25 giugno 2009

PIX 2

PIX 2
Per molte ore Pix cercò un posto dove atterrare e poter posare i tre lunghi sostegni della sua astronave. Non c'era timore di farsi notare e farsi scoprire, perchè la navicella spaziale aveva inserito un nuovo dispositivo il -MIMESI- che permetteva all'oggetto volante di mimetizzarsi in qualsiasi ambiente si fosse trovato. In quei pochi giorni aveva studiato il territorio più idoneo per un atterraggio e il posto che soddisfaceva anche la sua curiosità su questo nuovo ed entusiasmante gioco chiamato CALCIO veniva chiamato dagli umani Pianura Padana. Era un posto tranquillo con la presenza di umani laboriosi fino allo sfinimento. Il comportamento umano degli abitanti di questa pianura lo affascinava, l'instancabilità di questi esseri lo sorprendeva. Lavoravano sempre! Tutti i giorni, al mattino, al pomeriggio, alla sera e alla notte: sempre! Meno un giorno, quello che chiamavano: domenica. In quel giorno la maggior parte di loro si divertivano a giocare a calcio. Strani esseri, sicuramente degni della sua attenzione. C'era un problema il suo aspetto. Era così diverso dagli umani che si sarebbero sicuramente rifiutati di far conoscenza con un tipo così strano. Così prima di atterrare e conoscere i Padani si trasformò da essere fosforescente e filiforme in un UMANO vero e proprio. Per mezzo del -TRASFORMIX- un congegno che aveva progettato suo padre, grande conoscitore del genere umano, si era trasformato in un bel bambino di tredici anni: aveva occhi di un azzurro luminoso, il viso magro e di un candore impressionante con un naso e le labbra sottilissimi. La macchina aveva fatto proprio un bel lavoro, anche se Pix non riusciva a sopportare tutti quei peli che ricoprivano in modo abbondante alcune parti del suo corpo. Si passava sempre, oramai era diventato una specie di tic, la mano destra dalle dita magre e lunghe tra i capelli di un biondo molto chiaro, appiattiti a ciocche contro il cranio dal berretto che si trovava in testa senza sapere il perchè. Ad un tratto vide il posto, sistemò tutto il suo equipaggiamento si sedette sul sedile della navicella ed impostò la rotta di atterraggio. Afferrava e muoveva le manopole con gesti efficaci, senza lentezza ne fretta nervosa, fin dall'infanzia era stato addestrato a pilotare oggetti volanti ed era diventato uno dei migliori del suo corso all'accademia spaziale. In pochissimo tempo realizzò la manovra sistemando l'astronave in una radura dai colori freschi e vivaci. Il contatto era avvenuto ora non rimaneva che scendere. Si alzò dal sedile e dimenticando ogni raccomandazione e soprattutto trascurando le procedure di contatto ravvicinato, premette il pulsante di apertura dello sportellone centrale e corse verso di esso per uscire dall'abitacolo il più in fretta possibile. Non vedeva nulla perchè Tutto era nascosto dai fumi dei razzi che avevano permesso il lento ma sicuro contatto con il suolo; Ma ad un certo punto quella nebbia artificiale scomparve e Pix scendendo la scaletta mise un piede sulla TERRA! La luce che lo illuminava gli sembrava composta da una miriade di colori e vide come in un sogno le mani di sua madre che lo invitavano a scendere e muoversi in quel mondo a lui estraneo. Una leggera brezza lo avvolgeva e sentiva entrare nelle cavità che si trovava sopra alla bocca, le narici, qualcosa che lo stordiva e lo inebriava era come se dentro di se stesse entrando il soffio della vita umana. Sentì improvvisamente una forza tremenda esplodere dentro di sé. Sentiva un gran freddo alle estremità cioè ai piedi e alle mani. Seppe che stava facendo qualcosa per lui di inusuale: tossì. Era UMANO!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Pix promette bene

Anonimo ha detto...

mi piace sto Pix