23 ottobre 2007

LA PSICOLOGIA DEL GIOCO

Lo sport è gioco caratterizzato da finalità agonistiche, per cui non esiste sport che non sia competitivo, ma non esiste neanche sport che non sia strutturato sulla base inevitabile del gioco.
Perciò uno studio sulla psicologia dello sport non può prescindere da considerazioni sulla psicologia del gioco.
Il gioco è essenzialmente un fenomeno di natura psicologica, ma i suoi aspetti sono così multiformi e complessi che da sempre esso ha attirato l’interesse degli studiosi di diverse discipline. In realtà non è facile definire che cosa esattamente si intenda per gioco. Secondo una prima definizione, il gioco è un’attività fine a se stessa, cioè una “finalità senza fine”, che è piacevole di per sé e si sottrae alle categorie temporali e che, proprio per queste caratteristiche, si contrappone all’attività lavorativa (Neri, 1959).
E’ piuttosto il modo in cui l’attività ludica si svolge, ciò che la caratterizza: plasticità, adattabilità, libertà, sono le caratteristiche che il gioco ha in comune con l’attività fantastica, cui è strettamente legato. Come la fantasia, anche il gioco è espressione di un preciso fine individuale che non è puramente biologico, come voleva Spencer, secondo il quale il gioco è essenzialmente una manifestazione di energia in “più”, sovrabbondante rispetto agli scopi vitali (Alexander, 1958), o come voleva Gross, secondo il quale esso costituirebbe una forma di esercizio che prepara, negli animali e nell’uomo, le funzioni adulte. Attività fantastica ed attività ludica sono piuttosto delle forme di espressione e di espansione della personalità, dei modi di superamento e di anticipazione del reale. Il gioco è quindi un fenomeno fondamentale della evoluzione psichica della persona, un potente strumento di maturazione e di adattamento, un’espressione del passaggio dall’isolamento dell’inconscio alla relazione sociale dell’io (Quadrio, 1962).
La difficoltà di dare una definizione ed una interpretazione univoca del gioco è in rapporto con la molteplicità delle espressioni: lungo le varie tappe dell’età evolutiva il bambino gioca in modi sempre nuovi e, forse, con intenti sempre nuovi.
Lo studio di quelle che Chateau ha chiamato “strutture ludiche” mostra che allo sviluppo progressivo delle varie funzioni, sempre più complesse ed integrate, corrisponde nel bambino la possibilità di altrettanti comportamenti ludici, che sono espressione della integrazione di attività elementari in comportamenti più complessi. Esistono vere e proprie strutture elementari (camminare, correre, ecc.) che, variamente integrandosi in schemi percettivi, motori ed intellettivi sempre più complicati, danno origine ad una serie di comportamenti di gioco che affiorano gradualmente alle varie età. Non bisogna però cadere nell’errore di intendere il gioco (come del resto qualunque altro fenomeno psicologico) come l’effetto di una graduale maturazione di funzioni epigeneticamente presenti nell’organismo; è vero, invece, che, l’ambiente familiare e sociale, con tutte le variabili affettive che comporta, condiziona fortemente le possibilità e le modalità evolutive.
Una prima fase dell’attività ludica corrisponde al gioco puramente funzionale inteso come soddisfazione, fine a se stessa, di esercitare un’efficienza sensoriale e motoria.
Ad un livello più differenziato compare, nel bambino, il gioco destinato ad un fine più esplicito, che è quello di provare le proprie forze, di avere consapevolezza oltre che padronanza dei propri movimenti, di imitare alcune attività che appaiono espressione specifica dell’essere adulto: nel gioco il bambino realizza la duplice possibilità di imitare l’adulto anticipando la propria evoluzione e di sfuggire la responsabilità dell’adulto restando ancorato al suo illusorio rapporto con la realtà. Il gioco non esprime solo il desiderio di rimanere bambini, ma, come dice Freud, si manifesta sotto l’influenza del potente desiderio individuale di crescere. Il bambino trova nel gioco uno sfogo che gli consente un confronto paradossale con la realtà: si crede libero e non è più frustrato dal rapporto con il reale, crea situazioni immaginarie che attivamente affronta e domina, aiutandosi così a sopportare e superare l’ansia delle concrete situazioni vitali.
Possiamo dire che il bambino si crea con il gioco il proprio mondo e ricostruisce una situazione spontanea in cui proietta tutte le tendenze che corrispondono alla sua realtà interiore. Nel gioco, il divieto viene fatto proprio dal bambino e trasferito su qualche oggetto esterno che lo rappresenta simbolicamente. Ad esempio: il bambino che è stato frustrato da un divieto paterno, ripete lo stesso divieto al suo orsacchiotto, con cui si è identificato e, nel ripeterlo attivamente, finisce sostanzialmente per accettarlo. Bisogna aggiungere anche un’altra caratteristica “terapeutica” del gioco escogitato dal bambino: il ripetersi della situazione consente di viverla con una sempre minore partecipazione ansiosa, proprio perché la situazione frustrante viene ogni volta superata. E’ importante, a questo proposito, soffermarsi un momento su un elemento essenziale per comprendere bene il fenomeno del gioco: il concetto di attività ripetitiva. In realtà, questo concetto sembrerebbe in qualche modo in contrasto con il carattere di libertà, di giocosità e di spontaneità del gioco; la ripetizione implica, infatti, un certo grado di organizzazione e, quindi, di limitazione. Bisogna, d’altra parte, considerare che il concetto di ripetizione applicato al gioco non si riferisce tanto alla ripetizione derivante da stimoli applicati dall’esterno, quanto a quella che deriva dall’interazione spontanea delle tendenze e degli impulsi interni. E’ noto, del resto, come il comportamento ripetitivo non possa essere inquadrato in una interpretazione univoca: esso può essere meglio definito secondo alcune categorie. Abbiamo, in primo luogo, la ripetizione che deriva dalla normale periodicità di certi bisogni periodici (basti pensare alle attività biologiche primarie come il sonno ed il nutrimento). Un’altra categoria di comportamenti ricorrenti è espressione della continua lotta che si svolge tra gli impulsi biologici rimossi nell’inconscio e le controforze psicologiche che agiscono in senso repressivo. Esiste poi un terzo tipo di ripetizione: è quello che riguarda le esperienze traumatiche, che vengono rinnovate nella rappresentazione mentale e nell’azione allo scopo di renderle sempre più dominabili e, quindi, accettabili. Questo tipo di ripetizioni è quello che più direttamente interessa il fenomeno gioco, in cui molte volte si realizza. Qui la ripetizione è messa in atto perché è un mezzo per scaricare gradualmente la tensione che si è venuta a creare nell’organismo in seguito ad una situazione traumatica, di frustrazione; poiché la ripetizione si svolge in condizioni favorevoli al soggetto, poiché il gioco è sotto il suo controllo, un’ulteriore rassicurazione è ottenuta con l’inversione dei ruoli, cioè con il fatto che il bambino, giocando, ogni volta che lo può, assume il ruolo del più forte, del più potente, mentre assegna la parte passiva, debole e sofferente ad un giocattolo o ad un altro bambino. Mediante questo meccanismo, il bambino può rivivere in forma attiva ciò che prima ha sperimentato passivamente.
Il gioco ha anche una funzione psicoterapeutica. In esso, infatti, il bambino ha la possibilità di esprimere la sua esuberanza vitale, di avvicinare la realtà in forma meno frustrante e più libera, di manifestare in forma simbolica i suoi problemi. Tutto ciò contribuisce a rendere il gioco una sorta di valvola di sicurezza, attraverso la quale le esperienze vitali possono essere vissute in forma più sopportabile, in modo che il bambino non avverta più il bisogno di fuggire da esse, ma possa fronteggiarle e sentirsi capace di dominarle e assorbirle nella sua consapevolezza (Bristol). E’ quindi evidente la funzione preventiva e terapeutica del gioco, funzione che si svolge spontaneamente, quale espressione, naturale in tutti i bambini, della capacità individuale di autoregolazione e di adattamento e che può anche divenire strumento tecnico, guidato ed organizzato scientificamente a fini psicoterapeutici.
Il problema della tecnica psicoterapeutica basata sul gioco si fonde essenzialmente sulla interpretazione del gioco stesso: esistono diversi modi di interpretazione, ma alla base di ogni diversa impostazione tecnica sta la considerazione che il gioco costituisce la forma espressiva più significativa dell’età infantile e che, pertanto, tiene luogo delle altre forme di comunicazione proprie dell’adulto.

11 ottobre 2007

LETTERA AI MIEI PULCINI CHE HANNO VINTO 40 A ZERO

LETTERA AI MIEI PULCINI CHE HANNO VINTO 40 A ZERO

Cari ragazzi, so che le polemiche non erano per fortuna rivolte a voi, ma so benissimo che non riuscite a capire perché qualcuno vi accusi di aver vinto facendo troppi goal. E avete bisogno di spiegazioni, di certezze. Qualcuno vi deve pur spiegare perché siete stati accusati di aver fatto troppi goal. Avete vinto una partita per 40 a zero e invece dei complimenti sono arrivate le critiche, aspre critiche. Questo è un fatto Difficile da capire per un bambino che entra in campo desideroso solo di vincere e di fare più goal possibili, di giocare a calcio nel modo migliore come gli hanno sempre insegnato.
Gli adulti (giornalisti, opinionisti, genitori, allenatori) hanno perso ancora una volta una splendida occasione per tacere, per lasciare il gioco tutto nelle vostre mani: avete giocato bene, avete rispettato le regole, siete stati corretti in campo e con i vostri avversari. Il mondo sporco delle polemiche del calcio doveva rimanere fuori dal vostro gioco, doveva rispettare di più sia voi che avete vinto, sia i vostri piccoli avversari che hanno perso. Avevano una bellissima carta da giocare: il silenzio. Voi siete dei bambini, entrate in campo per giocare fino all’ultimo minuto, restare in campo a palleggiare umiliando i vostri avversari perché ritenuti non all’altezza del vostro gioco è qualcosa di estraneo al vostro mondo di bambini che vogliono giocare, giocare, sempre e solo giocare. Nessuno ha pensato che andavate protetti… tutti. Che tutto questo clamore non doveva sfiorarvi . Si sono dimenticati di voi, si sono dimenticati che anche voi siete dei bambini, esattamente come i vostri piccoli avversari che hanno perso. Non dei campioni o dei super-bambini, semplicemente dei bambini che hanno giocato una splendida partita.
Per questo motivo io vi dico bravi, ancora una volta bravi. Avete giocato bene, vi siete impegnati ed avete vinto. Non ho niente da rimproverare né a me né a voi. Finché entrerete in campo rispettando le regole del gioco, rispettando i vostri avversari, tenendo un comportamento corretto sul campo, non dovete temere di essere rimproverati, non dovete temere che il vostro allenatore vi dica di non segnare più goal. Per questo, coraggio! Andate avanti così, non lasciatevi intimidire dalla critiche, anche questo potrà aiutarvi a diventare se non dei futuri campioni almeno futuri uomini sicuri di sé e dei propri valori.
Avete vinto in modo corretto: nessuno deve infangare o sminuire la vostra netta vittoria.
E i vostri piccoli avversari? Anche loro sono stati vittime di tutto questo inutile chiasso. Hanno perso giocando contro di voi ma non si sono arresi, anche loro hanno giocato fino alla fine. Certo non sono stati contenti di aver perso, quale bambino lo sarebbe? Ma sono sicuro che finita la partita pensavano solamente alla prossima: pronti per una rivincita con un’altra squadra. Invece qualcuno ha voluto trasformarli in piccole vittime. Per questo chiedo scusa a voi e a loro a nome di tutti quelli che hanno parlato a sproposito, infangando il vostro gioco pulito e pieno di entusiasmo.
Voi bambini siete la cosa più bella e più pulita del calcio, il vero motivo per il quale non mi arrendo e continuo ad amare questo sport meraviglioso.

09 ottobre 2007

DOPO IL 40-0 dei miei PULCINI

Vi elenco le migliori "Battute" sul 40 a zero che ho ricevuto per telefono o per email (ho messo solo quelle divertenti, quelle cattive ve le ho risparmiate, erano molte di più...):
1. "Pronto parlo con il mister Rusca Giuliano e i 40 ladroni?" (sms)
2. "Cancella il mio numero di telefono dalla tua rubrica io non voglio avere nulla a che fare con uno che fa piangere i bambini!" (sms)
3. "F E R M A T I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I"(le I sono 40)sms
4. Che delusione da te non me l'aspettavo (40 email)
5. Sei da telefono azzurro... (email)
6. 40 punti in meno... (sms)
7. No!! anche tu Bruto, disse il Pergo dopo la quarantesima stilettata!! (sms)
8. 40 punti in meno sul patentino da "alleducatore" (email)
9. 40 piccoli gol ed un grande autogol (sms)
10. Ti aspettiamo al prossimo convegno sul "calcio educativo"(sms)

ALLENATORI VERI COMUNICATORI

Z. ZEMAN
Non c’è nulla di disonorevole nell’essere ultimi. Meglio ultimi che senza dignità»
"Tutte le partite partono dallo 0-0, sta alla squadra cambiare il risultato."
"Moralmente mi sento primo in classifica." (commento sul complotto del '98-'99)
"Be'...se non abbiamo vinto lo scudetto vuol dire che abbiamo sbagliato qualcosa..."
"Non importa quanto corri, ma dove corri e perchè corri."
Giornalista: “La Salernitana segna molto ma prende anche molte reti. Come mai?”
Zeman: “Perché nel calcio ci sono le porte; se le leviamo, non succede.”

05 ottobre 2007

ALLENATORI VERI COMUNICATORI

ALLENATORI VERI COMUNICATORI

Trasferta francese per il Milan di Nereo Rocco."Bonjour Monsieur Rocco, mon ami".E lui: "Mona a mi? Mona a ti e anca testa de gran casso!""Colpite tutto quel che si muove a pelo d'erba. Se è il pallone, meglio..."

Una volta Nereo Rocco all'Appiani ( Stadio di Padova), in allenamento, ordinò a due giocatori del Padova di saltare in groppa a Blason e poi disse: "Rebus, citta' abruzzese, sette lettere". Nessuna risposta. E il paron, lapidario: "Sulmona" (Gianni Mura).
NEREO ROCCO


Frasi famose di Oronzo Pugliese:

"Date, pigghiate... fescite, fescite.
Acciaffat' a cudde... Vedite, Vedite.
Uagliò,la palle: ca se no ji t'accide"

"Acciaff'a cudde... vite,vite.
Uagliò la palla, ca se no t'accide"
"Uagnune, nda denz'a le uà,
nu amà scì in serie A.
Forz' alle gamme, forz'a le becchine
non zite facenne le signorine.Forza, uagnune...
Acciaffate ddò, acciaffate ddà,
non zite facenne le baccalà
perchè ama scì in serie A"

L'IMPORTANZA DELL'ALLENATORE NEL SETTORE GIOVANILE

Allenare ed educare i giovani al gioco del calcio non è un compito semplice, occorre che il tecnico sia in grado di miscelare qualità tecniche, tattiche, educative, psicologiche e comunicative, tenendo sempre in considerazione le fasce d’età a cui si rivolge. Le sue competenze riguardano gli ambiti di insegnamento in età scolare ed una sufficiente conoscenza delle problematiche legate alle dinamiche dell’apprendimento motorio. Deve, inoltre, conoscere e tenere presente i processi che regolano la maturazione fisica e le fasi sensibili che sono alla base dello sviluppo biologico dell’apprendimento, in special modo delle capacità coordinative (capacità di controllo motorio, capacità di adattamento e trasformazione, capacità di apprendimento motorio), supporto essenziale nell’esecuzione dei gesti tecnici. Per l’allenatore dei giovani calciatori, possedere queste qualità caratteristiche, risulta determinante evidentemente per ottenere risultati gratificanti, ma soprattutto per ridurre eventuali errori e non compromettere la potenziale crescita del giovane.
L’allenatore giovanile deve essere consapevole che la sua opera ha una valenza formativa e deve essere in grado di modulare la sua proposta tenendo conto delle caratteristiche proprie di ogni età. Trattare i bambini ed i ragazzi da piccoli adulti (proporre un programma didattico adatto ai grandi e ridotto solo sul piano quantitativo) nuoce alla crescita non solo tecnica, ma anche psicologica degli allievi. Esistono ancora troppi tecnici malati di agonismo e inconsapevoli assertori delle specializzazioni precoci. La realtà didattica nell’insegnamento giovanile invece non può fare a meno della sua matrice educativa che la differenzia drasticamente rispetto alle metodologie usate con gli adulti.
Appare così evidente, quindi, che nella continua evoluzione del calcio e delle conoscenze pedagogiche relative ai programmi di insegnamento, anche la figura dell’allenatore si dovrà aggiornare coerentemente a tali e relativi processi evolutivi.
L’allenatore deve formare i giovani dal punto di vista educativo e sviluppare e allenare le abilità tecnico-tattiche e motorie che il gioco richiede. Un bravo allenatore del settore giovanile deve fare apprendere con semplicità e metodo gli obiettivi didattici sia individuali che di squadra. La sola abilità nel mostrare il gesto non basta, deve soprattutto conoscere il metodo migliore per trasmettere il proprio sapere e farlo apprendere stabilmente. Deve inoltre mostrarsi sensibile nel saper cambiare e riadattare la propria programmazione in risposta alle nuove abilità acquisite ed ai progressi evidentemente conseguiti. Nella sua formazione l’allenatore deve tener conto dei seguenti fattori:
· mantenere un’elevata motivazione nel perseguire i necessari miglioramenti, cioè nell’arricchire le proprie competenze metodologiche, didattiche e psicosociale (relazionali);
· essere consapevole dei propri limiti e cercare di rimuovere le relative difficoltà;
· esaltare al massimo le proprie qualità;
· sviluppare una personale filosofia di lavoro, cercando, quando possibile, soluzioni originali e creative;
· essere sensibile ed adattarsi al contesto presso il quale si opera.

29 settembre 2007

RUBRICA: ALLENATORI NEL PALLONE 11

151. "si si Martino vai pur piano, anzi prendi lo SCUOLA BUS per tornare in difesa..." allenatore ad un proprio pulcino di 8 anni che aveva appena concluso un'azione in attacco. Commento: allenatore prudente e spiritoso;
152. "minchione, minchione sei solo un minchione...Alberto" allenatore ad un proprio giovanissimo di 14 anni dopo un errore fatto sotto porta (aveva sbagliato un gol facile). Commento: uno dei tanti allenatori MINCHIONI;
153. "ma cosa hai mangiato oggi Massi, pastina fritta?" allenatore ad un proprio pulcino di 10 anni che aveva calciato una palla con poca forza. Commento: allenatore esperto dietologo;
154. "ancora due secondi e poi ci metto un attimo a cambiarti, non ne fai una giusta Primo!" allenatore ad un proprio esordiente di 11 anni dopo una serie di errori tecnici. Commento: allenatore pitagorico;
155. "se mi capiti tra le mani ti spacco in due...Antonio" allenatore ad un proprio allievo di 15 anni dopo che il giocatore si era fatto espellere. Commento: allenatore che vede troppi films di Stallone...
156. "dai Ste metti questa palla con una parabola molle" un allenatore ad un proprio pulcino di 10 anni mentre stava facendo un cross. Commento: allenatore mollissimo ed incomprensibile
157. "neta l'area, buta via la bala " traduzione-pulisci l'area calciando via la palla- allenatore ad un proprio pulcino di 9 anni che aveva conquistato la palla in difesa e stentava a liberarsene. Commento: allenatore BAUSCIA;
158. "non fargli fare il RICCIOLO a sto pallone" allenatore ad un proprio pulcino mentre stava passando la palla ad un proprio compagno. Commento: allenatore BELLI-CAPELLI
159. "Simo cambia il passo, cambia il passo..." allenatore ad un proprio pulcino di 10 anni mentre stava rincorrendo un proprio avversario (Ha ripetuto questa frase per tutta la partita in varie occasioni). Commento: allenatore cambia il disco cambia il disco;
160. "io parlo una volta sola: FAI L'ESTERNO CENTRO!!" allenatore ad un proprio esordiente di 12 anni durante un intervallo. Commento: un altro allenatore PAGANINI;

19 settembre 2007

COME RAGIONANO I PICCOLI GIOCATORI

Il calcio richiede ai bambini un particolare impegno cognitivo e necessita della capacità di comprendere il punto di vista dell’altro. Il processo di anticipazione motoria si basa sull’abilità di saper prevedere ciò che il nostro avversario sta per fare ma, i bambini di questa età, hanno difficoltà ad assumere questo punto di vista. D’altra parte però, l’uso di questa abilità è necessario in uno sport di squadra che coinvolge molti giocatori che devono agire insieme, servendosi di una strategia comune di risposta alle azioni degli avversari.
Le difficoltà dei bambini sino agli 8 anni sono evidenti a qualsiasi osservatore a bordo campo, quando li si vede inseguire tutti la palla, scordandosi invece i ruoli che gli erano stati attribuiti in precedenza. Le ricerche hanno confermato che l’abilità di comprendere la prospettiva altrui si afferma in maniera completa tra gli 8 e i 10 anni. In relazione a questa competenza, una possibile ragione di abbandono dall’attività calcistica si presenta nei casi in cui gli allenatori e i genitori si aspettano dai bambini più di quanto gli è consentito dal loro sviluppo cognitivo. In questo tipo di situazioni i bambini possono sperimentare una notevole frustrazione e sentirsi non apprezzati e capiti dagli adulti, che richiedono loro di svolgere dei compiti superiori alle loro capacità attuali. In alternativa, genitori e allenatori non dovrebbero preoccuparsi se i bambini si comportano come le api che corrono tutte dietro il miele ma dovrebbero stimolare l’entusiasmo dei bambini e il piacere che traggono dal movimento.
Un altro aspetto cognitivo importante riguarda la comprensione, da parte dei bambini, delle cause dei risultati delle azioni. In altre parole a cosa attribuiscono, ad esempio, il prevalere di una squadra sull’altra oppure a cosa attribuiscono la maggiore competenza di un compagno rispetto agli altri? Da adulti siamo consapevoli che successi/insuccessi possono derivare da più aspetti diversi (ad esempio, l’impegno, la fortuna, l’abilità personale, la difficoltà dei compiti da svolgere o la competenza degli altri) ma per i bambini questo pensiero rappresenta un punto di arrivo che in prima e seconda elementare non possiedono. La ricerca ha evidenziato che sino a 10-12 anni i giovani non sanno distinguere con esattezza fra questi diversi fattori quelli che in una singola prestazione hanno determinato il successo della loro squadra o la qualità della loro prestazione.
Infatti, inizialmente i bambini sono attratti essenzialmente dall’eccitazione che trasmette la pratica sportiva e solo in seguito sviluppano una concezione più complessa del gioco. A questo riguardo basta pensare che già a partire dall’età di 5 anni i bambini iniziano a confrontare le loro abilità con quelle dei compagni ma che sin quasi all’adolescenza è molto scarsa la correlazione fra la percezione dei bambini delle loro competenze e la valutazione delle loro reali capacità eseguita dagli allenatori.

18 settembre 2007

STORIA DI UN PICCOLO CALCIATORE 6

Ora scrivo la sesta parte del mio racconto e vorrei dedicarla ad una riflessione.
Riflettere con i miei lettori sui motivi che spingono questo piccolo calciatore ad andare avanti a tutti i costi, cosa non lo fa arrendere?
Quale è la spinta che lo conduce verso la meta?
Vivere questa storia è stata per me un’avventura che mi ha portato a capire che non sono i premi che danno motivazione, non è ciò che avverrà dopo l'allenamento che ti motiva ma è l'allenamento stesso l’obiettivo. Superare se stesso percependo i propri limiti a volte sognando.
I sogni non sono mete irraggiungibili ma sono orizzonti da inseguire finchè non si ha più fiato, finchè il cuore tiene. Il sogno è andare oltre, perchè una volta che si è a terra stremati e non ce la fai a muovere più neanche un muscolo, e nel momento in cui si è soli con se stessi, è lì che si raggiungono i propri sogni è in quel momento che si può dire di vivere veramente, è in quel momento che si è felici...
Ed io miei cari sono felice, ora SONO FELICE…
e il sogno continua...

IL GIOCO-SPORT CALCIO

IL GIOCO SPORT CALCIO

La pratica sportiva nella fascia che si va a considerare, 6/10 anni, è ancora nella fase embrionale. Il piccolo giocatore ha caratteristiche proprie che lo rendono totalmente diverso per obiettivi e contenuti, che deve perseguire e praticare, dalle altre fasce dell’età federali. Ecco perché la FEDERAZIONE GIOCO CALCIO indica l’attività in questa fascia d’età prima di tutto ludica e divertente , basata sul gioco e psico-motoria prima ancora che calcistica . Non necessariamente chi inizierà questo tipo di gioco-sport diventerà un giocatore di calcio pertanto le proposte dovranno tendere alla realizzazione completa delle potenzialità di ogni individuo, permettendogli di raggiungere coscienza di se stesso e delle sue possibilità di adattamento e di comunicazione con l’ambiente sociale. Il bambino tramite il gioco sport calcio deve essere posto al centro del processo formativo-educativo. Possiamo definire il gioco sport calcio come un’attività collettiva nella quale si fa uso della palla, aciclico, simmetrico, aerobico-anaerobico alternato. Un’attività per dirla in poche parole: completa e adatta ai bambini dai 6 ai 10 anni.
Penso che si debba proporre a questa età un calcio che non sia quello degli adulti, realizzato da 22 giocatori in uno spazio di circa 90 metri per 45, dove le porte hanno dimensioni improponibili e il pallone è troppo grosso per poterlo giocare. Questo è un gioco che annoia il bambino e di conseguenza lo demotiva allontanandolo dalla attività sportiva . Si deve anche dire che non è sufficiente ridurre le dimensioni del campo e dell’attrezzo palla per parlare di un’attività idonea per i bambini , quello che dobbiamo fare tutti insieme è un salto di qualità a livello culturale, cioè prendere coscienza dell’importanza educativa del gioco sport calcio e produrre un servizio formativo efficace per i giovani.
Ci dobbiamo rendere conto che parlare di educazione e formazione della personalità per mezzo di questo gioco sport, in concreto, significa stabilire quali possono essere i contributi che l’attività può dare all’intero sviluppo psico fisico del bambino di età compresa tra i 6 e i 10 anni. Si tratta di sviluppare e perfezionare tutte le capacità di cui ogni individuo è dotato, in modo che si determinino miglioramenti a livello neuro-muscolare e si creino nuovi adattamenti e ampie disponibilità sia organiche che intellettive. Le attività di gioco sport dovranno, attraverso esercitazioni concepite in modo formativo, determinare un potenziamento dell’apparato muscolare e del sistema neuro-psichico. Perché questo si realizzi nel concreto è necessario operare in modo che le gestualità necessarie siano automatizzate in modo corretto, cioè che il relativo schema motorio sia la risultante di un gesto appreso in piena aderenza con la reale struttura e nel ritmo di apprendimento di ogni bambino.

09 settembre 2007

I FONDAMENTALI TECNICI 4

IL COLPO DI TESTA
La testa nel calcio è importante non solo per pensare ma anche per colpire il pallone, perchè spesso essa può arrivare dove i piedi non possono arrivare.
La prima cosa da insegnare è quella che non bisogna attendere pasivamente il contatto, ma effettuare sempre un lieve movimento incontro alla palla.
In questo modo è il pallone e non la testa che subisce la forza del colpo. Il secondo accorgimento da suggerire è quello di non chiudere gli occhi; anzi cercare di tenerli bene aperti per capire da dove viene la palla e dove la si vuole mandare. Terzo insegnamento è quello di estendere bene il busto e al momento dell'impatto, spingerlo in avanticon un movimento rapido e vigoroso, tenendo bloccato il collo.
La giusta didattica potrebbe essere quella di:
  1. far effettuare il colpo di testa sul posto palleggiando la palla con la fronte
  2. passando poi al colpire la palla in avanti dopo aver effettuato un autolancio
  3. poi colpire la palla lanciata da un proprio compagno nelle varie direzioni (avanti, destra , sinistra, dietro)
  4. colpire la palla di testa in elevazione su un autolancio o dopo un lacio della palla effettuato da un proprio compagno
  5. in fine colpire la palla di testa dopo un cross di un proprio compagno

Una volta acquisita sufficiente padronanza con queste tecniche fondamentali, passare a specifiche tecniche come il colpo di testa in torsione o in tuffo.

ESERCIZI PER INSEGNARE IL COLPO DI TESTA
Un pallone leggero"Prima di tutto, i ragazzi devono iniziare con un pallone leggero. Quando sono molto giovani, è meglio che non usino palloni pesanti, per ovvi motivi".Da soli o in coppiaCome i passaggi di piede, anche il colpo di testa si può imparare divertendosi con tutta una serie di esercizi diversi. "Potete cominciare da soli, palleggiando con il pallone sopra la testa". "Poi potete esercitarvi con un compagno: lui vi lancia il pallone e voi, di testa, glielo restituite".Legare il pallone ad una fune"Un altro esercizio si fa col pallone appeso ad una fune. Lo si colpisce dopo una breve rincorsa, oppure saltando".Il centro della frontePer colpire correttamente il pallone si deve impattarlo con la parte centrale della fronte. "Non si devono chiudere gli occhi al momento dell'impatto col pallone". "È così che si rischia di farsi male. Per esempio, ci si può fare male se si chiudono gli occhi e si abbassa la testa, colpendo il pallone con la parte superiore del capo.Un impatto deciso"Questi semplici esercizi servono a dare ai giovani l'opportunità di abituarsi a colpire il pallone nel modo corretto, con la fronte, con un movimento corretto del collo e del corpo, per un impatto forte".Tennis di testaIl "tennis di testa" è un altro esercizio divertente cui i giovani possono giocare per imparare. "Uno dei migliori esempi di allenamento ai colpi di testa l'ho visto fare ai ragazzini di dieci anni del club olandese AFC Ajax". "Giocavano due contro due, con una rete alta come quella del badminton. I ragazzi potevano passare la palla di testa al compagno, lo scopo era mandarla oltre la rete, un gioco simile al tennis".L'importanza del salto:Colpire di testa significa anche imparare ad andare incontro al pallone. Il modo migliore per saltare durante la corsa, ad esempio, è staccarsi da terra con un piede solo. Si può imparare a restare più a lungo in aria aiutandosi con le braccia, che aiutano a dare equilibrio al corpo.Tuffi acrobatici. I ragazzi possono anche esercitarsi a spettacolari colpi di testa in tuffo. "I giovani adorano i tuffi acrobatici -, lo si può insegnare prima lanciando il pallone direttamente verso il ragazzo, che si deve tuffare e colpire il pallone. Poi, per aumentare la difficoltà, si può lanciare la palla di traverso. Una cosa da ricordare è che, ovviamente, i ragazzi devono tuffarsi su una superficie morbida''.Il tempismo è tutto"Il colpo di testa è un po' come un tiro al volo, è una questione di tempismo, e questa è la cosa più difficile da insegnare: arrivare sul pallone al momento giusto, quando quello si trova in un punto preciso". Non siete alti? Nessun problema! La bassa statura non rappresenta uno svantaggio nel gioco aereo, purché si abbia un buon tempismo, una buona elevazione e sufficiente potenza. "Il nazionale inglese Michael Owen è un ottimo esempio di giocatore non particolarmente alto ma abile nei colpi di testa".S'impara per gradi"I giovani calciatori devono imparare per gradi a colpire di testa. Fino a circa dieci anni, devono provare con gli esercizi più semplici, poi possono iniziare a passare a qualcosa di più complesso".

29 agosto 2007

STORIE DA BAR SPORT 14

E' iniziato il Campionato di Calcio 2007/2008 è lunedì e mi tocca la discussione al Pierino's Bar!
Sono arrivato alle 14.00 e la discussione è già iniziata da un pezzo. "Ma come si fa a non mettere dentro il Crespo?" interviene il Walter, che prosegue con una delle sue sentenze: "l'Udinese e una squadra di mezza classifica e il Mancio sel fà cusè el fa giugà la squadra con du punt, ma no! ma no! se po minga dai se po minga!! no no se po no andà avanti inscì, chel schi el sbaglia semper la furmasiun!!" Il Pierino gongola il suo Milan ha vinto 3 a 0 a Genova, e dall'alto del suo sgabellone PONTIFICA: "quest'ann ghe ne minga fem -LONGPLEIN- a vincium tuscoss: SUPER COPPA,COPPA INTERCONTINENTALE, CAMPIUNA' E COPPA DEI CAMPIONI. ALEGHER -ALEGHER- RETTEE SU TUTA LA LINEA...".
La GAZZA è lì sul tavolino e con il titolo a tutta pagina:"VOLANO TUTTE (tranne l'Inter)"spiega al meglio la prima giornata. E' un inizio di campionato difficile per l'Inter molti giocatori fuori condizione, qualche infortunio importante (vedi Materazzi) e quello che sembra preoccupante è che i giocatori siano ancora con la testa ai festeggiamenti per la vittoria del 15° scudetto. Gli Juventini, che per tutto il pre-campionato avevano volato basso, dopo la vittoria contro il Livorno per 5-1 alzano la cresta e quello che sembra il più gasato è il Pasquale, ne ha per tutti e il suo primo bersaglio sono io. "Bello bello professur, sangue di Giuda, 5 cocuzze al Livorno abbiamo dato e chi ci ferma quest'ann? Voi Bauscia (intende l'Inter naturalmente) avete patteggiato (intende pareggiato) 1 a 1 contro l'Udinese siete già sulla -crisi di nervi -(be è comprensibile). A questo punto interviene il Fulvio che aggredisce il Pasquale:"Ma tas lì, i vinciù una partida e si dre a vantas, quest'ann arrivè a metà classifica, tel disi mi!!" La discussione va avanti per più di un'ora tra i vari "sangue di giuda"del Pasquale,"i rettee" del Pierino e i "tel disi mi" del Fulvio...quando, "senza mettere la freccia per intervenire" come direbbe il mio amico Leo il "Filosofo" entra di forza nella discussione : "A proposito di chi vincerà il campionato. Avete mai giocato ad acqua e fuoco? è molto semplice e divertente e sovente i bambini sono giocatori prodigiosi. Vi si dice caldo o freddo, fuoco o ghiaccio a seconda che vi avviciniate all'oggetto nascosto. Ma è indispensabile sapere con che cosa si gioca. Non si può trovare nulla se non si sa già cosa si deve cercare!?" Il silenzio piomba nell Pierino's Bar...tutti ci guardiamo attoniti e osserviamo il "Filosofo" che punta l'indice della mano destra verso l'alto e mentre esce dal locale dice:"meditate gente, meditate !!" Il silenzio è sostituito da un brusio e il brusio da un:"Ma va a ciapà i rat Filosofo, Ti de Baloun te capiset nagot! Parlà de foutbol cun tì le com a ciapà un busciun e ciuciall (TRADUZIONE DOVUTA: Ma vai a prendere i ratti Filosofo, tu di pallone non capisci nulla e parlare con te di calcio è come prendere un turacciolo e succhiarlo)" del Pierino (quando ce vò ce vò penso tra me e me). Applausi a scena aperta per il PIERINO.

22 agosto 2007

STORIA DI UN PICCOLO CALCIATORE 5

...durante gli esercizi sembravo un goffo essere incapace di muoversi, facevo una fatica bestiale a spostarmi e tutto il lavoro che non riuscivo a fare con le gambe lo facevo con le braccia.
Ma la voglia di giocare era tanta e così durante la FISIOTERAPIA ci mettevo sempre più impegno, mi sforzavo fino a che il dolore mi faceva cadere a terra e non sentivo più la parte inferiore delle gambe, dovevo farcela, volevo farcela!
Così un fantastico giorno di luglio cominciai a... correre! Si a CORRERE!!
Mi sembrava di avere i piedi di un burattino di legno, ogni volta che si alzavano da terra per poi ricadere era un supplizio! Non sentivo male, quello che provavo era una sensazione strana quasi di impotenza nei confronti di una parte del mio corpo che non riuscivo a comandare. Ma sentire l'aria che accarezzava il mio viso in particolare e il mio corpo che si spostava a una velocità abbastanza elevata(fino ad allora avevo solo camminato) era una sensazione fantastica, per la prima volta dopo sei mesi di “agonia” mi sentivo libero, mi sentivo finalmente vivo e…normale.
Dopo questo "successo" e dopo alcune accurate visite mediche di controllo e il naturale bene placido dei miei genitori; nell'inverno del 2005 ecco l'iscrizione e l'inizio degli allenamenti nella squadra dell'oratorio la mitica O.L.R., per me, la più grande squadra dell'universo...

23 luglio 2007

STORIA DI UN PICCOLO CALCIATORE 4

...infatti quando mi alzai dalla sedia a rotelle le mie gambe, dopo due mesi di completa inattività, non riuscivano più a sostenere il peso del mio corpo e così per camminare dovetti usare un'altro strumento di ferro o meglio due: le stampelle.
Forse erano meglio della sedia a rotelle perchè almeno potevo stare in piedi ma dolorosissime per le bracia e per le mani...nonostante tutto, questo strazio passò in fretta; il mese con le stampelle volò via senza che io me ne accorgessi così un giorno, forte della fisioterapia fatta a casa con l’aiuto di mio padre, cominciai, proprio come un bambino, a fare i primi passi e dopo un altro mesetto di "zoppicate" cominciai finalmente a camminare normalmente....finalmente potevo camminare, vedere il mondo dalla un’altra prospettiva senza bisogno di nessun attrezzo che mi aiutasse, ma non mi sentivo completamente sollevato dato che non riuscivo ancora a correre e tanto meno a giocare a calcio.
I miei piedi era come se pesassero il doppio del normale e io non riuscivo ad alzarli da terra contemporaneamente, come se delle catene invisibili li imprigionassero. Così capii che il mio supplizio non era ancora finito. Guardando gli altri giocare a calcio in me la passione per questo sport aumentava! Non riuscivo a farne a meno così cominciai a giocarci anche se non riuscivo a correre anche se non riuscivo a calciare, io volevo giocare, solo giocare a quel maledetto/benedetto sport. Da allora cominciai ad esercitarmi senza tregua...

20 luglio 2007

STORIA DI UN PICCOLO CALCIATORE 3

STORIA DI UN PICCOLO CALCIATORE (parte 3)
...l'ospedale mi sembrava una grande prigione dove mi avevano recluso e legato al letto . Per fortuna i giorni all'ospedale finirono presto e potei andarmene a casa.
Non andai a scuola per una settimana. La casa dopo tutto era abbastanza confortevole e poi c’erano i miei genitori che non perdevano occasione per cercare di tirarmi su, e i miei amici mi venivano a trovare spesso. Nonostante tutta la monotonia degli SPAZI sempre uguali, con la mia carrozzina mi muovevo che era una bellezza nulla turbava il mio animo, niente soffocava la mia fantasia anche se la mia sedia a rotelle non poteva volare... già la mia sedia a rotelle...mi sembrava che quelle ruote avessero preso il posto delle gambe rendendomi inutile come un pedone su una scacchiera!
Dopo una settimana tornai a scuola, e fu bello rivedere tutti i miei compagni di classe ma non fu lo stesso per gli insegnanti! Mi stavano addosso erano preoccupati come se da un momento all'altro fossi potuto stramazzare a terra, cosa difficile dato che stavo sempre seduto. La loro mania era quella di spingermi, volevano guidarmi ovunque mi spostassi, secondo me è una deformazione professionale! Non si rendevano conto di farmi sentire "un diverso".
La cosa terribile fu questa infatti: “sentirsi diverso”, in quel momento ero un malato, un disabile uno che non poteva fare le cose da solo...quella era la cosa che più odiavo....ebbi molte crisi e si insinuò in me l’idea di non potermi più rialzare da quella stramaledetta sedia, come se "lei" non mi volesse lasciare, come se si fosse voluta servire di me per restare in vita...
Grazie a dio stavo solo delirando infatti dopo due mesi di inferno mi tolsi quei gessi e mi alzai in piedi per la prima volta dopo tanto tempo; mi resi subito conto che forse la parte più difficile stava per iniziare...dalla sedia a rotelle alle stampelle...l'incubo continuava...

18 luglio 2007

STORIA DI UN PICCOLO CALCIATORE 2

STORIA DI UN PICCOLO CALCIATORE (parte 2)
Quanti anni passati nella piscina comunale a fare nuoto (“il nuoto fa bene, è uno sport completo” diceva mia madre! E allora via: vasche a dorso, a rana, a stile libero e persino a delfino! Una noia mortale. Al sabato però andavo a vedere i miei amici che giocavano a calcio nella squadra del paese, e li sognavo di mischiarmi a loro di prendere la palla scartare tutti gli avversari e tirare in porta e fare GOL! Non ce la facevo più volevo giocare! Rompevo le scatole ai miei genitori come solo un bimbo sa fare quando vuol ottenere qualcosa: VOLEVO GIOCARE A CALCIO! Mio padre allora mi porto da un luminare dell’ortopedia che sentenziò: “A questo bimbo si possono raddrizzare i piedi, bisogna operare subito però non c’è un attimo da perdere!”Ecco la cosa che sconvolse la mia vita! All’inizio della seconda media si realizzò l’operazione ai piedi per sistemare il “piattismo bilaterale” che avevo. Mia madre mi parlava delle difficoltà che avrei dovuto incontrare, ma il tutto non mi spaventava tanto. Solo l'idea di stare su una carrozzina due o tre mesi mi lasciava un pò di timore per non dire terrore. Ma più si avvicinava il giorno dell'operazione più avevo paura, paura che da quella sedia a rotelle non mi sarei più rialzato, paura che non avrei avuto più la forza di correre saltare e soprattutto giocare a calcio...così quando arrivò quel maledetto giorno non ero del tutto pronto: arrivai all'ospedale alle 9 del mattino e solo dopo mezzora ero già in sala operatoria...quando mi risvegliai (in preda alle convulsioni) i miei piedi erano avvolti da due gessi di color bianco e dato che ero ancora sotto l'effetto dell'anestesia non riuscivo a parlare e il dolore dei talloni che pulsavano contro il gesso era un lamento soffocato da una stanchezza innaturale quasi sotto l'effetto di una droga ciò che mi accadeva intorno non mi sfiorava per nulla in quel momento c'ero io e i due gessi che avevo ai piedi...

17 luglio 2007

STORIA DI UN PICCOLO CALCIATORE 1

STORIA DI UN PICCOLO CALCIATORE(parte 1)
Ho 15 e una grande passione: giocare a calcio.
Questa passione l'ho sempre avuta fin da bambino e dato che mio padre ai suoi tempi è stato un discreto giocatore pensavo di aver ereditato un pò di talento da lui....non ci volle molto a capire che da mio padre avevo ereditato tutto forchè la capacità di giocare a calcio! In più, alla mia scarsa attitudine, si sommò un altro fattore negativo ossia i miei maledetti piedi piatti; grazie a loro infatti non correvo bene, non calciavo bene e in più mi facevano un male cane. Consiglio del dottore di famiglia: "Questo bambino non deve giocare a calcio!"
Così a 6 anni avevo già finito la mia carriera di calciatore e avrei dovuto limitarmi solo a giocare con i miei amici nel cortile dela scuola o per strada. La delusione mia e di mio padre era immensa! Ricordo ancora la reazione sul suo viso dopo il dictat del medico; e anche se lui continuava a ripetermi che vi erano molte attività sportive nelle quali avrei potuto divertirmi e confrontarmi con gli altri io non mi davo pace!
VOLEVO GIOCARE A CALCIO!!
DOVEVO GIOCARE A CALCIO!!

15 luglio 2007

I FONDAMENTALI TECNICI 3

CALCIARE LA PALLA:
L’abilità specifica del calciare la palla è un atto che tutti bambini conoscono e apprendono alle loro prime esperienze con questo gioco sport; ma certamente non in maniera del tutto corretta. Naturalmente i bambini calciano contro il pallone e sarà dunque compito dell’alleducatore creare situazioni di apprendimento tali da portare l’allievo a calciare con il pallone o ancora meglio attraverso il pallone. L’alleducatore dovrà intervenire con rapidi consigli e, se è necessario, anche con appropriate dimostrazioni, lasciando che il bambino riesca a cogliere eventuali errori nella propria esecuzione.
I modi più comuni dell’atto del calciare e che costituiscono la base programmatica di insegnamento sono quattro:
1. Interno piede;
2. Interno collo piede;
3. Esterno collo piede;
4. Pieno collo piede.

Solo successivamente, in considerazione della vasta gamma di situazioni che si presentano continuamente in partita, può essere opportuno porre l’attenzione ed allo studio dei giovani, con l’obiettivo di arricchire il loro bagaglio tecnico, altri 4 madi di calciare la palla:
5. di tacco;
6. di pinta;
7. di controbalzo;
8. al volo.

Infine è importante ricordare che bisogna distinguere fra le situazioni statiche e quelle dinamiche. Per una completa e dettagliata analisi dell’atto del calciare la palla bisogna considerare la superficie d’urto con la quale viene colpita la palla, sia le traiettorie prodotte. Le traiettorie che la palla subisce nel corso del gioco sono varie e subiscono effetti a volte impensabili. I modi di chiamare queste traiettorie sono molteplici vediamone alcune:
· palla radente
· palla tesa: radente il terreno o comunque, a pochi centimetri dal terreno;
· palla a mezza altezza: considerata dall’altezza del ginocchio a quella del torace;
· palla alta: dalla testa ad altezza superiore.

Molto importante, da tener presente nell’insegnamento è lo studio degli effetti e delle direzioni del pallone dovuti al punto in cui viene colpito. Si noterà che se la palla non è colpita al centro riceve una rotazione e conseguente effetto. Proiettando ortogonalmente il pallone su un piano si evidenzia all’incirca questo schema:

13 luglio 2007

LE TOP TEN DELL'ALLENATORE NEL PALLONE

  1. "CACCHIONE VIENI AVANTI" URLAVA L'ALLENATORE PER FARE ANDARE IN ATTACCO UN BAMBINO DI 6 ANNI
  2. "SE TU SAI GIOCARE A CALCIO IO SONO UN CUOCO DI SUSHI" ALLENATORE AD UN BAMBINO DI 8 ANNI
  3. "VAI NELLO SPAZIO WILLY" ALLENATORE AD UN BAMBINO DI 10 ANNI
  4. "STEFANO SEI UN TRENO DELLE FFSS SEI SEMPRE IN RITARDO" ALLENATORE AD UN BAMBINO DI 10 ANNI
  5. "TONIO MI SEMBRI CARLA FRACCI" ALLENATORE AD UN BAMBINO DI 11 ANNI
  6. "SUL PRIMO PALO ANTO, SUL PRIMO PALO ANTO". RISPONDE IL BAMBINO DI 12 ANNI:"A MISTER NON CIò MICA IL MIRINO SUL PIEDE"
  7. "SIETE UNA BANDA DI MINCHIONI E IL PIù MINCHIONE SONO IO CHE VI FA GIOCARE" ALLENATORE ALLA PROPRIA SQUADRA DI TREDICENNI
  8. "MI AVETE ROTTO VOI 2 CI METTO 2 SECONDI A TIRARVI FUORI AL SECONDO TEMPO" ALLENATORE A DUE RAGAZZI DI 14 ANNI
  9. "RAGAZZI MA COSA FACETE?" ALLENATORE AI PROPRI RAGAZZI DI 15 ANNI
  10. "IN PROFONDO, IN PROFONDO DEVI METTERLA" ALLENATORE AD UN PROPRIO GIOCATORE DI 15 ANNI

11 luglio 2007

I FONDAMENTALI TECNICI 2

La conduzione della palla
Condurre la palla consiste nell’effettuare brevi passaggi a se stesso lungo la propria direttrice di corsa. È una tecnica, senza dubbio, da considerarsi fondamentale, anche se il gioco attuale, sempre più incalzante e veloce, presuppone la sostituzione della guida della palla, quando appena è possibile. Il prerequisito di questa abilità è lo schema d’azione della corsa.

CONDUZIONE DELLA PALLA

DRIBBLARE


CORRERE
È molto importante l’apprendimento di questa tecnica perché il saper condurre bene la palla è a sua volta prerequisito del saper dribblare una avversario.

QUESTA TECNICA SI REALIZZA CON LE VARIE PARTI DEL PIEDE:
· con l’esterno del piede
· con l’interno del piede
· con il collo del piede

la tecnica più usata durante il gioco è quella di guidare la palla con l’esterno del piede: viene offerta una maggiore superficie di impattoal pallone con conseguente controllo più facile e maggior difesa dall’attocco dell’avversario. L’interno del piede permette di proteggere la palla, ma nello stesso tempo, nel realizzarla, l’allievo riduce sensibilmente la velocità della corsa. Infine in particolari circostanze viene effettuata la guida della palla con il pieno collo piede, molto difficile e che richiede molto spazio libero sia da avversari sia da compagni, ma permette di essere molto veloci nella traslocazione.
Per capitolare tre sono i modi o tecniche per condurre la palla:
· pieno collo piede: tecnica realizzata in un percorso rettilineo e alla massima velocità di traslocazione;
· interno piede: tecnica realizzata in un percorso con cambi di direzione con velocità di traslocazione lenta
· esterno piede: tecnica da realizzare quando occorre, in uno spazio ridotto, difendere la palla poiché è il fondamentale che permette maggiormente di collocare il corpo tra la palla e l’avversario.

06 luglio 2007

LA GIUSTA PEDAGOGIA

Plutarco sosteneva che le dottrine pedagogiche potevano suddividersi in due gruppi: quelle che considerano l'allievo un "vaso da riempire" e quelle che lo considerano invece "una fiaccola accesa". Nel primo caso l'azione pedagogica riguarda un "fare" qualcosa da parte dell'insegnante e un "ricevere" da parte dell'alunno. Nel secondo caso i ruoli non è che si ribaltino, ma cambia l'atteggiamento complessivo di chi insegna, il cui ruolo diventa principalmente quello di ... mantenere la fiaccola accesa!

05 luglio 2007

IL DIALETTO MILANESE: IL MENEGHINO

Innanzitutto perché meneghino? Il termine deriva dal diminutivo di Domenico, Domenichino che si trasforma prima in Menego e poi in Meneghino. Come lingua parlata dai domenici, dal latino dominici, che appartengono al Signore, per estensione dai servitori, cioè usata da chi era uso servire, dal popolo minuto, come contrapposizione al latino o lingua dotta, parlata dalla nobiltà e da quanti avessero un potere da esercitare. Un'altra ipotesi si rifà sempre al vocabolo Domenichino, ma come nome derivante dall'uso invalso presso i milanesi dell'epoca di assumere temporaneamente, per il solo giorno di Domenica, un servo che permettesse loro, così, di ostentare, nelle giornate delle visite e dei ricevimenti, una dovizia di personale, in effetti inesistente. Il dialetto a Milano e dintorni è solo la lingua di chi lavora, di chi è sottomesso, e non come altrove la lingua di tutti gli abitanti di una zona. Il dialetto milanese pur avendo ovviamente fondamenta latine, risente degli influssi di quanti hanno governato, imponendo de facto, se non formalmente, i loro usi e il loro linguaggio. Abbiamo quindi parole di chiara origine gallica, gotica, longobarda, francese, spagnola, austriaca oltre ad altre che sembrano nate spontaneamente non riuscendo a scoprirvi radici straniere. I vocaboli che verranno via via citati, sono del dialetto milanese, parlato a Porta Cicca (Porta Ticinese), precisazione necessaria perché come tutti i dialetti anche quello milanese si differenzia a volte, anche se di poco, da zona a zona della stessa città. Il melegnanese, è una variante del dialetto milanese, con pronuncia che risente della vicinanza con il lodigiano. La caratteristica più appariscente è l’apertura della u che diventa spesso o che viene pronunciata aperta come la o di Benetton.

04 luglio 2007

STORIE DA BAR SPORT 13

LA RADIO AL PIERINO'S BAR
E' un pomeriggio di fino giugno, assolato, caldo, azzurro e silenzioso e in giro "neppure un prete per chiaccherar". E' uno di quei pomeriggi che piacciono a me e che mi fanno riporre l'inquietudine nell'angolo più lontano del mio cervello. Sono al Pierino's Bar e sto assaporando il caffè e aspettando che arrivi l'ora di rientrare a scuola per l'assistenza agli esami orali di licenza media. Dietro al bancone, non vi è la stessa serenità, c'è il Pierino che "sacramenta" contro la Mariuccia: "mi la televisiun al Bar la meti no! Te capì!?" Il Bar è stranamente vuoto, dove saranno tutti mi chiedo? ah già che stupido oggi si gioca l'ottavo di finale della coppa del Mondo di calcio :
Italia-Australia.

Io ringraziando i miei colleghi dell'orario non la vedrò!!Sarò a scuola a fare esami!
"Ma Pierino i client scapen tuti, van al bar Bambina indue a ghe anca la "PAI televisiun". Veden la partida, consumen e el bar incassa e el fa i danè." Chi parla è quella santa donna della Mariuccia che ha ben capito quale potrebbe essere "il BISNEF". Questo neologismo l'ha inventato l'Aldo! L'Aldo mi è antipatico è il personaggio più squallido che frequenta il Pierino's Bar. E' un membro di quella legione vastissima ed eterogenea di individui mediocri, di balordi testoni che hanno studiato poco e male, i quali si attaccano all'istante all'idea corrente più in voga per banalizzarla immediatamente e renderla nello stesso istante caricaturale. L'Aldo è uno di quelli che non ha mai letto Dostoevskij ma spessissimo lo cita, facendo delle figuracce inaudite. Lo avrete capito non sopporto questo tizio, punto! Ma andiamo avanti!
Il Pierino risponde a modo suo come al solito:"a mi m'interessa no del BISNEF! chi fin quand vivi mi la televisiun la vegn denter no, e de PAI ghe dumà i patatin de magnà!! I partì de fubol chi al Pierino's Bar se asculten alla radio, chi vor le inscì e chi la vor no inscì chel vaga pur al bar bambina!!". Quando fa così il Pierino lo bacerei!! Sta per iniziare la partita e come per magia nel bar comincia ad entrare gente. Il primo è il Pasquale che ordina subito una birra e poi commenta:"dai Pierino alza il volume che c'è la partita! Oggi di quei canguri scarpe e borsette ne facciamo!"Subito dopo entra l'Oreste che ordina _un bianco spruzzato_ e dice:"ghe ne minga in cò per gli AUSTRIANI, vinciun nunc facil!" "Uè le rivà l'intellettual, se dis AUSTRALIANI ignurant!!"Il Pierino è in forma strepitosa. Entra il Carmelo ordina un limoncello e dice:" mii quelli ce lo fanno a strisce, corrono come gli struzzi!" "come i canguri ignurant"ribatte il Pierino. "Si canguri o struzzi sempre animali di quelle parti sono"(Carmelo il Geografo ottimista). Il Pierino non ribatte... Entra il Gennaro che dopo aver ordinato _una nastro azzurro_ dice:"oggi a questi canguri glelo facciamo vedere noi o MARSUPIO". Tutti ridono e prendono posizione ai tavolini e la radiocronaca ha inizio proprio mentre io esco dal bar per andare a scuola.
Sta per iniziare l'ultimo minuto della partita ed io rientro al bar, le colleghe mi hanno pregato di andare a prendere dei gelati, la radio fa appena in tempo a comunicare:"calcio di rigore, calcio..." che nel Bar si scatena il putiferio! Tutti saltano, urlano, si abbracciano ed esultano per la massima punizione assegnata all'ITALIA. Solo il Pierino è impassibile sul suo seggiolone e continua a ripetere:"calma, calma bisogna tiral el rigore e bisogna anca segnal prima de cantà!!"Gelo parziale!I gesti scaramantici si sprecano... La domanda a questo punto è una sola: ma chi tirerà il calcio di rigore?la radio risolve l'enigma:" Francesco Totti calcerà il rigore" Gelo totale! Il Pierino commenta:"Oh signur chel CANETA DE VEDER li!!"Siamo tutti in silenzio e pronti ad esplodere. Dalla radio si sente addirittura il fischio dell'arbitro e il telecronista che accompagna l'azione:"ecco la rincorsa di Totti, tiro e GOOOOOL" E? il caos più totale nel bar si balla si canta tutti abbracciati! Il Pierino è addirittura sceso dal seggiolone ed è li in piedi che assista tutto soddisfatto alle scene di giubilo. Ed è in quel preciso momento che enuncia il fatidico anatema:"quest'ann ha vincium i mundiai!!" Così parlò Pierino il PROFETA!! E' passata mezz'ora dalla fine della partita ed io sono ancora li che rido e scherzo con la Squadra quando ad un certo punto il sorriso mi si spegne sulle labbra e dico ad alta voce :"Oh mio Dio i GELATI!!!"
continua...??

02 luglio 2007

PIER PAOLO PASOLINI parla di calcio

«I pomeriggi che ho passato a giocare a pallone sui Prati di Caprara (giocavo anche sei-sette ore di seguito, ininterrottamente: ala destra, allora, e i miei amici, qualche anno dopo, mi avrebbero chiamato lo “Stukas”: ricordo dolce bieco) sono stati indubbiamente i più belli della mia vita. Mi viene quasi un nodo alla gola, se ci penso. Allora, il Bologna era il Bologna più potente della sua storia: quello di Biavati e Sansone, di Reguzzoni e Andreolo (il re del campo), di Marchesi, di Fedullo e Pagotto. Non ho mai visto niente di più bello degli scambi tra Biavati e Sansone (Reguzzoni è stato un po’ ripreso da Pascutti). Che domeniche allo stadio Comunale!».
Pier Paolo Pasolini

I FONDAMENTALI TECNICI 1

LO STOP
Saper stoppare il pallone è una delle doti fondamentali del buon giocatore di calcio. Scopo dello stop non è solo frenare la velocità della palla, ma anche acquistarne il controllo, così da poterla subito giocare. Per effettuare un buon stop è necessario:
  • osservare bene la traiettoria del pallone fino al momento del contatto;
  • valutare la velocità del pallone, per potersi preparare adeguatamente all'impatto;
  • rilassare completamente la parte del corpo che andrà a contatto con il pallone.

Lo stop può essere effettuato con qualsiasi parte del corpo, escuse le mani e braccia: con il piede, con la coscia, con il petto; i più bravi riescono a fermare il pallone anche con la testa o con il tacco.

Classificazione degli stop:

  1. LO STOP CON IL PETTO
  2. LO STOP D'INTERNO PIEDE
  3. LO STOP D'ESTERNO PIEDE
  4. LO STOP DI COSCIA
  5. LO STOP CON LA PIANTA DEL PIEDE
  6. LO STOP CON IL COLLO DEL PIEDE

QUANDO STOPPARE?

Uno stop ben eseguito dà la possibilità di giocare il pallone in modo più pulito ed efficace. Ma, in caso di un errore, si rischia di perdere il controllo e far ripartire l'azione avversaria. Quindi si deve sempre valutare se è il caso di stoppare il pallone oppure giocare lo stesso di prima.

Per imparare bene i diversi tipi di stop la cosa migliore da fare è provarli prima in situazioni facilitate cioè senza avversari.

Solo dopo aver appreso la gestualità applicarli in situazioni di gioco semplici e complesse (dall'uno contro uno al tre contro tre).

27 giugno 2007

DAL NOTIZIARIO DEL SETTORE TECNICO

www.assoallenatori.itwww.settoretecnico.figc.it
Dal "Notiziario del Settore Tecnico"L'ALTRA FACCIA DEL PALLONE:DALLA PARTE DEI BAMBINIdiProf. Leonardo Vecchiet, Dott. Luca Gatteschi, Dott. M.Grazia Rubenni
Negli ultimi decenni nei paesi industrializzati si sono avute modificazioni dello stile di vita che hanno riguardato in particolare le abitudini alimentari e l'attività fisica. Nel primo caso, sia per la sempre più vasta proposta delle industrie alimentari che per la riduzione della disponibilità oraria nelle famiglie legata agli impegni di lavoro, si é avuta una sempre maggiore diffusione di alimenti di facile preparazione o di pronto utilizzo, che risultano spesso ad elevato contenuto in grassi. Nel secondo caso, lo stile di vita ha teso sempre più verso la sedentarietà grazie alla diffusione di TV e computer e alla mancanza, soprattutto nelle grandi città, di spazi destinati allo svolgimento di attività fisiche di tipo ricreati vo. L'aumento dell'apporto calorico da un lato e la riduzione della spesa energetica dall'altro hanno coinvolto tutte le età, e i loro effetti possono essere visti sia negli adulti che nei ragazzi. La prevalenza dell'obesità e di quella che viene chiamata sindrome metabolica, cioè quell'insieme di fattori di rischio cardiovascolari rappresentati da ipertensione arteriosa, ipertrigliceridemia, bassi valori di colesterolo HDL, anomalie del metabolismo dei glucosio ed iperinsulinemia, é andata infatti fortemente aumentando. Ciò ha portato molti paesi interessati dal fenomeno, fra cui in primo luogo gli Stati Uniti, ad avviare strategie di prevenzione incentrate essenzialmente sull'educazione alimentare. Studi recenti indicano però che nonostante la riduzione dell'introito alimentare di grassi avvenuta nell'ultimo decennio, negli Stati Uniti circa il 25% dei bambini risulta obeso, con un incremento del 20% nell'ultima decade (Bar Or et al. 1998). Ciò ha portato a ritenere quale causa principale dell'aumento dei livelli di obesità tra i bambini il ridotto livello di attività fisica (Bar-Or, 1999; Goran, 1999; Luepker, 1999; Rossner 1998). Il problema dell'obesità infantile é molto sentito, anche perché molti bambini obesi diventeranno adulti obesi, con elevati fattori di rischio per insorgenza di stati patologici e bassa qualità di vita (Rossner 1998). Così, l'associazione tra aumento di peso nell'adolescenza e la comparsa di sindrome metabolica in età adulta é più che rilevante (Vanhala 1999). Allo stesso tempo, recenti studi sembrano riaffermare un ruolo importante per l'attività fisica nel controllo del peso corporeo. Tra questi, la segnalazione che un approccio basato solo sull'intervento nutrizionale non é sufficiente per il trattamento a lungo termine dell'obesità pediatrica (Pinelli et al.1999), e che negli Stati Uniti si assiste ad un ulteriore incremento dell'obesità infantile nonostante una riduzione dell'introito alimentare di grassi (Bar Or et al. 1998). Il gioco del calcio si distingue da altre attività sportive organizzate per la facilità di pratica (diffusione delle strutture) nonché per l'assenza di un biotipo caratteristico che può determinare una stretta selezione iniziale. Nel 1991 la Sezione Medica del Settore Tecnico ha iniziato una ricerca contraddistinta da due obiettivi [linee] principali: il primo, definire le caratteristiche antropometriche e fisiologiche del bambino praticante calcio nella fascia di età 8-12 anni ed a confrontarle con quelle di coetanei non praticanti attività sportiva; il secondo, seguire per cinque anni entrambi questi gruppi di soggetti in modo da valutare l'influenza della pratica del calcio sulle curve di sviluppo delle suddette caratteristiche anatomo-funzionali nella fascia 8-17 anni. I partecipanti allo studio sono stati sottoposti ad una serie di tappe schematizzate in figura 1. Sono state complessivamente effettuate 926 visite, per un range di età 8-17 anni. Una prima analisi di tipo trasversale, in cui sono quindi entrati tutti i dati raccolti, delle caratteristiche antropometriche ha mostrato che i due gruppi (calciatori e controlli) erano praticamente sovrapponibili in tutte le fasce di età per quanto riguarda il para- metro altezza, mentre il gruppo dei calciatori mostrava valori statisticamente inferiori sia di peso (nelle fasce di età 10-14 anni) che di massa grassa (nelle fasce di età IO- 17). Inoltre, una valutazione preliminare dei questionari alimentari ha mostrato che il gruppo dei calciatori presentava un introito energetico lievemente superiore a quello dei sedentari, per cui le differenze osservate non potevano essere ascritte ad un minore introito calorico. Questi primi dati sembrano quindi indicare una influenza positiva della pratica del calcio, anche con frequenza solo bisettimanale, sui parametri di composizione corporea. Anche se sarà necessaria una analisi più approfondita prima di giungere a conclusioni in merito ai meccanismi di tale influenza, si possono porre almeno due ipotesi:1)il fatto, emerso dalla valutazione dei questionari riguardo l'attività fisica svolta, che i ragazzi praticanti calcio presentavano anche un livello di ulteriore attività fisica "spontanea" superiore a quello dei controlli;2)Ia presenza di una maggiore educazione e consapevolezza alimentare nell'ambiente anche non strettamente tecnico circostante i giovani calciatori, con conseguente maggiore attenzione rivolta sia dalle famiglie che dai bambini stessi nei confronti delle scelte alimentari.In questa ottica, il gioco del calcio può rivestire un importante ruolo sociale attraverso una duplice azione: la prima diretta, di miglioramento del benessere psico-fisico dovuto alla pratica sportiva in se; la seconda indiretta di intervento in senso positivo sulle abitudini di vita, sia mediante l'incremento dell'attività fisica spontanea che l'adozione di più corrette abitudini alimentari. Questa seconda azione risulta ancora più importante in considerazione del dato che solo gli interventi capaci di modificare le abitudini di vita sembrano rivelarsi efficaci nel trattamento a lungo termine dell'obesità infantile.
Fig.1 Schema generale ricerca Coverciano
www.assoallenatori.itwww.settoretecnico.figc.it

L'ALLENAMENTO SITUAZIONALE

1. Allenare: Crescere insieme divertendosi


Vorremmo proporre un metodo che affronti, in modo adeguato, le problematiche di carattere tecnico - tattico, fisiche e psicologiche del gioco del calcio. Questa proposta vuole essere un aiuto per la pianificazione, l’organizzazione e la valutazione di un insegnamento “responsabile” ed efficace a corto e a lungo termine. Essa si basa su importanti rilevazioni fatte in materia di teoria della didattica dello sport, teoria dell’allenamento, psicologia sportiva.

Allenare: crescere insieme divertendosi è la frase che ispira il nostro lavoro di istruttori.
Allenare vuol dire crescere perché si ampliano le proprie conoscenze ed esperienze, ci si confronta con altri, si imparano a capire i bisogni e i sentimenti degli altri ( infatti per l’allenatore l’empatia è una dote fondamentale; per i bambini non è solo un fatto di imparare tutte le abilità del calcio, ma anche sviluppare fisico e personalità in modo armonioso seguendo le fasi sensibili per ogni età ).
Insieme perché l’allenamento non si fa da soli, deve essere di tutto il gruppo, non solo dell’allenatore: tutti devono essere coinvolti ed hanno il diritto - dovere di proporre, scegliere, valutare. L’allenatore deve comunque essere la guida autorevole del gruppo.
Divertendosi perché è un bisogno di tutti ed è quello che si avvicina ad uno sport.
Abbiamo quindi fissato alcuni principi fondamentali:

Comunicare: un istruttore deve esprimersi in modo semplice e facilmente comprensibile, deve essere sintetico e deve soprattutto sapere ascoltare: solo così può riuscire davvero ad avere un dialogo aperto con i suoi allievi, a renderli partecipi e a trasmettere loro il suo entusiasmo.

Rapporti con i ragazzi: un istruttore deve instaurare un rapporto di reciproco rispetto, aperto, deve essere autorevole non autoritario, deve saper capire e mettersi al livello dei suoi allievi, deve essere inoltre pronto ad imparare da loro. Il Prof. Bonfanti afferma categoricamente “ L’allenatore ed il giovane calciatore hanno molto da dare e da ricevere, sempre che l’adulto sia pronto anche a ricevere, perché, se non lo è, finisce per non aver nulla neanche da dare “.
Il Prof. Leali, affermando l’importanza della figura dell’allenatore nella formazione e nella maturazione umana del giovane calciatore, aggiunge che l’istruttore deve “ avere sempre un comportamento moralmente esemplare non solo nell’esercizio della sua funzione sportive, ma anche nella vita privata. I principi morali che egli tenta di trasmettere, se non si rispecchiano nel suo comportamento, non potranno esercitare un’influenza positiva sugli allievi, che, anzi, si sentiranno autorizzati a disattenderli, dal momento che l’istruttore stesso non li segue “.
Per un corretto apprendimento è necessario un istruttore capace ed un allievo disposto ad imparare, se una delle due componenti manca l’apprendimento è impossibile così come se viene a mancare un rapporto di reciproca fiducia. L’istruttore deve cioè essere dotato di qualità non solo tecniche: deve saper comprendere i giovani e sapersi immedesimare nei loro problemi, aiutarli a crescere anche sul piano psicologico e sociale.

Gruppo: perché i ragazzi possano apprendere è fondamentale che tra loro si trovino bene, devono poter parlare, scherzare, divertirsi insieme: è compito dell’istruttore creare un ambiente idoneo alla nascita e allo sviluppo di legami interpersonali e soprattutto cercare ed eliminare eventuali fattori disgreganti.

16 giugno 2007

I "MIEI PULCINI" DELL'INTER I RISULTATI DELL'ANNATA SPORTIVA 2006/2007

1
24 Set 2006
RIPOSO 1-INTERNAZIONALE
-
2
1 Ott 2006
INTERNAZIONALE-PIZZIGHETTONE
32-1
1' SCIACCA, 1' ANASTASIA, 2' PALAZZI, 2' LOMOLINO, 3' ANASTASIA, 4' BIANCHI, 5' ANASTASIA, 9' LOVALLO, 9' SIMONATO, 10' PALAZZI, 10' DORATI, 12' BIANCHI, 12' PALAZZI, 12' ANASTASIA, 13' MAPELLI, 13' BARGIGGIA, 16' CENTOLANZA, 17' CASALE, 19' CENTOLANZA, 19' BOSSI, 20' BARZAGHI, 20' GIOVANDITTI, 22' CASALE, 22' CENTOLANZA, 24' CASALE, 24' DODA, 27' MADEO, 28' BOSCHETTI, 29' MADEO, 30' GIOVANDITTI, 31' DODA, 32' GIOVANDITTI
3
8 Ott 2006
ATALANTA-INTERNAZIONALE
5-11
2' BARGIGGIA, 2' ANASTASIA, 2' LOVALLO, 2' ROCCA, 11' CASALE, 12' CASALE, 16' BARZAGHI, 22' DORATI, 22' BOSSI, 24' BONETTI, 24' CASALE
4
15 Ott 2006
INTERNAZIONALE-MILAN
11-5
3' LOMOLINO, 5' GIOVANDITTI, 10' LOMOLINO, 12' LOMOLINO, 12' CASALE, 12' ROCCA, 16' LOMOLINO, 20' SCIACCA, 25' BARZAGHI, 29' ROCCA, 30' ANASTASIA
5
22 Ott 2006
PRO PATRIA-INTERNAZIONALE
1-18
2' ANASTASIA, 3' ANASTASIA, 4' GIOVANDITTI, 4' ROCCA, 5' MADEO, 5' BARZAGHI, 7' LOMOLINO, 7' ANASTASIA, 9' LOMOLINO, 9' LOVALLO, 10' ROCCA, 11' LOMOLINO, 14' BIANCHI, 14' MADEO, 19' GIOVANDITTI, 20' BONETTI, 23' BOSSI, 28' ANASTASIA
6
29 Ott 2006
INTERNAZIONALE-RIPOSO 1
-
7
5 Nov 2006
PAVIA-INTERNAZIONALE
2-12
5' DORATI, 5' SCIACCA, 11' BOSSI, 29' LOMOLINO, 30' LOMOLINO, 31' ANASTASIA, 33' BOSCHETTI, 51' BOSSI, 52' BOSSI, 53' ROCCA, 55' CASALE, 56' ANASTASIA
8
12 Nov 2006
INTERNAZIONALE-MONTICHIARI
24-2
1' DORATI, 7' CASALE, 8' MADEO, 8' ANASTASIA, 11' PALAZZI, 14' BOSCHETTI, 14' MADEO, 20' BONETTI, 21' CASALE, 23' ANASTASIA, 23' CASALE, 25' BARZAGHI, 26' MADEO, 27' BOSSI, 29' DODA, 30' LOMOLINO, 37' BOSCHETTI, 39' MADEO, 41' BARGIGGIA, 43' BONETTI, 44' ANASTASIA, 45' BOSCHETTI, 47' BONETTI, 49' CENTOLANZA
9
19 Nov 2006
MONZA BRIANZA-INTERNAZIONALE
3-9
9' DODA, 18' DORATI, 34' ANASTASIA, 38' SCIACCA, 41' ANASTASIA, 43' PALAZZI, 54' BARZAGHI, 55' MADEO, 56' DODA
10
26 Nov 2006
INTERNAZIONALE-MANTOVA
16-1
2' LOMOLINO, 4' PALAZZI, 14' DODA, 19' MADEO, 23' MADEO, 30' LOMOLINO, 35' GIOVANDITTI, 35' CASALE, 37' CASALE, 38' LOMOLINO, 43' BIANCHI, 44' CENTOLANZA, 49' CASALE, 50' MADEO, 52' PALAZZI, 55' DODA
11
3 Dic 2006
ALBINOLEFFE-INTERNAZIONALE
2-18
2' ROCCA, 3' ANASTASIA, 5' MAPELLI, 7' ROCCA, 9' BARZAGHI, 27' SCIACCA, 33' ANASTASIA, 35' BARGIGGIA, 37' CASALE, 39' ANASTASIA, 41' CASALE, 44' ROCCA, 48' CASALE, 50' ROCCA, 50' BONETTI, 54' BOSCHETTI, 54' DORATI, 56' CASALE
12
10 Dic 2006
INTERNAZIONALE-PERGOCREMA
39-0
2' BARGIGGIA, 4' BARGIGGIA, 8' ROCCA, 13' DORATI, 15' MADEO, 17' SIMONATO, 20' CENTOLANZA, 25' BARGIGGIA, 26' BIANCHI, 28' ANASTASIA, 29' BOSCHETTI, 31' LOMOLINO, 32' DORATI, 34' LOMOLINO, 35' CASALE, 36' ROCCA, 38' LOMOLINO, 39' DORATI, 40' DORATI, 40' CASALE, 43' DORATI, 46' DORATI, 47' CENTOLANZA, 49' DODA, 49' ROCCA, 50' ANASTASIA, 55' DORATI, 55' BARZAGHI, 56' DORATI, 56' PALAZZI, 56' BOSSI, 61' DODA, 62' PALAZZI, 66' BOSSI, 69' BOSSI, 71' BOSSI, 76' PALAZZI, 77' CASALE, 78' CASALE
13
17 Dic 2006
PRO SESTO-INTERNAZIONALE
1-28
6' DORATI, 9' DORATI, 10' DORATI, 12' ROCCA, 13' LOMOLINO, 14' BARGIGGIA, 18' MAPELLI, 23' BOSCHETTI, 26' SCIACCA, 27' MAPELLI, 28' BOSCHETTI, 29' CASALE, 30' CASALE, 34' PALAZZI, 35' ANASTASIA, 36' DORATI, 38' CASALE, 39' ANASTASIA, 40' LOMOLINO, 41' ANASTASIA, 46' GIOVANDITTI, 47' BOSSI, 48' DODA, 50' DODA, 52' BIANCHI, 53' BOSSI, 54' BOSSI, 55' BOSCHETTI
14
14 Gen 2007
INTERNAZIONALE-RIPOSO 2
-
15
21 Gen 2007
PIZZIGHETTONE-INTERNAZIONALE
1-9
5' DORATI, 11' DORATI, 16' BOSCHETTI, 18' CASALE, 19' BARGIGGIA, 26' LOMOLINO, 27' DORATI, 30' CASALE, 38' BOSCHETTI
16
28 Gen 2007
INTERNAZIONALE-ATALANTA
5-1
3' PALAZZI, 6' DORATI, 16' DORATI, 33' DODA, 48' ROCCA
17
4 Feb 2007
MILAN-INTERNAZIONALE
1-6
2' ANASTASIA, 29' DODA, 32' DODA, 34' LOMOLINO, 44' CASALE, 45' ANASTASIA
18
11 Feb 2007
INTERNAZIONALE-PRO PATRIA
2-0
10' ANASTASIA, 45' ROCCA
19
18 Feb 2007
RIPOSO 2-INTERNAZIONALE
-
20
25 Feb 2007
INTERNAZIONALE-PAVIA
4-0
1' ANASTASIA, 9' LOMOLINO, 15' SCIACCA, 18' CASALE
21
11 Mar 2007
MONTICHIARI-INTERNAZIONALE
0-7
16' PALAZZI, 17' BIANCHI, 29' CASALE, 30' GIOVANDITTI, 31' BOSCHETTI, 33' CASALE, 38' PALAZZI
22
18 Mar 2007
INTERNAZIONALE-MONZA BRIANZA
3-0
13' LOMOLINO, 34' MADEO, 39' DORATI
23
25 Mar 2007
MANTOVA-INTERNAZIONALE
1-4
1' CASALE, 11' ROCCA, 36' DORATI, 38' GIOVANDITTI
24
1 Apr 2007
INTERNAZIONALE-ALBINOLEFFE
5-3
1' SCIACCA, 9' PALAZZI, 19' CASALE, 30' CASALE, 33' DORATI
25
15 Apr 2007
PERGOCREMA-INTERNAZIONALE
0-12
6' LOMOLINO, 9' LOMOLINO, 12' BARGIGGIA, 17' GIOVANDITTI, 18' BOSSI, 25' GIOVANDITTI, 29' BOSSI, 31' SCIACCA, 32' ROCCA, 39' BARGIGGIA, 43' DODA, 45' GIOVANDITTI
26
22 Apr 2007
INTERNAZIONALE-PRO SESTO
17-0
2' CASALE, 6' MADEO, 9' PALAZZI, 19' ROCCA, 25' ANASTASIA, 26' ANASTASIA, 27' ANASTASIA, 28' LOSSANI, 30' ANASTASIA, 31' LOMOLINO, 33' CASALE, 41' LOSSANI, 42' DORATI, 43' MAPELLI, 44' DODA, 46' SCIACCA, 47' ROCCA
CLASSIFICA MARCATORI INTER:
36
CASALE
33
ANASTASIA
27
DORATI
26
LOMOLINO
20
ROCCA
16
DODA, BOSSI , PALAZZI
15
MADEO
13
GIOVANDITTI, BOSCHETTI
11
BARGIGGIA
10
SCIACCA
8
BARZAGHI
7
BIANCHI, CENTOLANZA
6
BONETTI
5
MAPELLI
3
LOVALLO
2
SIMONATO, LOSSANI

11 giugno 2007

STORIE DA BAR SPORT 12

LEZIONI DI FILOSOFIA

E' un giorno d'inverno e come d'abitudine mi sono recato al Pierino's Bar per bere il solito caffè e far due chiacchere con la "squadra". La giornata è mite e c'è un sole che riscalda quel tanto che serve per andare in giro con la giacca a vento slacciata e con gli occhiali da sole. Arrivo al Pierino's Bar e c'è il Giulio (il filosofo) che sta tenendo una vera e propria lezione di filosofia. L'argomento è particolare ed intrigante, mi siedo e l'ascolto. "Si cari i miei signori nella vita TUTTO SCORRE!" Oh mio dio Eraclito al Pierino's Bar! Il Giulio infatti continua con: "il primo a parlare di questo argomento fu Eraclito, un filosofo che visse 600 anni prima di Cristo in una cittadina greca dal nome Efeso". Il Pierino ama questi momenti perchè li vede e li vive come delle lezioni private di acculturamento. Fa stare zitti tutti i presenti e li obbliga ad ascoltare, spegne la radio e blocca tutte le ordinazioni. ma torniamo al Giulio:"Eraclito non era molto amato dai suoi concittadini era considerato scontroso e superbo, lo avevano soprannominato l'OSCURO un pò per il colore della sua pelle e un pò perchè parlava e scriveva in modo poco comprensibile. Per esempio lui disse: - NOI SIAMO E NON SIAMO- come dire quello che noi sembriamo non siamo e mentre ci chiediamo chi siamo stiamo già cambiando! Eh si cari miei Eraclito era veramente complicato. E' da osservazioni come queste che Lui trasse la conclusione -PANTA REI- che tradotto dal greco significa -TUTTO SCORRE-. Ma voi mi e vi chiederete perchè tutto scorre per Eraclito?" Silenzio assoluto nessuno avrebbe mai chiesto nulla! Ma il Pierino intervenne:"dai, dai cunta su Filosofo". "La risposta è sotto gli occhi di tutti" riprese di nuovo il Giulio. "Le stagioni che cambiano, l'acqua di un fiume che spinge avanti altra acqua per prenderne il posto. Tutto scorre e anche noi cambiamo, anche noi diveniamo, anche noi cresciamo ed è questo continuo cambiamento che crea equilibrio ed armonia nel mondo. Chi è fermo o chi ostacola tutto questo vuol farlo morire il mondo!!" Di nuovo il silenzio assoluto! Io sorrido e penso ai miei alunni. Mi piacerebbe che sentissero queste parole per discuterne tra di loro e con Me. discutere sul loro futuro sul "fuoco" che hanno dentro. Ah quanto mi piacerebbe. Ma torniamo al Pierino's Bar. Come sempre è il Pierino che rompe il silenzio con un suo intervento: "che l'Eraclito li el me simpatic, el ga razun! bisogna cambià nella vita! minga vess semper i stess! te capì Mariuccia?!" La Mariuccia interrrompe quello che stava facendo, sgrana gli occhi verso il Pierino e replica: "va ben da duman se cambia, mi me seti giò sul to sgabel e ti te ciapet el me post chi de dre al banc!?" Il silenzio ripiomba nel bar! La Mariuccia se ne sta andando nel suo cucinino quando ad un tratto si gira verso il Pierino e gli URLA: "RETTEE".
Pierino non ti preoccupare -PANTA REI-

17 maggio 2007

UN BRAVO ALLEDUCATORE

UN ALLENATORE SOTTO IL CAMPANILE di Don Alessio Albertini

Lo sport, dal punto di vista educativo, spesso viene considerato di serie B, rispetto ad altre attività che vengono proposte all'interno di un oratorio.
In apparenza potrebbe sembrare così perché la tradizione educativa ha dato maggior peso all'educazione attraverso la parola, oppure ha puntato alla formazione attraverso esperienze strettamente spirituali, ponendo in secondo piano ciò che faceva riferimento all'attività fisica; Invece, questa è uno strumento privilegiato per la trasmissione di valori, grazie all'elevato coinvolgimento fisico ed emotivo che la caratterizzano e che fanno vivere con grande intensità la proposta formativa diretta ai ragazzi.
Un altro punto a favore del valore della pratica sportiva è che questa si svolge nell'ambito del tempo libero, periodo nel quale possono insinuarsi abitudini poco costruttive, se non addirittura negative, dove gli aspetti peggiori della cultura contemporanea possono far breccia nella mente e nei comportamenti dei ragazzi.
Lo sport, invece, consente di incontrare valori positivi quali la capacità di saper soffrire, la disciplina, l'amicizia, l'attenzione alla salute, l'attenzione agli altri: valori che contrastano la superficialità che ci viene proposta dalla cultura dominante.
Un ulteriore supporto al valore educativo dello sport è fornito anche dalla sua dimensione sociale, perché è attraverso i suoi momenti formativi, le gare ad esso collegate, l'affiliazione ad una squadra, l'incontro con l'avversario… tutto concorre alla costruzione di una rete di relazioni che costituiscono una dimensione fondamentale per ogni ragazzo.
Questo è un elemento importante per i nostri giorni, in cui gli individui tendono ad isolarsi in gruppi sempre più ristretti e, a volte, sostenuti da legami pericolosi.
Infine, lo sport, attraverso le proprie proposte sportive e valoriali, oltre ad aprire la persona alla dimensione sociale, la porta anche a porsi delle domande circa i significati della vita.
Lo sport, quindi, viene inteso come elemento in grado di costruire persone vere, che sappiano affrontare in maniera matura le avversità della vita, grazie alla "palestra" ed ai valori che trasmette se inteso nella sua forma più sana ed educativa; ma in questo modo si differenzia dall'impostazione di tanti che attribuiscono all'attività sportiva una finalità soprattutto ludica, considerandola solo come un’attività che riempie il tempo libero.
Così si interpreta lo sport in oratorio come un servizio per far divertire, per rilassare, senza considerare che nel suo significato profondo esso ha invece una grande valenza educativa e pedagogica, per far divertire crescendo e far crescere divertendosi, imparando qualcosa su se stessi.
Le società sportive dell'oratorio potrebbero, allora, cominciare a spezzare il circolo vizioso dei "non luoghi", intesi come spazi poco o per nulla significativi dal punto di vista della costruzione dell'identità personale o dell'interpretazione della realtà.
Al contrario, lo sport in oratorio si presenta come un "luogo" significativo per l'aggregazione dei giovani, offrendo una opportunità di comunicazione e formazione, persone autorevoli e significative, attività educative importanti, chiavi di interpretazione della realtà e sistemi simbolici.
Se è vero che i giovani hanno bisogno di "maestri" e di "testimoni",una nuova alleanza tra il mondo dei giovani e quello degli adulti, proprio attraverso lo sport, può trasformarsi in un'esperienza nuova e significativa, in nome appunto dell'educazione rispetto alla tendenza diffusa che vede lo sport funzionale al divertimento oppure, da parte di tanti adulti, la fuga dall'educazione.

STORIE DA BAR SPORT 11

“EL SALVADOR”

Storie da Pierino’s Bar
“Pierino, Pierino gheto visto chel porseo de me marìo?” chi parla dalla soglia del Pierino’s Bar è la Flora la moglie del Salvatore. “No Flora EL SALVADOR chi al bar el se ved no da trì dì” risponde il Pierino in modo preciso e preoccupato, vedendo la Flora così alterata. “Lo copo, lo copo se lo trovo lo copo”. La Flora è proprio fuori di sé, entra nel bar e si avvicina al Pierino. Tutti noi, che eravamo intenti a discutere sulla tematica: “psicocazzate calcistiche”, all’ennesimo “lo copo” detto ad alta voce smettiamo di discutere e avvicinandoci alla Flora cominciamo a prestare attenzione al racconto della donna innescato dal Pierino con un: “Dai Flora cunta su”. “NON ghe a faso più Pierino, e ze tre zorni che il MIO Salvatore non torna a casa!” Il Salvatore è scomparso dalla circolazione e non torna a casa da tre giorni, ecco la notizia. Il Salvatore è un altro personaggio che frequenta il Pierino’s Bar. Passa la vita al Bar. Facendo il taxista di notte ha tutto il giorno libero e dopo aver smontato dal turno alle sei, va a casa dorme quattro ore, si sveglia e alle dieci e un quarto è già al Pierino’s Bar. Ma chi è il Salvatore? Il Salvatore è un uomo sulla quarantina, alto con un fisico asciutto, capelli ricci e leggermente brizzolati e con dei baffetti alla Salvador Dalì. Il sopranome che il Pierino gli ha dato è quello di “el Salvador” perché è un artista e assomiglia appunto a Salvador Dalì. La sua specialità sono i ritratti, qui al Pierino’s Bar tutti abbiamo un ritratto fatto da lui. Lui disegna con il carboncino e le sue OPERE sono…sono…inguardabili. I ritratti più importanti sono esposti al Pierino’s Bar. Personalmente ho impedito che venisse esposto il mio acquistandolo per ben 20 euro, seppellendolo poi in cantina sotto la catasta di legna da ardere. Il Pierino, invece si è incorniciato il proprio e lo ha appeso di fianco allo specchio gigante che è piazzato al centro della parete dietro al bancone. Il commento della “squadra” è questo: “il ritratto del Pierino è molto utile ai clienti, che passando davanti allo specchio riescono a vedere contemporaneamente la propria immagine e il ritratto del Pierino. Bè l’effetto sulla propria autostima è assicurato!” Ma torniamo alla Flora: “vegno dall’autorimessa dei taxi e anca li ze tre zorni che non se fa veder! Dove ze el me marìo Pierino, dove ze el me Salvatore, mi senza de Lu me copo” Il Pierino è veramente preoccupato e lo si evince dal fatto che inizia a grattarsi il panzone con la punta di entrambe le mani. Più per rassicurare la Flora che per l’effettiva convinzione di sapere come trovare “EL SALVADOR” dice alla donna: “ ti Flora sta tranquilla ghe pensi mi a truà chel disgrasià del to marì, adess va a cà e pensigh no! Tel porti a cà mi!”
La Flora esce dal Bar rasserenata dalle parole del Pierino il quale subito dopo se ne esce con un: “e adess cumal’è che fem a truà EL SALVADOR?” A questo punto si scatena la bagarre sul come fare per trovarlo. C’è chi propone di chiamare la trasmissione televisiva: “Chi l’ha visto?” Chi propone di fare una colletta per ingaggiare un investigatore privato e c’è chi esagera come fa il Tino detto la Faina dicendo: “Perché non andiamo all’ufficio oggetti smarriti della Pulizia” tutti lo guardano malissimo e il Faina si ritira “nelle sue camere”.
La faccenda ad un certo punto è in una fase di stallo! È il momento del Filosofo (il Giulio): “scusate ma se Lui non volesse farsi trovare?” Silenzio assoluto, non parla più nessuno!
“Chel vora o no mi ho promis alla Flora che ghel porti a cà e inscì farò!” proclama il Pierino! Sono uscito anch’io dal Bar con la sicurezza che il Pierino avrebbe trovato EL SALVADOR e così è stato. Il Pierino lo ha trovato due giorni dopo e lo ha ricondotto a casa, un po’ malconcio ma tutto intero! Pierino sei una sicurezza!!

p.s. : dov’era finito EL SALVADOR?
EL SALVADOR era finito a Varazze, dove voleva cambiare vita facendo il ritrattista. Il Pierino è andato personalmente a prenderlo e dopo una “discussione” molto accesa, si dice che El SALVADOR abbia avuto l’illuminazione e abbia deciso di tornare a casa dalla flora! Le mani del Pierino fanno miracoli!

27 aprile 2007

RUBRICA: ALLENATORI NEL PALLONE 10

136. "Lavorare con voi è come spostare le montagne con le mani" gridava l'allenatore dalla panchina ai suoi giocatori (giovanissimi 14 anni). Allenatore pesante come una montagna.
137. "Voi non migliorate nemmeno con la bacchetta magica" gridava l'allenatore dalla panchina ai suoi giocatori di 15 anni. Ci ha provato?
138. "Devi salire e scendere non stare sempre fermo come una statua" diceva l' allenatore ad un suo allievo di 16 anni. Salire dove? e scendere dove? Ma!
139. "oggi, se continuate così, vi asfalto tutti" gridava l'allenatore dalla panchina alla sua squadra di allievi (16anni). Allenatore che tra poco sarà in mezzo ad una strada!
140. "Fede prima ti devi allargare in verticale e poi in orizzontale..." l'allenatore suggeriva ad un suo giocatore di 15 anni. Abbi fede Fede che prima o poi capirai quello che vuole il tuo allenatore!
141. "di qui, di qui...ho detto di qua, di qua..." l'allenatore gridava ad un suo giocatore che era in possesso di palla (15anni). L'allenatore (Paperino) si è dimenticati di Quo!
142. "calcia subito...BESTIA!!" l'allenatore gridava ad un suo giocatore che aveva ritardato il tiro in porta e si era fatto portare via la palla (16anni). Allenatore "animal...ista"
143. "Arrotati, arrotati, ti ho detto arrotati..." gridava l'allenatore ad un proprio giocatore di 15 anni, nell'intento di farlo girare su se stesso per cambiare gioco. Arrotati tu ma soprattutto AMMUTATI!
144. "Fausto tanto che ci sei metti la maglia degli avversari così hai completato l'opera" gridava l'allenatore dalla panchina ad un suo giocatore di 16 anni che aveva perso l'ennesimo pallone. Allenatore utile nei momenti difficili. Non è che magari lui ha sbagliato panchina?
145. "In profondo in profondo devi metterla in profondo.." gridava l'allenatore ad un proprio giocatore che era in possesso di palla (16 anni). Allenatore che ha raggiunto il fondo della comunicazione!
146."Beppe ma cosa fai lì, non vedi che sei obsoleto..." gridava l'allenatore ad un suo giocatore di 14 anni che non si smarcava. Allenatore obs-pico-patico-leto.
147."ragazzi siamo larghi come l'utostrada del sole, stringiamoci stringiamociiii"gridava l'allenatore dalla panchina alla sua squadra di allievi (16anni). L'allenatore era un parente di Mameli (stringiamoci a...)
148."Dolce sei mollissimo...non ti riconosco" gridava l'allenatore ad un suo giocatore di 15anni. Allenatore "volta gabbana"
149."mi avete rotto nel secondo tempo cambio proprio tutto" gridava l'allenatore, dalla propria panchina in preda ad una crisi di nervi, ai propri giocatori di 16 anni. Allenatore proprio tutto Psicolabile
150. "falla girare questa boccia, è sempre ferma questa boccia del..." gridava l'allenatore ad un proprio giocatore di 16 anni. Allenatore che doveva andare alla bocciofila invece di andare al campo di calcio

OBIETTIVI PER LA CATEGORIA PULCINI

  • • IL POTENZIAMENTO DEGLI SCHEMI MOTORI DI BASE

    •Correre
    •Saltare
    •Lanciare
    •Afferrare
    •Rotolare


    • L’APPRENDIMENTO DELLA TECNICA CALCISTICA

    •Esercizi per la conduzione della palla
    •Esercizi per la ricezione della palla
    •Esercizi per il calciare
    •Esercizi per il gioco di testa


    LA FORMAZIONE DEL SAPERE GIOCARE INDIVIDUALE OFFENSIVO E DIFENSIVO


    •Saper mantenere il possesso palla individuale
    •Saper prendere posizione difensiva
    •Saper superare un avversario
    •Saper difendere la propria porta




    • FORMAZIONE DEL SAPER GIOCARE COLLETTIVO OFFENSIVO E DIFENSIVO


    •Saper mantenere il possesso palla collettivo
    •La collaborazione per difendere la porta
    •La collaborazione per attaccare