina e dico al dirigente di chiamare un'autoambulanza e di fare in fretta. Luca continua a ripetere: “io voglio giocare, dai mi faccia giocare mister”. Lo guardo negli occhi gli sorrido e gli parlo: “Luca giocherai, hai così tanto tempo per giocare...”
Luca il lunedì successivo fu sottoposto ad elettrocardiogramma che evidenziò una cardiopatia che gli avrebbe impedito di continuare a giocare a calcio. Il calcio ha un poeta in meno ma il mondo ha sicuramente una bella persona che lo abbellirà. Ciao Luca.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Gli occhi lucidi non mancano mai con i tuoi racconti...

MarcoO ha detto...

Davvero occhi lucidi e tante, tante similitudini...speriamo che l'atto finale sia differente
Ciao Grande!